Tomaso Montanari: Hanno violato la legge, Dario e Matteo arroganti

30 Maggio 2017

“Arroganti, questo sono Dario Franceschini e Matteo Renzi, la sentenza del Tar del Lazio sulla riforma del ministro della Cultura non fa altro che raccontarci questo una volta di più”.Tomaso Montanari, storico dell’arte, docente alla Federico II di Napoli, presidente di Libertà e Giustizia, non sente ragioni: “Hanno un’idea orrenda della democrazia”.

Chi ha sbagliato? Il Tar del Lazio o il governo?

Il governo ha violato la legge (che prescrive che per i posti di rilevante interesse nazionale, formula usata nel bando dei musei, sia obbligatoria la cittadinanza italiana), il giudice ora la fa rispettare. Direi che lo paghiamo per quello: il giudice, intendo.

È sciatteria o c’è del dolo? E, in ogni caso, quale delle due eventualità è peggiore?

C’è l’arroganza di un potere (quello renziano, naturale erede culturale di quello berlusconiano) che pensa che le leggi e le regole siano lacci inutili, e i giudici dei burocratici impiccioni. È una idea orrenda della democrazia, ripeto.

Come definirebbe la selezione dei dirigenti attuata dal ministero?

Indegna. Ispirata a far presto, a togliere di mezzo gli odiati soprintendenti, a scegliere figure di secondo piano che sarebbero state obbedientissime alla politica.

Qual è lo stato dell’Arte in Italia oggi?

Il patrimonio diffuso è allo sfascio, nel cratere del terremoto non si tirano su i monumenti, i nostri giovani “lavorano” come volontari, cioè sono schiavi senza diritti. Un disastro.

Che giudizio dà alla gestione Franceschini?

Rimpiango Sandro Bondi: almeno allora c’era una critica diffusa. Oggi il senso critico è subito marchiato come disfattismo, e Franceschini (il peggior ministro dei Beni culturali della Repubblica) gode di buona stampa. Ma il tempo, diceva Bernini, svela la verità.

Rimpianti per ministri, Sandro Bondi a parte, e anni precedenti?

Massimo Bray: non fu esente da errori e debolezze, ma il suo progetto era quello della Costituzione. Il patrimonio come strumento per il pieno sviluppo della persona umana. Se Renzi non l’avesse cacciato a pedate avrebbe potuto cambiare davvero lo stato delle cose.

Che consiglio darebbe a un giovane intenzionato oggi a lavorare nell’Arte?

Studiare come un pazzo, affilare il senso critico come una lama, non genuflettersi mai. Non andarsene, finché è possibile. E ricordarsi che l’arte non è un luogo dove fuggire dal mondo, ma è il più potente strumento per cambiarlo, questo benedetto mondo.

Il Fatto Quotidiano, 27 Maggio 2017

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