Neofascisti contro Repubblica: cosa fare si sa

06 Dic 2017

Redazione

Roma, 6 Dicembre 2017

Le maschere sul volto e quelle scritte odiose “Boicotta Repubblica e l’Espresso”, i fumogeni, le felpe nere. Altro che fascisti su Marte. Tutto avviene nel primo pomeriggio di oggi, davanti all’ingresso della palazzina di Repubblica in via Cristoforo Colombo, Roma. A vedere le immagini del blitz di una decina di appartenenti a Forza Nuova sembra il set di un film, ma purtroppo è tutto vero, comprese le minacce.

Uno della squadra legge un proclama intimidatorio contro la redazione. Un altro militante viene fermato e denunciato. “Oggi è il primo atto di una guerra politica al Gruppo Espresso la Repubblica” è la rivendicazione di Roberto Fiore, leader di FN. Poi arriva la solidarietà del Capo dello Stato Mattarella, del premier Gentiloni che chiama il direttore Calabresi, del ministro dell’Interno Minniti, che giunto nella redazione del quotidiano sottolinea: “Antifascismo e libertà di stampa sono capisaldi della democrazia”. Ci volevano questi sciagurati a ricordarcelo.

Seguono scempiaggini varie in un post di FN: ”Roma e l’Italia si difendono con l’azione, spalla a spalla, se necessario a calci e pugni. Le chiacchiere dei politicanti o le false opposizioni (vedi destre al soldo di Berlusconi) sono nemiche del popolo quanto, se non più, della banda Renzi. Oggi è stato solo il ‘primo attacco’ contro chi diffonde il verbo immigrazionista, serve gli interessi di Ong, coop e mafie varie. Oggi è iniziata la difesa dei patrioti contro il veleno di questi terroristi mascherati da giornalisti. Questi infami sappiano che non gli daremo tregua, li contesteremo ovunque. Boicotta De Benedetti, il Gruppo L’Espresso, La Repubblica, combatti il sistema”.

“I gruppi neonazisti e neofascisti possiamo scioglierli per legge” aveva detto il ministro della Giustizia Orlando dopo i fatti i Como, con la squadra di skinheads xenofobi in azione. E, dunque, perché non farlo? Ma subito! Immediatamente! Cosa si aspetta, quale occasione migliore?

Pochi giorni fa, all’incontro fiorentino “La nostra via”, organizzato da Libertà e Giustizia per ricordare la vittoria del no al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, Carlo Smuraglia, presidente emerito dell’Anpi, ha sostenuto: “E’ necessario un segno, da parte delle istituzioni dello Stato, di ferma condanna del fascismo in Italia. La parola antifascismo deve entrare in tutte le istituzioni. Occorre impegnarsi per uno Stato antifascista. Perciò la Costituzione va spiegata e dobbiamo insegnare ai cittadini ad amarla”.

Finiamola di lasciar correre, di minimizzare, di limitarci a censurare. Finiamola di indignarci solo per poter dimenticare più in fretta. E’ vigliaccheria questa. Gli assalti contro l’articolo 21 della Costituzione, contro la democrazia e la legalità, meritano risposta. La priorità è un serio impegno antifascista. Adesso.

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