Leggo di “accordi raggiunti” e di “ritrovata unità del partito”; ascolto stranita Bersani che esulta, sottolineando il “bel successo del PD”.
Confidavo che almeno voi della minoranza PD non foste disposti a piegarvi, ad accettare questo “contentino” – peraltro scritto in modo farraginoso e confuso – che non migliora per nulla nei contenuti (anzi, direi, non li rende nemmeno digeribili) di quella che è e resta una pessima riforma costituzionale, pericolosa nella sua combinazione con l’Italicum e suscettibile di incidere sulla forma di governo parlamentare, come illustri costituzionalisti hanno con chiarezza spiegato.
Una riforma che è un mix di populismo (niente stipendi ai senatori, minori costi, ecc.) e di antiparlamentarismo, la cui idea di fondo è che il centro della vita politica non debba risiedere nella rappresentatività delle assemblee parlamentari, ma nell’agire degli esecutivi.
Il PD ha risposto con una “gentile e interessata concessione”, perché i voti determinanti di Verdini fanno un po’ arrossire anche chi ha un viso di bronzo. Ma questa studiata mossa non può cancellare i mesi di spavalda arroganza, di disinvoltura nell’applicazione delle procedure, di umiliazione del dissenso che anche voi “minoranza” siete stati costretti a sopportare – fortunatamente non sempre silenti, ma spesso non sufficientemente tempestivi e incisivi – in un clima concitato di “emergenza permanente”, caratterizzato da aut-aut, minaccia di elezioni e da toni sprezzanti, che nulla hanno a che fare con la cautela e la ponderazione, con la promozione di un dibattito il più possibile ampio, aperto e diffuso sul tema delle riforme costituzionali; sempre ammesso e non concesso che per voi la Carta rappresenti l’identità del Paese.
Un grande Padre Costituente – Piero Calamandrei – disse (e la nostra Bonsanti lo ha ricordato) : “nella preparazione della Costituzione, il Governo non deve avere alcuna ingerenza…quando l’Assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del Governo dovranno essere vuoti”. Oggi, nella disattenzione generale, mentre si stava discutendo della riforma Renzi-Boschi, i banchi del Governo erano effettivamente vuoti (si riempiranno al momento del voto, per presidiare l’Aula); peccato che il ddl sia stato redatto dall’esecutivo; peccato sia stato scritto da un Governo che su quel testo ha messo la firma e poi ha portato via la penna. E prima aveva tentato di cucire anche le bocche, provando a sostituire i “dissidenti” in Commissione Affari costituzionali e bollando sarcasticamente come “gufi e professoroni” coloro che avanzavano perplessità e critiche alla riforma.
Di fronte ai frequenti “colpi di mano” e alle forzature continue – dai “canguri” alle “tagliole” – mi illudevo non foste disposti a rinunciare alla vostra cultura e storia politica e confidavo nel fatto che non avreste accettato di rinnegare un’idea in cambio di un misero “tornaconto”, non necessariamente personale, ma declinato in chiave di agibilità politica, forse promessa a quella parte minoritaria del PD che vi trovate a rappresentare. Il tutto in un clima da congresso permanente, ormai trasferitosi persino nelle aule parlamentari, che avvelena e intacca anche il dibattito su una materia così delicata quale quella costituzionale.
Perché ormai in questa lotta per il potere fine a se stesso non si risparmia più nulla e nessuno.
Ero certa non avreste ferito, piegandovi a uno scenario in cui è il Governo a governare la propria maggioranza, lo spirito di una Costituzione conquistata con il sangue dei partigiani – uomini e donne – accettando un’elargizione non sanante, calata dall’alto all’ultimo minuto da un improvvisatore tanto intraprendente, quanto privo di cultura e sensibilità costituzionali; una figura che davvero poco ha a che fare con la parte più nobile della storia del vostro partito.
Dispiace dirlo, ma dagli eredi di alcune delle forze politiche che scrissero quella Carta ci si sarebbe aspettati di più.
Mi scuso per l’ingerenza, dettata principalmente dalla sofferenza che in questi giorni sto provando, rendendomi conto di quanto siano fragili e indifesi i frutti più belli lasciatici in dono dalla parte migliore dell’Italia, quella – minoritaria, ma straordinariamente coraggiosa – che in anni bui seppe opporsi alla dittatura fascista e alla follia nazista.
