L’Italia s’è desta.
Ha vinto la Costituzione. Ha perso il plebiscito.
Ha vinto il popolo. Ha perso il populismo cinico.
Ha vinto la sovranità del popolo. Ha perso il dogma per cui non ci sarebbe alternativa.
Ha vinto la voglia di continuare a contare. Di continuare a votare. Ha perso chi voleva prendersi una delega in bianco.
Ha vinto la partecipazione, il bisogno di una buona politica. Ha perso la retorica dell’antipolitica brandita dal governo.
Ha vinto un’idea di comunità. Ha perso il narcisismo del capo.
Ha vinto la mobilitazione dal basso, senza mezzi e senza padrini. Ha perso chi ha messo le mani sull’informazione, chi ha abusato delle istituzioni senza alcun ritegno.
Ha perso Giorgio Napolitano: che avrebbe dovuto unire, e invece ha scelto di dividere.
Ha perso Matteo Renzi, con tutta la sua corte: ma solo perché hanno voluto cercare nello sfascio della Costituzione una legittimazione che non avevano mai avuto nelle urne elettorali.
Un presidente del Consiglio che si dimette perché ha intrecciato irresponsabilmente la sorte di un governo e la riforma della Costituzione. Rivelatore il suo discorso: Renzi non ha detto di aver sbagliato. Ha detto di aver perso (difficile dire il contrario).
Ma non hanno vinto la Lega, il Movimento 5 Stelle o la Sinistra. Hanno vinto tutti i cittadini. Anche quelli che hanno votato Sì: perché tutti continuiamo ad essere garantiti da una Costituzione vera. Che protegge tutti: e in particolare proprio chi perde. Chi è in minoranza. Chi non ce la fa.
E ora non raccontateci che l’Italia non vuole guardare avanti. È vero il contrario: l’Italia ha capito che questo non era un cambiamento.
Ha vinto l’Italia che vuole cambiare verso. Ma davvero.
E ora che succede? Succede che la Costituzione rimane quella scritta da Calamandrei, La Pira, Basso, Moro e Togliatti. Non quella riscritta dalla Boschi e da Verdini.
E succede che Maurizio Landini fa i cappelletti, il piatto della festa. Perché oggi è un giorno di festa. Per tutti: nessuno escluso.
Il campo da gioco c’è ancora. Da domani si gioca.
Huffingtonpost.it, 05 Dicembre 2016
29 marzo 2013-4 dicembre 2016
1346 giorni perché il Sovrano sventasse il tentativo di colpo di stato del presidente della Repubblica e di almeno due governi.
Si poteva fare prima.
il risveglio oggi e´ molto piacevole!
Italia, paese meraviglioso di un popolo sovrano!
Chiediamo al Parlamento di salvaguardare meglio la Costituzione, Carta fondamentale della convivenza civile, da scorribande presenti e future, rafforzando l´art. 138, e quindi sostituendo “approvate a maggioranza assoluta” con “approvate a maggioranza dei due terzi” dei suoi componenti.
Rimanendo la possibilita´ di richiedere il referendum oppositivo nei termini tuttora previsti.
Adesso possiamo ottenere questo!
Se condividi proponi Tu il messaggio al Comitato per il NO e ai costituzionalisti che che si son fatti carico di condurci a questa grande vittoria.
Saluti
Oscar
Un grande momento per la democrazia nel nostro paese. I cittadini, noi tutti ce l’ abbiamo fatta. Grazie a tutti coloro che si sono battuti per questo, grazie a Libertà e Giustizia, grazie al Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, grazie all’ ANPI, ai tantissimi Comitati per il NO, forse l’ Italia, nonostante i bonus, le mance, le lusinghe, le minacce, ha voluto voltare pagina. E adesso cappellini!
Grazie Tomaso per tutto quello che ha fatto in questi mesi, davvero. Per fortuna esistono ancora persone come lei.
