Alfiero Grandi è vice presidente del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, organismo che svolse un ruolo decisivo per la vittoria del No nel referendum costituzionale del 2016. Cosa pensa della proposta di legge per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri?
“È un pericoloso stravolgimento della Costituzione e va bocciato senza appello. Giorgia Meloni ha detto che così entreremmo nella Terza Repubblica. Di sicuro avremmo un’altra Costituzione: usciremmo dall’impianto della Costituzione democratica e antifascista del 1948”.
Si dice che l’elezione diretta del capo del governo non cambierebbe i poteri del Presidente della Repubblica e del Parlamento.
“Non è così, se qualcuno aumenta i suoi poteri quelli degli altri diminuiscono e l’equilibrio dei poteri è fondamentale in democrazia. Al Capo dello Stato verrebbe tolto il potere di nominare il capo del governo e di sciogliere le camere, diventerebbe un notaio. Al Parlamento viene tolta ogni autonomia dal governo e verrebbe costretto ad approvare le sue decisioni, pena lo scioglimento. Oggi esso ha il potere di fare le leggi, in futuro le farà il governo, pena il ritorno al voto. Ossia parliamo di un parlamento sotto ricatto, senza autonomia”.
Perché la presidente Meloni presenta ora questa proposta?
“Si è resa conto che l’autonomia regionale differenziata di Calderoli, che lei ha consentito, va avanti con il rischio di fare regali elettorali alla Lega, mentre invece la proposta cara a FdI del presidenzialismo non esisteva. Ma la ragione più importante -malgrado con il 44% dei voti abbia ottenuto il 59% dei parlamentari, con un enorme premio di maggioranza del 15% – è che il governo arranca, insegue i problemi con soluzioni pasticciate e fa interventi spot sbagliati”.
“Con questa proposta il governo in Italia accumula troppi poteri senza controllo, siamo fuori dall’equilibrio indispensabile in democrazia – ribadisce il vicepresidente del Cdc. Non va dimenticato che, se passasse questo attacco alla Costituzione, in futuro la maggioranza legata al capo del governo eleggerebbe anche il Presidente della Repubblica da sola, così come sempre da sola eleggerebbe parte della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura. Rischiamo di uscire dall’Italia e di entrare in Polonia. Non ci sono mediazioni possibili, questo ddl va ritirato o bocciato attraverso un referendum”.
La maggioranza può farcela?
“Ha i numeri, inutile pensare ad aggiustamenti veri, non li accetterà. Ma il dibattito parlamentare sarà una grande occasione per chiarire al Paese la svolta negativa che si prospetta con ‘la donna sola al comando’. Si dice che almeno così si vota il presidente del Consiglio, ma la risposta è semplice: fateci votare direttamente i 600 parlamentari. Oggi l’astensionismo cresce perché gli elettori non sanno chi votano e chi viene poi eletto non ha rapporti con loro. Occorre invece ripristinare un rapporto diretto tra eletti ed elettori, è fondamentale per rilanciare democrazia e partecipazione”.
“Serve preparare da subito il clima per il referendum popolare costituzionale – sottolinea infine Grandi – perché la maggioranza non ha i 2/3 di voti necessari per evitarlo. Anche l’aiuto di Renzi confermerà quanto sia stato giusto opporsi al suo scasso costituzionale nel 2016. E’ curioso che, in tutto questo, il presidente del Senato dismetta i panni istituzionali per entrare in campo a sostegno del ddl governativo e si candidi a raccogliere voti nelle opposizioni a favore di una proposta che vuole impedire futuri possibili ribaltoni. La Russa così intende arrivare ai due terzi dei voti, ma mostra anche la preoccupazione per l’esito del referendum. Il direttivo del Coordinamento è già convocato per il 24 novembre. Lanceremo il progetto di unire tutte le forze intellettuali, sociali e politiche per creare un fronte contrario in difesa della Costituzione, che va soprattutto attuata”.