Mi sono augurata fino all’ultimo che un’altra minoranza salvasse ancora la democrazia e invece voi – questa volta con assai meno coraggio – avete scelto di stare dalla parte sbagliata.
(*) Francesca Parmigiani è socia del Circolo LeG di Brescia, vice presidente dell’Anpi provinciale e consigliere comunale
Francesca Parmigiani:
dottore nel diritto, “giovane partigiana”, impegnata in politica dalla parte dei Cittadini. Ovvero tutto quanto fa di lei il prototipo di chi non può rassegnarsi all’amarezza pur profonda, all’analisi corretta, alla balbettante opposizione inefficace che viene posta in atto e programmata verso questa casta politica e il suo disegno che non possiamo accettare.
Soprattutto la “giovane partigiana” sa che la Resitenza per arrivare alla Liberazione, ha dovuto sferrare mille e mille attacchi duri e decisi e non limitarsi a restare nella trincea delle manifestazioni, appelli, raccolte firme, lettere aperte, petizioni, allarmi, commenti e lamenti, nella consapevolezza amarissima che i Costituenti all’articolo UNO hanno voluto sancire, non per caso, la SOVRANITA’ POPOLARE che nel tempo è stata declassata a mero intercalare offensivo.
Ebbene, non so se le è capitato di leggere su questi spazi le mie intemperanti proposte per un’azione attiva di esercizio della Costituzione da parte di quella Sovranità Popolare REALIZZATA, non solo enunciata, ma mi sento obbligato a fagliene pervenire il dettaglio presso il Consiglio Comunale di Brescia, affinche possa prenderne conoscenza completa ed eventualmente, se ne cogliesse le possibilità, attivarsi in quel senso.
Per un Paese migliore!
L’approvazione delle riforme costituzionali segneranno la fine della democrazia in Italia. In nessun paese dell’ occidente liberale e’ lasciato un tale potere all’esecutivo , mentre la rappresentanza parlamentare e’ del tutto svuotata. In Italia dobbiamo tornare alla camera dei fasci e delle corporazioni per trovare qualcosa di simile. Oggi e’ sempre resistenza ! Non sia solo un richiamo retorico…
Caro Perrotti,
resistere non basta! È indispensabile attaccare! Resistere vuol dire ritardare la fine, lasciare al rullo compressore il tempo di asfaltare ogni trincea, Costituzione compresa!
Sovranità Popolare Realizzata e Democrazia Diretta Propositiva/Impositiva su un Parlamento subalterno 2 volte in quanto suddito e delegato!
Ma se uno deve gnagnere, lo deve fare per forza in pubblico?
Non è meglio andare a lacrimare a Lourdes o da padre Pio?
Signora Francesca Parmigiani,
nel pieno rispetto della Sua posizione, fermo restando che niente è perfetto e tutto è perfettibile, ritengo che l’intesa raggiunta il 22-09-2015 sulla riforma costituzionale, abbia portato ad un buon punto d’arrivo, soprattutto considerando il pessimo punto di partenza. Detto ciò, fermo restando che quella del 2006 è stata doverosamente bocciata dai cittadini, ritengo fosse preferibile rispetto a questa.
In molti, mi piacerebbe in moltissimi, pensiamo e scriviamo le cose scritte dalla Parmigiani,. Ma perché non si riesce a trovare un “tribuno” capace di trasferire le idee e i sentimenti di amore per il popolo ed il paese dagli atenei alle piazze? Perché gli intellettuali di questo paese stentano a trovare il coraggio che rese grande Calamandei? Quale legittimo opportunismo impedisce ai nostri pensatori di adottare la strategia vincente per se stessi e per il paese? È ancora, cosa impedisce di strappare il primato della esclusivita della democrazia diretta dalle mani dei 5 Stelle per farne uno strumento di diffusione della primazia intellettuale ed etica di una nuova classe dirigente? In tutto questo crede chi ammira tanto l’autrice della lettera alla minoranza PD quanto tutti i liberi pensatori di casa nostra. Una volta tanto mi piacerebbe pensare che libertà e coraggio vadano di pari passo. Comunque vada, l’espressione del dissenso contro la mortificazione della Carta e dei principi posti a fondamento della nostra Repubblica parlamentare resta un passaggio fondamentale, perché unisce le anime laddove non si trova il modo di unire i corpi.