Ogni giorno ci svegliamo con la conta dei massacrati dal piombo dell’Idf nella folla degli affamati, lì attirati apposta per decimarli, a Gaza. E dei nuovi morti o sfollati dalla Cisgiordania. Agenzie attendibili calcolano ad almeno il doppio di quelli registrati.
Che costituisce ufficialmente il numero ad oggi del genocidio di Gaza. L’aspirante autocrate che è ora al governo degli Stati Uniti lancia una guerra d’aggressione all’Iran senza consultare il congresso (contro la Costituzione del suo paese), e suscita dal segretario della Nato (europeo) una lode tanto sperticata e servile da indurre al sarcasmo perfino il suo destinatario; poi detta alla residua popolazione di Gaza, allo stremo, le condizioni della sua morte, che chiama «il suo futuro», mentre Israele rompe la tregua e riprende i raid alla grande. E poi ancora la tregua viene agitata come un ultimatum nel deserto di rovine.
Intanto i capi di governo europei approvano gli 800 miliardi di spese di riarmo e il 5% del Pil di ogni paese, e questa corsa delle nazioni al riarmo, ma coi fondi europei comuni, la chiamano «difesa comune». Ogni residua memoria degli impegni ecologici è cancellata, mentre la guerra russo-ucraina continua a falcidiare ragazzi arruolati per forza e civili e ad avvelenare forse per sempre, fisicamente e moralmente, tutto il fianco nord-orientale d’Europa. Dove anche solo accennare al disastro nella natura sarebbe oggi di cattivo gusto. Eppure oggi il Mediterraneo ribolle a 5 gradi sopra la media stagionale uccidendo perfino le cozze, e lo 0 termico a 5000 minaccia il crollo di ciò che resta dei ghiacciai alpini. Ma l’autocrate Usa non ci crede e da tempo (2019) esce da tutti gli accordi sulla riduzione delle armi nucleari e sulle politiche ambientali, mentre il sorriso della Presidente della Commissione Ue lo benedice e i governi europei lo imitano. È su questo sfondo che mi imbatto in una frase a effetto – ma di quelle che un effetto lo fanno. Anche perché rispondono a una domanda secca ancorché vasta: «Cos’è questa nostra civiltà moderna?» – Risposta: «È la ragione diventata matta, diventata matta per l’economia».
Una risposta che circa vent’anni fa, nei suoi ultimi mesi di vita, Tiziano Terzani diede al figlio Folco, convocato per registrare un dialogo fra padre e figlio, indirizzato alla generazione del figlio e alle seguenti. Il libro in cui l’ho trovato, questo dialogo poi uscito postumo col titolo La fine è il mio inizio, è Tiziano Terzani contro la guerra, pubblicato nella collana “I Precursori della Decrescita” (Terra nuova) diretta da Serge Latouche, che ne scrive anche la prefazione. L’autrice è Gloria Germani, che di Terzani e delle sue fonti si occupa da vent’anni, e infatti questo libro è una biografia delle svolte di una vita avventurosa, costruita come una tessitura di testi di questo piccolo Erodoto contemporaneo – un grande viaggiatore, a tratti più illuminante di molti contemporanei Soloni o Platoni, anzi no: dei molti Gorgia del nichilismo contemporaneo, di cui parlano Costantino Esposito (The New Nihilism, University of Notre Dame Press, 2024) e Franca D’Agostini (Il nichilismo è ancora con noi, “La lettura”, 15/6).
Che la ragione sia diventata matta non è solo una battuta indefinita. Punta a un paradosso nel quale siamo immersi ora, e sul quale Terzani fu profeta. Il paradosso è quello descritto anche da Nick Land in un pamphlet apocalittico, le cui idee anti-democratiche e anti-egualitarie sembrano essersi diffuse come un virus in quella galassia di siti e forum che hanno giocato un ruolo decisivo nell’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Il cui titolo, L’illuminismo oscuro (2021), dice appunto che cos’è la ragione diventata matta, e lo dice con un altro ossimoro. “Illuminismo” per via dell’ipertecnologia che plasma le nostre vite e le nostre guerre, “oscuro” perché professa l’abolizione di tutti quei vincoli etici e giuridici all’esercizio del potere politico che dell’illuminismo costituivano la luce.
È alla lettera l’impazzimento della ragione pratica, ed è una postura tecnicamente nichilista perché sono vincoli di ragione pratica anche quelli della logica, senza la quale con le parole non puoi fare neppure un discorso sensato, ma solo usarle come pistole. Se la nostra ragione diventa matta, con che ragione potremo affermarlo? Ma è diventata matta, la ragione, «per l’economia», dice Terzani.
E questo che senso ha? Ecco, non è da ora che poteri economici di taglia globale – ma privati – non trovino una sfera pubblica capace di regolarli: non gli stati, che anzi ne sono spesso al traino, e neppure gli organismi internazionali, sempre più deboli in presenza della progressiva liquidazione delle democrazie a favore di un modello aziendalistico/decisionista che di parlamenti e costituzioni fa allegramente a meno. Non a caso il più fervente pensatore dell’illuminismo chiaro, in tutti i sensi, che è oggi Luigi Ferrajoli, veda proprio nella ricostruzione di poteri pubblici globali all’altezza di quelli privati una cura per questa follia e un argine al crollo del senso comune morale.