Il Coordinamento donne ANPI è a fianco delle organizzazioni femminili turche e della vicepresidente del Partito Repubblicano del Popolo in protesta per la decisione del governo di Erdogan di uscire dalla Convenzione del Consiglio d’ Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.
L’ accordo era stato firmato nel 2011 proprio in Turchia, ad Istanbul, ed era entrato in vigore nel 2014; prevede, tra l’ altro, il sostegno alle donne vittime di violenza, il risarcimento danni in sede civile, il divieto del matrimonio forzato, la lotta alla violenza psicologica e fisica, allo stalking, alla violenza sessuale, alle mutilazioni genitali femminili, alle molestie sessuali.
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La Convenzione, che non è una presa di posizione europea verso un generico “progresso”, era e resta il riconoscimento del diritto delle donne di non essere torturate, schiavizzate, uccise. Ebbene proprio in Turchia, il governo oscurantista di Erdogan ha annunciato di voler ritirare la sua adesione.
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Secondo il governo turco, la Convenzione di Istanbul sarebbe contraria alle norme dell’Islam e incoraggerebbe divorzio e omosessualità. Sulla stessa linea sin dallo scorso anno erano anche la Polonia e l’Ungheria.
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Posizioni da brivido, un passo indietro irricevibile per la conquista del diritto di vivere e per la libertà delle donne che il Consiglio d’ Europa non può permettere.
Le organizzazioni femminili turche e la vicepresidente del Partito Repubblicano del Popolo hanno dichiarato che continueranno a battersi per i diritti di tutte e per riprendersi la Convenzione.
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Il Coordinamento nazionale donne Anpi esprime indignazione e sgomento per l’iniziativa del governo Erdogan. Siamo vicine alle sorelle turche e degli altri Paesi che non riconoscono i diritti e, in rete con le altre associazioni di donne italiane ed europee, contrasteremo questo insostenibile ritorno a un passato di terrore.