Il Paese si ferma per il grande sciopero generale indetto da Cgil e Uil. Una giornata di mobilitazione che, secondo il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, segna l’inizio di un nuovo percorso: “Non ci limitiamo a protestare, oggi parte una rivolta sociale per cambiare l’Italia. È tempo di rivoltare questo Paese come un guanto”, ha detto Landini parlando a margine della manifestazione bolognese.
Landini ha sottolineato l’importanza della partecipazione collettiva: “Le piazze non si precettano. Abbiamo già dati altissimi di adesione agli scioperi, e questo è un messaggio fortissimo. La maggioranza del Paese chiede un cambiamento, vuole giustizia sociale e dignità per i lavoratori”.
La mobilitazione è stata una risposta diretta alle recenti dichiarazioni del vicepremier Matteo Salvini, che aveva precettato i lavoratori. “Questo non è solo uno sciopero, è una rivolta delle coscienze. Nessuno deve voltarsi dall’altra parte di fronte alle ingiustizie, perché i problemi di uno sono i problemi di tutti. Per quello che ci riguarda questo significa non limitarci alla protesta oggi perché oggi inizia un percorso di mobilitazione per rivoltare come un guanto questo Paese. Basta ingiustizie, basta precarietà”.
Il segretario della Cgil ha attaccato duramente le politiche del governo, accusandolo di raccontare un Paese che non esiste: “Siamo al diciannovesimo mese di calo della produzione industriale. Settori come l’automotive e l’abbigliamento sono in crisi, le richieste di cassa integrazione aumentano e il rischio di licenziamenti è reale. E mentre il governo taglia miliardi destinati agli investimenti, racconta balle agli italiani”.
“Noi siamo di fronte a un rischio molto concreto di recessione, di regressione. Non a caso stanno aumentando le richieste di cassa integrazione. È chiaro – aggiunge Landini – che la mobilitazione di oggi mette al centro la necessità di nuove politiche industriali. Il governo ha tagliato 4 miliardi e 600 milioni che dovevano essere destinati al rilancio degli investimenti del settore automotive, ad esempio. Sta tagliando miliardi sul Mezzogiorno e da questo punto di vista si impone un problema molto preciso che si chiama ‘evitare i licenziamenti'”. Poi, avvisa Landini, “dall’altra parte c’è bisogno di mettere risorse per sostenere il reddito dei lavoratori e governare un processo di riorganizzazione che non vogliamo che produca licenziamenti”.
Landini ha poi puntato il dito contro la legge di bilancio: “Non si combatte l’evasione fiscale e si continua a colpire i lavoratori dipendenti, i pensionati, i giovani e le donne. È necessario redistribuire la ricchezza, aumentare i salari, rafforzare la sanità pubblica e ridurre la precarietà”.
“C’è un dato molto preciso: nel 2024, l’IRPEF, pagata al 90% da lavoratori dipendenti e pensionati, porterà un aumento delle entrate per lo Stato di 17 miliardi. Noi chiediamo che quei 17 miliardi tornino a chi ha pagato queste tasse, investendo nella sanità pubblica, assumendo nei servizi pubblici, aumentando i salari, riducendo la precarietà e rilanciando gli investimenti. Tutto questo, però, non sta accadendo. Stanno facendo una manovra che, ancora una volta, colpisce il mondo del lavoro, in particolare i lavoratori dipendenti, i pensionati, i giovani e le donne, che sono le categorie più penalizzate dalla precarietà lavorativa”.
Una delle questioni più controverse affrontate durante lo sciopero è il cosiddetto “decreto sicurezza”, che secondo Landini rappresenta un grave attacco ai diritti fondamentali: “Vogliono trasformare lo sciopero in un reato. Siamo di fronte a un tentativo di svolta autoritaria che mette in discussione la libertà delle persone e dei lavoratori. Questo decreto deve essere ritirato immediatamente”.
Landini ha ricordato come il diritto di sciopero sia uno dei pilastri della democrazia e che limitarlo significherebbe negare la possibilità di difendere i diritti collettivi: “Le piazze piene di oggi dimostrano che siamo sulla strada giusta per combattere queste derive autoritarie”.
Il segretario generale della Cgil ha posto l’accento sul bisogno di un’equa redistribuzione delle risorse: “Il 2022 e il 2023 sono stati anni di profitti record per le imprese. Ora è il momento di reinvestire quei guadagni per aumentare i salari, sostenere il sistema di welfare e creare lavoro stabile. Non è accettabile che questi profitti finiscano solo in dividendi per gli azionisti”.
Landini ha ribadito come un aumento salariale non sia solo una necessità per i lavoratori, ma anche un volano per l’economia: “Migliorare le condizioni dei lavoratori significa aumentare i consumi e dare una direzione diversa alla politica economica di questo Paese”.
Il leader della Cgil ha lanciato un appello all’unità e alla solidarietà: “Queste disuguaglianze che aumentano indicano la necessità di mobilitarci insieme. Ognuno deve fare la sua parte. Noi offriamo alle persone la possibilità di non essere sole di fronte a queste difficoltà”.
“Le persone non arrivano alla fine del mese, la sanità pubblica non funziona e l’istruzione è sempre più difficile da sostenere economicamente. Questa mobilitazione vuole essere una risposta concreta a queste emergenze”.
Secondo Landini, lo sciopero di oggi non è un punto d’arrivo, ma l’inizio di un lungo percorso: “Oggi inizia un cammino di mobilitazione. Non ci fermeremo finché non avremo ottenuto un vero cambiamento. Questo governo deve ascoltare le piazze e riaprire un dialogo serio con i sindacati per costruire un futuro migliore per tutti”.
“Non si può ignorare la voce delle piazze. Bisogna cambiare rotta, investire nelle persone e nella dignità del lavoro. Questa è la strada per costruire un’Italia più giusta e solidale”.