Nel momento in cui Zohran Mamdani, arrivato all’Election Night Party in un locale del Queens a mezzanotte inoltrata di martedì 24 giugno, dopo un «thank you my friends», ha iniziato il suo discorso di vittoria dicendo «questa notte abbiamo fatto la Storia», la frase era già circolata per ore sulla bocca di tutti.
Sulla terrazza di The Greats of Craft, stracolma di giornalisti, personaggi pubblici, amici e amiche di Zohram, il caldo era insostenibile e restare in piedi per più di un’ora, per non perdere la posizione conquistata vicino al piccolo podio allestito per Zohran, con una macchina fotografica in una mano e un telefonino per le riprese nell’altra, è stato per me, ormai settantenne, un’impresa titanica. Ma tra le tante persone che mi circondavano, prevalentemente musulmane, accortesi del mio stato precario, si è scatenata senza che la chiedessi una solidarietà commovente. Tre uomini hanno piegato il poster di Zohran che avevano in mano e l’hanno usato come ventaglio intorno a me, mentre una catena umana, creatasi non so come in mezzo a quella confusione, ha improvvisamente materializzato un bicchiere d’acqua. E pensare che proprio questa mattina, prestissimo, in uno Starbucks dove sono entrata per chiedere un bicchiere d’acqua, l’acqua mi è stata negata perché «It’s the policy of Starbucks». Se consumi, l’acqua te la danno gratis, altrimenti arrivederci e grazie.
È stata Letitia “Tish” James, la procuratrice generale di New York nota per la faida con Donald Trump, a introdurre Zohran, così come aveva fatto qualche sera prima a Brooklyn all’evento finale collettivo di alcuni dei candidati, tra i quali non stupiva l’assenza di Andrew Cuomo, che i progressisti e il Working Family Party, organizzatore della serata, li vede come il diavolo vede l’acqua santa. In quell’occasione Tish, oltre a tessere le doti di Zohran, aveva detto: «Dalle mie parti a Brooklyn le persone non sanno pronunciare il suo nome e così lo chiamano Zorro.»
Niente male l’aggiunta di altro sangue misto, questa volta mezzo spagnolo e mezzo amerindo, alla discendenza indiana con tracce anche ugandesi di Zohran, ma soprattutto incredibile la coincidenza della somiglianza del nome con il personaggio che per antonomasia “lascia il segno”. E quello che Zohran Zorro ha inciso nell’establishment – nonostante tutte le diffamazioni di cui è stato vittima da parte del vasto entourage di Andrew Cuomo che pur essendo l’emblema della corruzione e del malgoverno gode dei favori dell’establishment – è un segno che al momento appare indelebile.
Ma con l’elite del Partito Democratico e con l’immenso apparato della sua informazione mainstream e con i soldi delle corporation e di Wall Street e con lo smisurato potere finanziario dell’Aipac (American Israel Public Affairs Committee) e via dicendo, non si può mai sapere. Andrew Cuomo ha concesso la vittoria a Mamdani, gli anche telefonato per complimentarsi con lui, e ha pubblicamente annunciato che non si candiderà come indipendente per le elezioni generali di novembre, ma data la sua fama di bugiardo patologico paragonabile solo a quella di Donald Trump – della cui stima Cuomo si vanta privatamente come ha fatto qualche mese fa a un evento di raccolta fondi per ricchi italoamericani, come rivelatomi da una fonte sicura che ha chiesto l’anonimato – non si può mai sapere. «Che si candidi pure! Tanto Zohram Mamdani sarà il 101° sindaco di New York City.» Così ha risposto, a precisa domanda, il libanese-americano Abraham Aiyash, deputato del Congresso del Michigan, tra i fondatori del movimento Vote Uncommitted. Grande amico di Zohram, Abraham Aiyash non poteva mancare alla storica serata e non solo per festeggiare l’amico, ma anche per «prendere lo stesso tipo di movimento che lui ha costruito qui e di portarlo in Michigan per le elezioni dell’anno prossimo.»
In effetti il movimento che Zohram ha costruito insieme a una squadra dalle capacità strabilianti, è uno dei punti di forza di questa vittoria e di questa campagna che, come si legge nell’ultimo comunicato stampa arrivato dal suo team, «offre un modello di come parlare agli elettori concentrandosi su tre principi: coerenza, chiarezza e autenticità. Zohran ha lanciato la campagna in ottobre parlando di una New York accessibile per la working class», che ormai a fatica riesce ad affrontare le spese esorbitanti che vivere qui comporta, tanto che sempre più cittadini la devono abbandonare. «La coerenza del messaggio è stata amplificata dalla sua chiarezza. Durante tutta la campagna il suo pubblico sapeva intonare le frasi prima che Zohran finisse di elencare i tre punti cardine della sua politica: congelare gli affitti, rendere gratuiti e più veloci gli autobus, fornire servizi gratuiti per l’assistenza infantile.»
Ma se Mamdani, come dice Tish James, assomiglia a Zorro, c’è anche un personaggio reale al quale può essere paragonato e non solo idealmente, ma per dichiarate affermazioni di Zorham: «La figura politica più importante e influente di tutta la mia vita è stato Bernie Sanders». E da Bernie Zohram ha ricevuto il prezioso endorsement, che segna in un certo senso la continuità ideale tra persone fornite di doti quali spessore umano, carisma, preparazione e tenacia, persone che, secondo un detto popolare, nascono una volta ogni cent’anni. E anche le strategie messe in atto dalla campagna di Mamdani arrivano da lì, da Bernie Sanders e dal suo movimento, con il perfezionamento che i dieci anni trascorsi dalla creazione della Political Revolution hanno permesso in tutti i campi.