Sono andata a dormire questa notte con lasensazione che adesso dobbiamo ricominciare da capo: ricostruire, ricucire un paese diviso, impegnarci per la formazione di una coscienza civica, di un senso etico, nell’educazione alla responsabilità personale.
Mi sento un po’ come penso si dovessero sentire nel 1946 dopo il Referendun Istituzionale.
Abbiamo detto di no a una proposta che ci avrebbe dato un Governo con il potere di prevalere sul Parlamento.
Adesso il nostro impegno deve essere quello di ricominciare dalle fondamenta.
Dobbiamo farcela
No, caro Montanari, lei è troppo generoso.
Noi sostenitori del sì abbiamo perso.
Non vogliamo essere dalla parte dei vincitori assieme a Berlusconi, Salvini, Le Pen (“in Italia ha vinto la libertà”) Casa Pound e fascisti vari, e soprattutto assieme ai pupazzi della Casaleggio Associati.
Questi sono stati i vostri alleati. Avete condiviso le loro tesi e al loro mulino avete portato acqua, altro che mistificazione come scrive Lorenza Carlassare.
Non vogliamo essere corresponsabili dei danni collaterali che la vostra vittoria produrrà.
Perché vede, la vostra battaglia per il no, in sé – ovviamente – rispettabilissima e nobile, poteva essere condotta diversamente, prendendo le distanze dai toni e dagli obiettivi degli altri. Non lo avete fatto, avete mescolato la vostra posizione a quella dei fascisti e dei grillini senza avere la dignità di distinguervi, e questo sinceramente mi dispiace.
Adesso vi aspettiamo fiduciosi alle prossime battaglie di legalità contro l’oscurantismo grillino, contro il loro conflitto di interessi che finora non avete visto né denunciato, contro la mostruosità costituzionale del loro essere politicamente diretti da una società con fini di lucro, contro le politiche antieuropee, contro la politica dell’insulto, dell’intolleranza e del disprezzo, contro il rifiuto dell’accoglienza ai migranti, quando il potere al governo incarnerà tutto questo.
Forse scoprirete che i vostri alleati in questa battaglia per il no in realtà la Costituzione la disprezzano e la nominano invano e che nelle loro mani è stata solo un pretesto per cacciare colui che, anche per voi, fino ad oggi è stato per voi l’unico obiettivo da abbattere.
Noi siamo i serial killer di democrazia, i travestiti morali, i menomati mentali, insulto grillino ai malati psichiatrici, di stampo nazista. Per parafrasare Calamandrei, la Costituzione è lì dove c’è un malato, e chi lo offende è un fascista. Nessuno di voi ha battuto ciglio. Nessuno.
Noi stiamo dalla parte dei perdenti, ma con dignità.
Chiedo a Di Battista se non sta cadendo nell’errore dei partititi politici dai quali vorrebbe distinguersi. Mi spiego: Pensare soltanto a costruire la propria organizzazione rendendola più appetibile dagli elettori, per costruire il proprio potere. Per fortuna vi siete battuti perché non venisse tradito lo spirito della costituzione, ma lo spirito non mi sembra essere quello che voi proclamate. Lo spirito costituzionale a me sembra essere che le forze politiche, che la costituzione denomina partiti abbiano la funzione di raccogliere, rielaborare, e riproporre per ridiscutere l’opinione dei cittadini al fine di trarne un programma di sviluppo positivo della società. Sieste nel vero quando rispondete che i partiti si sono rivelati capaci di fare ben altre cose che questo. Ma allora, quando Napolitano si permise come se gli fosse stato dato il potere di sovrano di bacchettare i politici per la loro incapacità di governare, cosa in realtà vera, ma spingendoli a eliminare i vincoli secondo lui esistenti nella costituzione che impedivano di governare, avreste dovuto rispondere che il sovrano è il popolo e che i partiti dovevano essere come tutte le attività umane esistenti nella società assoggettate a regole che ne definissero chiaramente la funzione e i vincoli economici organizzativi che ne permettessero l’esistenza migliore possibile. Invece non vi uniste all’ovazione degli altri ma non deste nessuna indicazione di come si sarebbe dovuta ottenere la governabilità volta al bene dei cittadini.
