ROMA – Si aprirà con la testimonianza di un cooperante ucraino “Visione Comune”, l’iniziativa promossa oggi (19 marzo ndr) a Roma da Elly Schlein: «Un appuntamento collettivo, trasversale ai partiti e ai tanti che non hanno una tessera in tasca per far emergere ciò che unisce le nostre lotte contro le diseguaglianze e per la salvezza del pianeta».
Anche lei, che è donna di sinistra, pensa che Putin non abbia avuto tutti i torti a invadere l’Ucraina?
«Assolutamente no. Qui c’è un aggressore e ci sono degli aggrediti. Non possono esserci dubbi da quale parte stare. Quel che semmai vorrei vedere è un maggiore sforzo diplomatico da parte dell’Ue, ma pure della Cina, per ottenere il cessate il fuoco. Trovo assurdo che si stia tentando di fare un negoziato con le bombe».
È d’accordo pure sull’invio delle armi alla resistenza di Kiev?
«Per chi, come me, viene dalla cultura del disarmo, è un vero dilemma etico. Penso che la pace non si faccia mai con i fucili. Ma non mi sento nemmeno di demonizzare chi ha risposto a una precisa richiesta della resistenza ucraina. E trovo preoccupante la corsa al riarmo dell’Europa. La difesa comune dovrebbe servire a ottimizzare, a razionalizzare la spesa militare dei singoli Paesi, non ad aumentarla».
Quindi ha sbagliato il Parlamento a chiedere di alzarla fino al 2% del Pil?
«Io sono contraria da sempre. Il governo pensi a sostenere economicamente l’accoglienza familiare degli ucraini, invece di aumentare la spesa militare».
Non sta facendo abbastanza?
«Il sistema va rafforzato per garantire un’accoglienza dignitosa e qualificata. Bisogna aumentare i posti nei centri pubblici, pensare a un contributo per le famiglie che ospitano i profughi e seguirle. Offrire assistenza, inserimento, supporto materiale e psicologico a chi arriva: parliamo di persone, principalmente donne e bambini, che fuggono da una guerra, non si può prevedere solo vitto e alloggio».
Fra i vostri focus c’è anche l’indipendenza energetica. Perché?
«La questione energetica è una questione democratica: in una società già diseguale i rincari di gas e luce colpiscono con maggiore durezza i più poveri. Oltretutto la dipendenza dalle fonti fossili intacca la credibilità delle nostre posizioni geopolitiche. Perciò è necessario diventare indipendenti investendo sulle energie pulite e rinnovabili: ci aiuterebbe a ridurre le bollette e insieme le emissioni climalteranti. Giustizia sociale e giustizia climatica si tengono insieme».
Se ne parla da anni, con risultati non proprio eccellenti.
«Alla luce dell’inaccettabile ricatto russo, non siamo solo noi ecologisti a chiedere di accelerare sulle rinnovabili, ma anche le imprese di “Elettricità futura”: se riusciamo a superare gli iter autorizzativi folli che li tengono bloccati e la diffusa sindrome Nimby, queste aziende sono pronte a investire 85 miliardi per creare 80mila posti di lavoro e produrre 60 gigawatt di energia, che andrebbero a sostituire il 20% del gas oggi importato. Sarebbe sette volte quanto il governo pensa di ottenere aumentando l’estrazione del gas dall’Italia».
* Elly Schlein, 36 anni, è vicepresidente dell’Emilia Romagna.
La repubblica, 19 marzo 2022