25 Aprile con la Costituzione nel cuore

24 Aprile 2018

Tomaso Montanari

Care amiche e cari amici di Libertà e Giustizia,

                                                                  buon 25 aprile, buona festa della Liberazione!

Festeggiamo il 73esimo anniversario della fine della dittatura e dell’occupazione nazista e della nascita della democrazia in un’Italia che potrebbe vedere tornare al governo partiti che esplicitamente si richiamano al fascismo storico, e che praticano un nuovo fascismo.

È dunque ancora più urgente parlare del fascismo, spiegare cosa è stato e cosa potrebbe essere. «Non cerchiamo tante definizioni – ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – il fascismo è tutto il contrario di ciò che c’è scritto nella Costituzione, e viceversa».

È una frase particolarmente chiara, forte ed ispirata: una frase che spiega perché Libertà e Giustizia è geneticamente antifascista e perché riconosce come suo compito principale la diffusione di una cultura della Costituzione che motivi i cittadini italiani a difendere la Carta, e a chiederne in ogni sede l’attuazione.

Ed è una frase che ha spesso citato Carlo Smuraglia, che vorrei oggi salutare come uno degli esempi più luminosi della cultura dell’antifascismo e della Costituzione.

Se posso suggerirlo, sarebbe bello che ogni socio di LeG si regalasse e regalasse oggi una copia del bellissimo libro di Smuraglia appena uscito presso le Edizioni del Gruppo Abele (Con la costituzione nel cuore. Conversazioni con Francesco Campobello su storia, memoria e politica).

Vorrei ricordare il senso autentico del 25 aprile proprio con le sue parole di partigiano contenute in quelle pagine: «Noi dobbiamo la nostra vita democratica alla Resistenza. La nostra Costituzione è nata dalla Resistenza. Il 25 aprile, festa della Liberazione, ha tutti questi significati dentro di sé e deve rimanere tale. Non sarebbe esatto dire che chi ha combattuto per la libertà combatteva solo per questo: nei partigiani era chiaro che l’obiettivo era duplice e riguardava, insieme, libertà e democrazia. Ben pochi giovani sarebbero stati disposti a prendere le armi e a cacciare i fascisti solo per tornare allo Statuto albertino (quello in cui il sovrano concedeva, di sua iniziativa, i diritti al popolo)».

La figura di Smuraglia è esemplare proprio per come ha partecipato, da allora ad oggi, alla vita politica del Paese: non da professionista, ma da cittadino. È stato consigliere comunale, regionale, presidente del consiglio regionale lombardo, membro del Consiglio Superiore della Magistratura e per dieci anni senatore: ma senza mai appartenere alla politica, e continuando a esercitare l’insegnamento e l’avvocatura (in un modo profondamente empatico con i principi costituzionali). Questa libertà è stata importante, perché – sono sempre parole del libro di Smuraglia – «per la dignità della funzione parlamentare è fondamentale non chiedersi se un voto favorevole o contrario a un provvedimento giovi alla propria carriera o ai propri affari. Sta qui l’importanza che vengano elette persone che possono facilmente tornare a casa e al proprio lavoro, cioè che abbiano un’autonomia».

Libertà e Giustizia condivide questa visione: la democrazia è troppo importante perché il suo destino sia lasciato solo alla politica dei professionisti. Da qui le ragioni dell’esistenza stessa di una associazione come la nostra: un’associazione di cittadini che vogliono fare politica senza candidarsi necessariamente ad alcunché, ma sviluppando una cultura della politica che possa contribuire a proiettare nel futuro le conquiste straordinarie della generazione di Smuraglia.

Oggi le sfide che ci stanno di fronte possono sembrare meno nette o drammatiche, ma se guardiamo (a ottant’anni dalle Leggi razziali) cosa permettiamo che succeda, sulle rive e tra le onde del Mediterraneo, a chi ha avuto il solo torto di nascere in paesi e con colore della pelle diversi dai nostri, allora comprendiamo che non è così.

Anche oggi si combatte per la libertà e la giustizia, nel vuoto dell’enorme indifferenza generale: proprio come ai tempi del fascismo.

Ancora oggi c’è bisogno di chi resiste, di chi prende parte, di chi dedica una parte della propria vita a cambiare lo stato delle cose.

Buon 25 aprile, buona festa della democrazia!

Tomaso Montanari

Presidente di Libertà e Giustizia

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