Spero che non tradirete anche le speranze che tanti cittadini e che formuliate come primo punto essenziale del vostro programma quello riguardante i partiti che rimangano tutti non per propria iniziativa ma per regolamentazione generale vincolati sia economicamente che politicamente a comportamenti corretti. Io ho provato a farne uno studio. Per quanto può valere è disponibile in http://docs.com giuseppe ambrosi https://docs.com/giuseppe-ambrosi-1/3487/attivita-dei-partiti-un-criterio-per-renderli compatibili con la buona società.
Il modello sociale svedese.
A che cosa serve l’uomo? In Svezia non serve a niente
Era il paradiso del welfare, la meta di ogni sogno di liberazione. Che cosa è successo alla Svezia? Nel suo ultimo documentario, l’autore di Videocracy Erik Gandini racconta un Paese in cui le persone vivono isolate, sempre più donne single scelgono la …
Quando si chiede ad un italiano dove vorrebbe vivere, molto spesso la risposta cade sulla Svezia. Anzi, sulla civilissima Svezia, come direbbe Checco Zalone. Ed in effetti ci sono molti motivi che portano a sostenere questa scelta, dalla popolazione educata, composta, sobria, al welfare state scandinavo (piuttosto scricchiolante, a dire il vero). Oltre alle avvenenti bionde, naturalmente. Devo però dire che ci sono anche degli aspetti che mi lasciano perplesso, e sarei curioso di conoscere la vostra opinione a riguardo, in particolare quella delle donne. Ecco alcuni dati sul sistema sociale svedese:
Il pilastro fondamentale del sistema sta in questo assunto: “Ogni individuo dovrà essere considerato come autonomo, non come l’appendice di qualcun altro. È dunque necessario creare le condizioni economiche e sociali che ci renderanno finalmente individui indipendenti”.
Da ciò è derivata una società in cui il 50% dei cittadini vive solo, ed 1 su 4 muore in solitudine. Anche la fecondazione è un atto da eseguire da sole, acquistando dello sperma online. Riporto dall’articolo:
Lo sperma in Europa arriva con corriere espresso, conservato in ghiaccio secco e pronto all’uso (vengono fornite delle apposite fiale/siringhe fai da te). I tempi di consegna vanno da 1 a massimo 2 giorni.Il prezzo va da 63 euro per 1 fiala/siringa ai 12mila euro per il “donatore esclusivo”. Si possono poi consultare i dati ex post, con le fotografie dei bambini, il loro – testuale – «profilo di intelligenza emotiva e il campione vocale». Si può pure scegliere – anche qui: testuale – la razza: caucasica, africana, medio orientale. Più della metà dei clienti della Cryos sono donne single.
«Ho pensato che fosse meglio avere un figlio da sola, ed evitarmi la fatica di trovare un partner», dichiara una donna.
In sostanza, il liberalismo svedese in materia sociale ha prodotto un’atomizzazione della società, in cui i cittadini sono di fatto entità aliene l’uno all’altro, che nascono soli, vivono soli e muoiono soli.
Cosa pensate di questo modello di società, che indubbiamente fa compiere dei passi avanti nell’emancipazione femminile? Ritenete che dovrebbe essere importato in Italia?
Cosa pensate di questo modello di società, che indubbiamente fa compiere dei passi avanti nell’emancipazione femminile? Ritenete che dovrebbe essere importato in Italia? Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua devèn, tremando, muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare. 4
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta,
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare. 8
Mostrasi sì piacente a chi la mira
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi no la prova; 11
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.