Quando ho chiesto a Gustavo Rivera, senatore dello Stato di New York dal tipico aspetto fisico e facciale del gigante buono, che alla festa sembrava fuori di sé dalla gioia, in quale momento si fosse reso conto che Zohram avrebbe vinto, ha risposto: «Un paio di settimane fa ho avuto l’opportunità di fare una passeggiata con Zohran. Il livello di connessione immediata che lui stabilisce con le persone è qualcosa che non avevo mai visto prima in vita mia. Molti si avvicinavano al lui come fanno i fan con una star, ma la maggior parte delle persone lo raggiungeva per dirgli “grazie per avermi ridato la speranza nel processo politico», «grazie per parlare delle situazioni e delle difficoltà che riguardano la mia vita», «grazie per volere cambiare le cose». In quel momento ho capito che qualcosa di nuovo stava per accadere. E accadrà.»
Per quanto riguarda l’establishment è stato molto chiaro il giornalista e scrittore indiano-americano Anand Giridharadas, volto molto noto per il pubblico televisivo statunitense: «È una vittoria incredibile perché dimostra che alla gente non si può dire soltanto che Donald Trump è il male, che il fascismo è il male. Bisogna dare un’alternativa che elettrizzi le persone al punto che alcune di loro mandino un messaggio alla nonna o all’ex partner per quanto sono eccitate all’idea di quello che può riservare il futuro. Questa campagna l’ha fatto e spero che possa insegnare al Partito Democratico quale sia la via da percorrere, che non deve aver paura di entusiasmare la gente, che deve liquidare i consulenti e la sua cerchia ristretta, che Bill Clinton deve smetterla di dare le sue opinioni perché il partito non è ha bisogno. Non è il 1992. E gli uomini che sono stati accusati di molestie sessuali non devono mettersi insieme per esprimere reciproca solidarietà.»
In una nottata che ha riservato parecchi momenti commoventi, particolarmente emotivo è stato osservare il candidato classificatosi al terzo posto dopo Mamdani e Cuomo, Brad Lander, Comptroller di New York, la carica più alta attualmente ricoperta a New York da un ebreo, che più volte durante la campagna ha approfittato della sua ebraicità per intervenire a difesa del concorrente-alleato contro il quale le accuse di antisemitismo diffuse dalla campagna diffamatoria di Cuomo si sono sprecate senza badare a spese.
Mamdani e Lander sono stati protagonisti di una mossa particolarmente efficace per far sì che i voti progressisti non si disperdessero, ma anzi creassero un’alleanza vincente, il cross-endorsement annunciato due settimane fa. Approfittando del Ranked Choice Voting – un sistema adottato a New York per la prima volta nel 2021 dopo un referendum del 2019 – che consente agli elettori di indicare sulla scheda fino a cinque preferenze in ordine di graduatoria, un paio di settimane fa i due si sono dati il reciproco sostegno, invitando gli elettori a votare la doppietta al primo e secondo posto secondo le preferenze individuali. Non si è trattato di un’artificiosa mossa strumentale dettata solo da una strategia conveniente, ma piuttosto dettata dalla stima reciproca, come è risultato più che mai evidente dall’atteggiamento di gioia e commozione sincere che Brad Lander ha lasciato trapelare al party fin dal momento in cui, intorno alle undici e qualcosa, è arrivato alla festa.
Tante sarebbero le cose da raccontare su Zohram, sulla sua campagna, sulla sua formazione, e anche sulla sua nascita, frutto di un colpo di fulmine in Uganda tra la pluripremiata regista indiano-americana Mira Nair e lo scrittore Mahmood Mamdani, che Mira era andata a intervistare per una ricerca prima di girare il film Mississippi Masala del 1991. Ci limitiamo per ora a risalire soltanto all’inizio della giornata elettorale, che Zohran ha voluto cominciare pubblicamente alle 5.30 del mattino con una conferenza stampa annunciata come «Down of a New Day for New York City». Sullo sfondo del Queensbridge, all’aperto, sulla terrazza che sovrasta la piscina dell’Astoria Park, così ha esordito Zohan Mandami salutando la città che, per definizione, non dorme mai:
«Sono le cinque e mezza del mattino. È presto per molti di noi. Ma questa è l’ora in cui milioni di newyorkesi si alzano tutte le mattine per andare a lavorare. Questa è l’ora in cui molti dei nostri vicini smontano dal lavoro. È l’ora in cui operatori della nettezza urbana, insegnanti, infermieri, lavoratori delle working e middle class della città si spostano all’interno dei nostri cinque distretti per tenere in movimento la città che amiamo. E così mi è parso doveroso cominciare l’ultimo giorno di queste primarie nel modo in cui fanno tanti newyorkesi: in piedi presto e affamato di un migliore futuro per questa città. Ci stiamo avvicinando all’alba di una nuova era. Stiamo per voltare pagina dopo le corrotte politiche del passato che hanno reso questa città la più costosa degli Stati Uniti D’America.»