Oggi una schiera di atei devoti, ardentemente razzisti, inneggia alle immagini del Natale. In nome della tradizione. Allora guardiamole.
Questa è una delle più antiche. È del VI secolo, è intagliata nell’avorio e fa parte della cattedra di Massimiano, vescovo di Ravenna.
Ci mostra due migranti. Sono in viaggio, stremati dalla fatica. Sono poveri: non possono permettersi due asini. Lui va a piedi. Lei è incinta: fecondazione artificiale. Eterologa.
Non troveranno nessuno disposti ad accoglierli. «Non c’era posto per loro nell’albergo» (Luca, 2, 7). Per loro: perché poveri, forestieri, migranti.
Perché Gesù sceglie di nascere come un immigrato respinto? Perché siamo tutti «forestieri e inquilini»: nessuno è «padrone in casa propria». «Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia: e voi siete presso di me come forestieri e inquilini», dice Dio nel Levitico (25, 23).
La tradizione del Natale è questa. Il resto, almeno oggi, è meglio dimenticarlo.
blogautore.repubblica.it, 25 dicembre 2015