Potrei non aggiungere altro, però sono troppo allarmato per non continuare. Vedo che si sta sostituendo la società umana naturale con qualcosa di artificioso che non ci sarà più permesso nemmeno di chiamare umano. Siamo andati troppo avanti a sostituire le relazioni umane con regole, leggi e strumentazioni. Non ci sono bastati gli ammonimenti religiosi, aberrazioni contro natura di limitare il connubio fra maschio-uomo e femmina-donna riducendolo a solo strumento di procreazione. Ci siamo abituati a rispondere meccanicamente si o no a qualsiasi cosa. Tragicamente ci serviamo proprio di strumenti che ci permetterebbero di espanderci in tutto il mondo cioè di vivere in completa solidarietà con gli altri per invece utilizzare gli altri solo come strumenti per le nostre necessità. Ma questa faciloneria ci si ritorce in errori che procurano disastri. Questo ridurre a quesiti forzosamente semplificati problemi complessi che avrebbero bisogno di analisi approfondite come fa la natura con le sue risposte complesse funzionano come cortocircuiti che precedono l’esplosione.
La butto in politica perché la politica si dovrebbe interessare della società umana.
Evoluzione o involuzione della Democrazia Rappresentativa. Esempio in Italia.
Premetto che essendo poco preparato non credo di poter dare risposte certe, ma forse dopo tante tante disillusioni posso individuare situazioni per le quali ho dubbi di inadempienza che rese esplicite possano dar luogo all’inizio di una discussione costruttiva.
Il mio dubbio sullo situazione attuale investe l’inosservanza del principio della divisione dei poteri.
Ereditiamo dalle generazioni del passato che una comunità umana si attribuisce la qualità di Società quando i suoi componenti acquisiscono esprimendo l’adesione alla stessa il titolo di cittadini. Nelle società l’adesione avviene quasi sempre senza la necessità di una cerimonia ma attraverso risposte comportamentali a eventi scaglionati lungo le vicissitudini dell’esistenza. Cioè, secondo me, in modo pressoché naturale ogni individuo crescendo nell’ambiente sociale assorbe la cultura di cittadino e si adegua ad un comportamento compatibile.
L’ambiente sociale ha perciò, nel bene e nel male, un…
L’ambiente sociale ha perciò, nel bene e nel male, un peso significativo di influenzare ogni cittadino tutte le volte che interviene nella propria esistenza una relazione con gli atri.
Ad un lontano stadio di evoluzione dopo aver, per innumerevoli volte, constatato il maggior rendimento ottenuto nelle piccole comunità sociali in tante attività eseguite insieme (come la caccia, la difesa da un nemico, la costruzione di una dimora, ecc) quando si erano seguite le regole dettate dall’esperienza sotto la guida di un capo, questa divenne in successione abitudine, modalità di comportamento, gerarchia costituita, ….. forme di Stato via via adeguate all’avanzamento culturale e tecnologico raggiunto. Ma la trasformazione dello Stato da assoluto in democratico è ancora in divenire, perchè è necessario ma sicuramente non sufficiente aggiungere un aggettivo al nome.
Per ottenere evoluzione sociale positiva le istituzioni dello Stato devono proporsi di divenire uno strumento che faccia crescere la cultura dei cittadini in senso empatico di modo che ciascuno chieda e dia aiuto ai propri concittadini ritenendoli capaci e responsabili come se stesso.
Oggi, invece, le istituzioni si sono adattate ad essere un meccanismo usato dai più furbi, depositari di antiche abitudini, per vivere conservando il proprio stato di privilegio.
I pensatori sotto la spinta della democratizzazione si sono dedicati a progettare la struttura dello Stato prestando molta attenzione ad evitare che venisse creato un meccanismo del genere.
Il risultato fu che fosse necessario organizzare lo Stato osservando il principio della divisione dei poteri in modo da evitare che qualcuno o un insieme di persone fosse nella condizione in modo completamente autonomo
sia di stabilire le leggi (le modalità di comportamento),
che di controllare che i cittadini si attengano alle stesse perseguendo i trasgressori,
che di organizzare la comunità per sviluppare una situazione ambientale organizzata che renda possibile al cittadino di vivere secondo le regole.
