Questo articolo di Nadia Urbinati, politologa e membro del Consiglio di Presidenza di Libertà e Giustizia, è stato pubblicato sul Domani del 2 gennaio 2024.
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Che cosa augurarci come democratici italiani ed europei nell’anno che verrà?
Il primo augurio è di mantenere saldo il principio di realtà, che non è amico di chi ama i “sogni dei visionari” ma neppure di chi rinuncia a tener saldi i principi guida di una conoscenza critica. I realisti kantiani sanno ispirarsi a principi senza lasciare la terra e librarsi nel cielo dell’impossibile. Tenere ferma la barra sui principi del vivere politico libero significa comprendere il valore della democrazia costituzionale basata sulla centralità del legislatore collettivo, il parlamento. La chiarezza sui principi della democrazia rappresentativa ci deve far diffidare delle sirene autoritarie che vestono i panni della fata turchina, la quale che ci promette di avvicinare il governo ai cittadini facendoli votare il capo, come se la sovranità democratica risiedesse in una maggioranza e nel suo braccio operativo. Il secondo augurio è che il PD conservi il principio di realtà, che cioè scongiuri quel movimento di esperti che da destra a sinistra si sono messi alla ricerca di un punto comune che consenta di giungere ad una riforma della Costituzione meno radicale di quella proposta da Meloni in cambio di una maggioranza parlamentare larga abbastanza da scongiurare il referendum. Ci auguriamo insomma che il PD sia fededegno, che su di esso i cittadini sovrani possano contare affinché venga scongiurato lo scippo del referendum e lo scempio del ‘premierato forte’.
Sappiamo bene che nel PD e al suo fianco, esiste una componente presidenzialista che negli anni si è cronicizzata e che considera la democrazia parlamentare un meno peggio (giustificata transizione per uscire dal fascismo) e comunque una fase transitoria per giungere a destinazione: una democrazia controllata secondo un’idea di governabilità da garantirsi non con la rappresentanza ampia e plurale ma con una rappresentanza tenuta in mano da una leader personale, presidenziale per esempio oppure, come si dice con una perifrasi stucchevole, ‘premierato forte’. Il terzo augurio che come democratici ci facciamo in questo anno difficile è di comprendere che la posta in gioco con le elezioni per il parlamento europeo è alta anche per la politica nazionale.
Avere un’Europa di destra (una destra nazionalista che neppure quando annacquata dai popolari si mostra piú sicura e digeribile) è un’ipoteca che dobbiamo scongiurare. Alla base di questi auguri vi è la consapevolezza che la sfida del questo tempo è la tenuta della democrazia.