Il ministro Renato Brunetta, nell’intervista su Repubblica del 5 febbraio, dà una lettura molto di parte del messaggio al Parlamento di Sergio Mattarella rieletto Presidente della Repubblica: vuole dedurne che occorre unire “al centro” tutti i “riformisti”, cancellando le differenze programmatiche tra destra e sinistra ed emarginando solo gli “estremisti” delle due parti.
Posizione in sé legittima, ma che non ha nulla a che fare con i contenuti del messaggio di Mattarella. Brunetta raccorda la scelta da lui propugnata con il messaggio craxiano dei “meriti e bisogni” (Rimini 1982); ma ignora il fatto che proprio contro la deriva politica craxiana rappresentata dalla legge filoberlusconiana sulle Tv vi furono, nel 1990, le dimissioni di quattro ministri, tra i quali lo stesso Mattarella.
Nulla, nel suo messaggio di oggi, smentisce la sua posizione di allora: che testimoniò come la democrazia non richiede unanimismi, ma trae invece forza dal corretto confronto dialettico tra opzioni diverse.
In tutte le occasioni significative, “Libertà e Giustizia” si è sempre schierata, nella convinzione appunto che i conflitti – beninteso con gli strumenti della democrazia – sono inscindibili da essa. Oggi più che mai, se si vuole che il nostro Paese non solo cresca, ma cresca in modo equo, le scelte da compiere non sono “neutre”.
*L’autore, già docente ordinario di Analisi Matematica alla Facoltà di Scienze dell’Università di Genova, è componente del gruppo dei Garanti di LeG
5 febbraio 2022