In modo conseguenziale è scaturita la seguente divisione istituzionale dei poteri:
Il Potere Legislativo ha il compito di rendere l’insieme delle norme alle quali i cittadini si devono attenere coerenti con i principi naturali umani del vivere in società in modo che queste scelte si consolidino in crescita culturale dei cittadini e così della stessa società.
Il Potere Giudiziario ha il compito di osservare il comportamento dei cittadini rilevando la mancata osservanza delle leggi e di stabilire le modalità di correzione da imporre ai trasgressori attenendosi alle norme dettate dalle stesse leggi.
Il Potere Esecutivo pianifica ed esegue attenendosi a quanto indotto dai poteri precedenti tutto ciò che interessa la gestione della comunità.
Obiettivo da raggiungere è naturalmente la migliore vivibilità nella società.
Si sperava che questa suddivisione avrebbe avrebbe di fatto limitato il potere di ciascuna delle tre parti,…
Si sperava che questa suddivisione avrebbe avrebbe di fatto limitato il potere di ciascuna delle tre parti, impedendo gli abusi di potere.
Sembra proprio che non sia avvenuto, perchè?
Per darmi una risposta, riscontro che:
La forza e la zona dei due ultimi terremoti sono pressoché le stesse, ma:
Due mesi fa morirono 300 persone.
Oggi un morto per attacco cardiaco.
Che differenza c’è stata?
Le case abitate non sono molto diverse.
I soccorsi sono arrivati con la stessa prontezza, anzi oggi c’è stata qualche difficoltà per il cattivo tempo.
Secondo me ha giocato un ruolo decisivo, la consapevolezza del pericolo e lo stato di allerta per la continuità degli avvertimenti conseguenti dalle scosse di assestamento.
La storia italiana è costellata di avvenimenti drammatici; perchè gli stessi non hanno procurato un insegnamento simile a quanto riscontriamo oggi fra i due terremoti?
Approfondendo le motivazioni che sono intervenute sui cittadini che hanno subito a breve distanza di tempo per procurargli la consapevolezza e lo stato di allerta è facile dedurre che abbiano giocato i seguenti fattori:
1. La prossimità territoriale tale che il primo episodio aveva interessato la totalità delle persone che dopo poco sarebbero state interessate dal secondo.
2. La brevità del tempo trascorso che non ha permesso alle persone di quel territorio di ritornare alle consuetudini del trantran quotidiano privo della tensione di chi si sente in pericolo di vita.
3. Il contenuto comportamentale dei due punti precedenti viene rafforzato dalla frequenza degli avvertimenti per le scosse di assestamento.
Possiamo guardare al fenomeno che ho cercato di descrivere, come ad un flusso di emotività che induce comportamenti collettivi. Qualcosa di molto simile successe anche dopo la seconda guerra mondiale. Allora lo stato di tensione per essersi salvati si è conservato per tutto il periodo che servì ad ottenere la ricostruzione ed il rilancio economico e industriale. Ci fu anche il tentativo di mettere le fondamenta di una nuova impostazione di società libera e democratica.
Durante il periodo della ricostruzione secondo me è esistita una ulteriore divisione del potere di controllo che si è indebolita col passare del tempo. mi riferisco al potere dei cittadini uniti come un solo corpo per consapevolezza e stato di allerta.
La riforma che la politica propone è sbagliata perché trascura proprio il problema più importante che riguarda lo Stato inventare un criterio per fare crescere la consapevolezza e lo stato di all’erta dei cittadini. Questo è veramente un argomento da studiare.
