In evidente violazione del diritto internazionale e del diritto del mare, nella notte dell’1 e nel corso della giornata del 2 ottobre, la Marina militare israeliana ha abbordato in acque internazionali quaranta imbarcazioni della Global Sumud Flotilla – su quarantasette – facendo uso di idranti e di granate stordenti.
Un’aggressione avvenuta nel sostanziale disimpegno del governo italiano, che anziché tutelare i propri cittadini – impegnati a portare aiuti umanitari a un popolo ridotto allo stremo e a rompere simbolicamente un assedio criminale – non ha trovato di meglio che apostrofarli con giudizi paternalistici, quando non sprezzanti e denigratori.
Come Libertà e Giustizia siamo con la Flotilla e con tutti coloro che sono scesi e scenderanno in piazza in queste ore per chiedere l’incolumità, la liberazione e il rimpatrio immediato delle attiviste e degli attivisti tratti in arresto, il richiamo dell’ambasciatore italiano in Israele e il blocco totale dell’invio di armamenti a Israele.
Diamo la nostra piena adesione allo sciopero generale indetto dalla Cgil per la giornata del 3 ottobre 2025 perché si fermi il genocidio a Gaza e in difesa della Flotilla, e saremo in piazza Roma il 4 ottobre, per la pace in Palestina, consapevoli dell’importanza di difendere il dettato costituzionale, che all’art. 2 non solo riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo ma impone alla Repubblica e ai suoi cittadini l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà.
«Se c’è una cosa che ho imparato in questo viaggio» ha scritto in un messaggio David Adler, attivista ebreo a bordo della Flotilla, «circondato da straordinari nuovi amici provenienti da ogni angolo della terra, è questa: l’azione collettiva è davvero una cosa meravigliosa. Quando rifiutiamo di accettare l’inaccettabile, quando mettiamo i nostri corpi tra l’ingiustizia e le sue vittime, possiamo davvero alterare il corso della storia, anche se modestamente».
È questa modestia, questa forza mite, che anche noi ci impegniamo a preservare davanti alla pretesa di trasformarci in accomodanti spettatori di un crimine indicibile.
Libertà e Giustizia

