Il comitato nazionale per la riforma elettorale, ricevuto a Palazzo Giustiniani, ha prospettato al presidente incaricato Franco Marini l’esigenza di una riforma elettorale prima dello scioglimento delle Camere. Sciogliere le Camere prima di aver riformato la legge elettorale significa infatti condannare gli elettori a votare con un sistema che, a giudizio unanime, ha già dato pessima prova. Ricordiamo tra i suoi molti difetti le lunghe liste bloccate e l’incentivo alla frammentazione del sistema politico. C’é inoltre il problema dell’ingovernabilità del Senato e il rischio di paralisi con maggioranze contrapposte alla Camera e al Senato. Ma in più grava su questa legge elettorale un serio dubbio di costituzionalità. Si aggiunge ora infatti, e assume rilievo decisivo, l’invito della Corte Costituzionale al Parlamento a considerare con attenzione “gli aspetti problematici di una legislazione che non subordina l’attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi”. Votare prima di una modifica della legge elettorale mette dunque a rischio la legittimità del nuovo Parlamento.La delegazione era composta da Franco Bassanini, Sandra Bonsanti, Vincenzo Cerulli Irelli, Enzo Cheli, Massimo Luciani, Valerio Onida, Stefano Passigli e Bruno Tabacci.
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