Cercavo nei miei appunti qualcosa sulle banche e ho trovato i sggerimenti di Economia a costo marginale zero di Rifkin
Forse la mia quasi completa incapacità di essere integrato nella società umana così come è fatta, mi mette in una situazione di privilegio; infatti posso partecipare allo stato presente della stessa come se assistessi dal di fuori ad una commedia. Il comportamento degli attori, gli uomini mi appare in realtà molto strano: completamente alienato dai principi della vita che pure permettono la sua stessa esistenza. La commedia è veramente coinvolgente perchè si basa sulla contraddizione che tutti gli attori sono consapevoli che il proprio comportamento li porterà alla catastrofe ma si sono divisi in fazioni contrapposte fra le quali i fautori del cambiamento sono in netta minoranza e facilmente resi impotenti con la nomea di non badare al concreto, di sognare l’impossibile, di essere completamente fuori di testa. La commedia appassionante propone una trama fondata su un espediente che adatta i comportamenti umani a non tener presenti i principi della vita infatti; attraverso la propria cultura, ha sostituito gli stessi con l’invenzione del denaro. Il denaro dà la possibilità a ciascun attore di operare le scelte di ogni propria attività rimandando al domani quanto riguarda la sopravvivenza globale perchè il guadagno di denaro gli dà nell’immediato la possibilità di rifornirsi del necessario per vivere e, il farsene una buona scorta, lo illude di avere una garanzia di vita per il futuro.
La gran parte degli uomini si sta dedicando così a trasformare i beni vitali in denaro e il dramma sta nel fatto che per trasformarli li consuma e quanto più questi beni diminuiscono tanto più ciascuno spera di salvarsi accumulando ancora il denaro che si ottiene proprio dal loro consumo. La mia idea di oggi è la sintesi finale di una ricerca di soluzione alla questione della logica oggi vigente che presiede all’economia del mondo producendo situazioni di smisurata ricchezza per pochi e di miseria invivibile per moltitudini, ma, credo probabilmente, concludendosi con la catastrofe per tutti. Esprimo mediante slogan i punti salienti di quanto alla fine di un lungo percorso mi è caduto nella testa:
1) Globalizzare le idee (meglio naturalmente se buone).
2) Localizzare l’economia in ragione delle potenzialità di sostenibilità territoriale.
Il principio fondamentale di economia per qualsiasi organismo o insieme di organi è di utilizzare le proprie attività con il massimo rendimento, cioè ottenendo il massimo benessere con il minimo consumo di risorse. (basta, in vero molto poco, per ottenere da questa frase il significato opposto: Se nel consumo consideriamo solo le risorse che in qualche modo appartengono all’organismo medesimo e allo stesso modo il benessere, il rendimento calcolato (in vero falsato da dati sbagliati) può risultare molto maggiore di quando le stesse entità si riferiscano ad ogni cosa interagisca con l’organismo.
E’ indubbio che attualmente l’uomo utilizza impropriamente le tecnologie inventate molto spesso in contraddizione sia con i due punti precedenti che con il principio fondamentale di economia. Secondo me l’uomo tradisce in continuazione un principio di ragione che i maestri cercano di inculcare con tanta perseveranza nelle menti dei bambini delle classi elementari. Infatti li esortano a non sommare capre e cavoli, intendendo con ciò di non confondersi nell’attribuzione delle qualità alle entità da considerare nei problemi. Invece tutta la logica economica ha creduto di misurare e confrontare i beni esistenti mediante un’unità di misura, la moneta che riguarda il bene per la logica del mercato e perciò introduce nel calcolo del rendimento fattori estranei alla bilancia naturale fisica ed energetica; i fattori estranei diventano così, preminenti rispetto al consumo vero cioè di materie prime, energia e soprattutto dell’essenza stessa della vita. Si ritiene, forse in questo modo, di aver semplificato le modalità di calcolo mentre in realtà abbiamo un sistema che gira male basandosi su risultati che significano produrre e distribuire per ottenere il massimo del guadagno di denaro. Il sistema funziona così mentre abbiamo una tecnologia della rilevazione delle risorse e strumenti per il calcolo che permetterebbero