CPR terra di nessuno e le vite dietro sbarre e filo spinato. Cosa succede ora.

09 Luglio 2025

Eugenio Losco Avvocato

Questo contenuto fa parte di Osservatorio Autoritarismo

Dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale, il governo annuncia un decreto: l’obiettivo è di continuare a rinchiudere i migranti senza documenti nei CPR, eludendo i rilievi sollevati circa la violazione dei diritti e del diritto. Intanto lo studio Losco Castagnino Straini fa rilasciare un proprio assistito e mette a disposizione l’istanza di revoca del trattenimento.

Sono anni che da più parti si denunciano le condizioni pietose a cui sono sottoposti i trattenuti nei centri di detenzione amministrativa, come quello di Milano in via Corelli. La gestione dei CPR (ora li chiamano così) è stata dallo Stato esternalizzata a società o cooperative che lucrano sulla pelle dei migranti, senza adeguate forme di controllo. Negli ultimi anni, grazie al meritevole sforzo di alcune associazioni in difesa dei diritti dei migranti, si sono susseguite plurime indagini in relazione ad episodi di malagestione (e financo di violenza) all’interno di questi centri. In questo momento sono in corso due processi, uno a Milano e uno a Potenza, dove sono emerse le terribili condizioni di vita all’interno dei CPR: inadeguate condizioni igieniche, diniego all’acceso al diritto alla salute, cibi avariati, abuso di prescrizioni di psicofarmaci, mancanza di tutela legale, assenza di mediatori culturali, inadeguatezza delle strutture, assenza di spazi ricreativi e continue vessazioni nei confronti dei detenuti.

Come si è potuto verificare tutto questo?

Non è affatto un caso. Il sistema della detenzione amministrativa si caratterizza infatti per l’assenza di una disciplina che regoli le modalità di funzionamento di questi centri. Il legislatore ha preferito demandare tale compito direttamente alle forze di polizia ed in particolare ai vari provvedimenti amministrativi emanati dai prefetti localmente competenti. Una enorme discrezionalità che ha determinato da una parte una notevole discrasia nelle regole applicate nelle singole strutture (basti pensare che in alcune strutture agli stranieri è permesso di detenere il cellulare ed in altre no) e dall’altra un forte controllo di tipo militaresco all’interno di questi centri.

La Corte Costituzionale con la sentenza n. 96/2025 è finalmente intervenuta per dichiarare l’illegittimità di tale situazione. La mancanza di un ordinamento che prevedesse regole determinate e precise per le modalità di trattenimento presso i CPR era stata oggetto di una richiesta di intervento da parte di alcuni giudici ed in particolare di un giudice di pace di Roma, magistrato che ha il compito giuridico di convalidare il trattenimento degli stranieri e di esaminare le richieste di proroga della detenzione.

La Corte non ha potuto esprimersi in maniera diretta su tale mancanza, non avendone i poteri. Ha dichiarato l’illegittimità della previsione attuale che demanda le modalità di trattenimento a norme regolamentari e a procedure amministrative prefettizie. Ha chiarito che il trattenimento presso questi centri comporta una evidente limitazione della libertà personale, che non può essere altrimenti disciplinata che da una legge vera e propria come previsto dalla nostra carta costituzionale all’art. 13 comma 2 secondo cui anche “i modi” della limitazione della libertà personale devono essere disciplinati dalla legge.

Non potendosi però sostituire al legislatore (la Corte Costituzionale può anche intervenire con sentenze additive, ma non certo sostituirsi al legislatore emanando un testo di legge) la Corte, pur dichiarando inammissibile la questione proposta, ha imposto al nostro legislatore, e dunque al Parlamento, di intervenire urgentemente per emanare una legge che disciplini le modalità della detenzione amministrativa. Un ordinamento dunque che preveda almeno quali siano i diritti fondamentali che devono essere garanti alle persone trattenute e persino le modalità a cui gli stessi possano ricorre in caso di violazione di tali diritti. Un qualcosa di simile alle regole previste per i detenuti negli istituti penitenziari ma più “soft” in considerazione che gli stranieri trattenuti nei centri non devono scontare una punizione, ma sono semplicemente posti sotto osservazione in attesa di completare le procedure per il rimpatrio. Un sentenza dunque quella della Corte molto simile a quella già emessa in relazione alla accertata mancanza nel nostro sistema di una previsione normativa alla regolarizzazione del “fine vita”.

Che cosa accadrà ora alle persone trattenute nei CPR?

La conseguenza di tale provvedimento non potrà che essere l’immediata liberazione di tutti gli stranieri. L’accertata illegalità delle modalità attuali di trattenimento non può che determinare infatti l’impossibilità di convalidare nuovi trattenimenti nei centri e di conseguenza anche la liberazione di quelli già sottoposti ad una “illegittima” detenzione. Sono già state avanzate da molti difensori (io stesso ho proceduto in tal senso a depositare istanze immediatamente dopo la pubblicazione della sentenza della Corte) richieste di liberazione e già ci sono alcuni provvedimenti della magistratura che hanno riconosciuto l’esistenza del vulnus evidenziato dalla Corte, dichiarando la illegittimità dei trattenimenti e la immediata liberazione degli stranieri.

Potrebbe essere questo dunque il definitivo colpo contro la politica migratoria portata avanti dal nostro Stato negli ultimi 30 anni?

È solo una flebile speranza. Nel breve tempo si potrà sicuramente assistere ad una fuoriuscita dal sistema della detenzione amministrativa di un gran numero di stranieri. Purtroppo però questo Governo ha già dichiarato di voler emanare in breve tempo un ordinamento ad hoc. E viste le varie scelte politiche in tema di migranti (si pensi al decreto Albania) non c’è da aspettarsi niente di positivo.

E certamente il nuovo patto per l’immigrazione della Comunità Europea, che entrerà in vigore l’anno prossimo darà una considerevole spinta alle politiche dei singoli stati di chiusura verso lo straniero e alla sua criminalizzazione.

Scarica l’istanza di revoca del trattenimento

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