Fare dell’Ue una colonia commerciale: ecco il vero obiettivo Maga

11 Dicembre 2025

Nadia Urbinati Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

Articolo pubblicato su Domani
Nadia Urbinati, 8 Dic 2025

Titolo originale Fare dell’Ue una colonia commerciale: ecco il vero obiettivo Maga

Questo contenuto fa parte di Osservatorio Autoritarismo

Pubblichiamo la sintesi dell’intervento della politologa Urbinati, e membro del Consiglio di Presidenza di Libertà e Giustizia, tenuto in un seminario presso l’Università Columbia, dove insegna. Spiega l’approccio colonialista di Trump nei confronti dell’Europa, un continente vissuto come nemico che ostacola gli interessi americani e deve essere eliminato per lasciare che gli States si “occupino” dei singoli stati e, quindi, del loro continente-mercato.

Il documento sulla strategia nazionale presentato al mondo da Donald Trump non è un testo di politica internazionale classica. È un piano di politica commerciale coloniale. Il cuore del documento è costituito dagli affari commerciali (Silicon Valley) che hanno in mano la Casa Bianca. La spolverata ideologica contro l’immigrazione, a difesa del primato culturale occidentale (leggi: razza bianca angloamericana — WASP), completa il documento. Ai pochi gli affari, ai molti l’ideologia nazional-imperiale. Proteggere gli interessi dell’high-tech e il mito dell’America First and Great. Vecchio e nuovo si tengono nel sogno americano di oggi.

Gli esperti di politica strategica sono delusi. Il documento non dice molto. Per esempio, non indica la strategia degli USA per porre fine alla guerra in Ucraina, salvo affidare le sorti della regione alla Russia, agente riconosciuto della pace. È poi, a dir poco, straordinario che un documento sulla sicurezza nazionale non faccia parola delle relazioni militari tra USA e Cina, né delle strategie per contenere la produzione di armamenti. Le molte pagine dedicate alla Cina riguardano solo le relazioni commerciali. Trump giustifica i silenzi così: “Non tutti i paesi, le regioni, le questioni o le cause, per quanto meritevoli, possono essere al centro della strategia americana”.

Quali questioni e quali regioni? Le questioni commerciali e due regioni: le Americhe e l’Europa. In entrambi i casi, lo scopo è il controllo coloniale. Trump riadatta la Dottrina Monroe a quel suo sapore anti-europeo e imperiale. Il 2 dicembre 1823, il Presidente James Monroe, nello Stato dell’Unione ,intervenne sulla condizione delle colonie spagnole nelle Americhe, che avevano raggiunto l’indipendenza, e sfidò il Vecchio Mondo a stare fuori dal Nuovo Mondo, definendo le sfere d’influenza degli States e dell’Europa. Oggi, Trump ribadisce la posizione sul Nuovo e sul Vecchio Mondo: l’interesse degli USA sta nel controllo militare sulle acque e sui paesi delle Americhe e nel controllo commerciale sull’Europa.

La lettura nazionalista della “new Monroe Doctrine” non è esoterica. Il nazionalismo americano, crudo e violento, aggressivo e razzista nei confronti dei popoli detti con disprezzo “latinos”, si ripropone secondo il mito MAGA: mezzi militari ed esercito impiegati per combattere l’immigrazione (il traffico di droga, appendice ridicola ma giustificativa). In questa cornice, si inserisce l’Europa. Non prendiamo abbagli: la tensione con il Vecchio Mondo non riguarda l’influenza sulle Americhe ma il commercio globale. Nell’Ottocento, lo scopo era mantenere in mano il potere estrattivo sulle risorse naturali dei paesi americani. Oggi, lo scopo è tenere in mano il bacino di consumo dell’Europa. L’Europa deve diventare un mercato per i prodotti high-tech statunitensi. Una colonia, come le Americhe.

Elon Musk, l’amico di Giorgia Meloni, ha tuonato contro l’UE: deve schiogliersi perché mette limiti all’espansione commerciale; meglio relazionarsi con i singoli stati, impotenti, come quelli del Centro America. L’ideazione e l’implementazione dell’IA generativa sono oggi un ambiente altamente anticoncorrenziale, in mano agli oligopoli e direttamente coinvolti nella produzione di “oggetti” civili e militari – dall’amministrazione pubblica agli strumenti di persuasione, ai droni di distruzione delle reti informatiche e di trasporto. La nuova guerra non si vede. Ma è l’unico grande affare.

Il fatto dirompente è l’asimmetria di potere che si ha nella preparazione e conduzione dell’agenda di ricerca dell’IA generativa, che, dice la UE, quando si occupa di beni o “oggetti” pubblici deve seguire la stessa logica di responsabilità pubblica di tutte le altre forme di azione e intermediazione che hanno un impatto sulla vita e la libertà della popolazione (cosí è per esempio per le agende di ricerca nel settore della farmaceutica o dell’energia). È proprio contro questa idea del pubblico che limita la ricerca e la produzione delle aziende di Silicon Valley che la nuova dottrina della sicurezza americana è orientata.

L’IA generativa non è “solo un altro settore” che influenzerà tutti i settori della vita, né è “una tecnologia neutrale”. Ha bisogno di diversi fattori insieme: di essere alimentata da dati (e quindi dagli utenti) e di essere implementata mediante strutture che – oggi – solo gli stati possiedono (nel settore civile e militare). Ecco perché le piattaforme di cloud computing dei gatekeeper, come Amazon Web Services, Microsoft Azure e Google Cloud, hanno come obiettivo centrale e primario la demolizione dell’Unione europea, l’unico organismo che oggi cerca di limitare la colonizzazione. Se i nostri politici non comprendono il ruolo strategico dell’UE nella nostra sovranità democratica, i nostri paesi diventeranno molto presto colonie del Nuovo Mondo e noi, insignificanti individui senza futuro, come ha detto Trump.

Politologa. Titolare della cattedra di scienze politiche alla Columbia University di New York. Come ricercatrice si occupa del pensiero democratico e liberale contemporaneo e delle teorie della sovranità e della rappresentanza politica. Collabora con i quotidiani L’Unità, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano e con Il Sole 24 Ore; dal 2019 collabora con il Corriere della Sera e con il settimanale Left.

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