analisi molto precise considerando la situazione dal punto di vista della collocazione e del consumo territoriale delle risorse fisiche e organiche reali. Il denaro invece di essere solo un indice per la gestione dei beni e cioè la trasformazione delle materie prime, il trasferimento e l’assegnazione dei beni elargiti ha usurpato la caratteristica di induttore di comportamento, per cui detta legge imponendosi per questo motivo con regole di salvaguardia dei suoi accumuli che raggiungono l’effetto secondario ma catastrofico di compromettere lo stato di salute della società e della vita sulla terra. Il criterio vigente non produce benessere ma riempie gli appositi depositi di denaro. Succede in realtà che calcoliamo il rendimento delle attività utilizzando i corrispettivi in moneta dei beni in gioco basandoci sul loro valore mercantile e in questo modo abbiamo tenuto e ancora teniamo fuori dal calcolo proprio i fattori più importanti per l’esistenza quali: l’aria, l’acqua e tanti altri principi vitali che adoperiamo a prezzo zero. Il denaro in realtà non possiede alcuna energia per produrre; è nel miglior dei casi un contratto sottoscritto e trasferibile, stipulato per eseguire attività di produzione o per trasferire i beni prodotti, nel peggiore per costringere chi è privo di beni necessari ad eseguire qualsiasi attività in cambio del denaro che potrà utilizzare successivamente per approvvigionarsi proprio dei beni che gli vengono offerti.
Prendiamo in considerazione il primo degli slogan iniziali. Nel lunghissimo periodo della storia la globalizzazione delle idee è avennuta con notevole dispendio di energie attraverso le relazioni conseguenti a lunghi viaggi frammisti a guerre sanguinose, mentre oggi la tecnologia moderna per la diffusione dell’informazione rende disponibile la possibilità di relazioni pressochè immediate e con minimo utilizzo di energia. L’attuale sistema si difende imponendo artificiosamente il pagamento di canoni per accumulare ancora denaro da queste attività, ma già i cosidetti esperti, specialmente delle giovani generazioni, bucano qualsiasi sistema di difesa e accedono senza pagare a quanto è disponibile sulla rete. Credo che i politici che guardano alle nuove tecnologie ancora dal punto di vista del grande affare frenino una evoluzione positiva ineluttabile che dovrebbero invece cercare di accellerare.. Il secondo punto è il completamento ecologico del primo. Economia locale significa produrre sul territorio quanto è necessario agli abitanti del territorio e perciò eliminare il più possibile i consumi energetici necessari a trasferire i prodotti dai luoghi di produzione ai luoghi di consumo. Quando le comunità di uomini che vivono in qualsiasi luogo della terra avranno la possivilità di accedere liberamente alle informazioni della biblioteca globale e la capacità di studiare per impostare soluzioni di maggior rendimento per i propri problemi locali, utilizzando anche al meglio quanto l’esperienza degli altri suggerisce, la società umana avrà innescato una modalità di vita con la prospettiva della continuità al proprio miglioramento. Due condizioni di partenza possono favorire l’innesco della evoluzione auspicata in precedenza, infatti l’aver diffuso in tutto il mondo oggetti tecnologici rende possibile il riciclaggio diffuso di materiali che si prestano a rinnovare la tecnologia producendola proprio nei luoghi dove dovrà essere sostituita, l’altro fattore da tener presente è l’esistenza di nuove capacità di utilizzare i materiali esistenti naturalmente in qualsiasi luogo, per produrre le nuove tecnologie. Poichè le attività consumano energia la stessa deve essere disponibile e utilizzabile dovunque; anche in questo caso si aprono buone prospettive che derivano dalla possibilità di costruire apparecchiature per l’energia rinnovabile in qualsiasi luogo con i materiali adatti ivi esistenti dislocandole per l’utilizzo (la produzione di energia utilizzabile) nel luogo stesso in cui sono state costruite. Rimane da considerare il problema che sicuramente è il più difficile da risolvere; Trasformare la moneta in un indice che serva a tenere sotto controllo i consumi di materie prime e di energia per fare in modo che la società si sviluppi secondo il criterio di sostenibilità e massimo benessere diffuso possibile.