Ho letto con interesse il pezzo di Antonio Padellaro che invita tutti coloro (sempre meno) che esprimono una posizione non-renziana nel Pd a rimanere nel partito, costi quel che costi, per evitare di passare dalla Juventus a squadre di serie B. Il pericolo, per Padellaro, è la marginalità tipo Psiup.
Mi pare forzato il paragone tra le sorti della galassia socialista (nel bel mezzo) della Prima Repubblica e quanto accade oggi nella politica italiana, priva di riferimenti valoriali, capace di superare destra e sinistra (sport nazionale) per non collocarsi da nessuna parte e non rappresentare più nessuno. Ma non è questo il punto: per me è fondamentale il richiamo di Alessandro Robecchi, nella stessa pagina del giornale, quando – rispetto alle polemiche estive stainiane – sostiene che si tratti del “modo migliore per parlare d’altro, per spostare la discussione dalle cose vere a un piano aleatorio e teorico, dove vale tutto”.
Da questo punto di vista il problema di rimanere nel Pd per esercitare una funzione di contrasto e di moderazione rispetto al renzismo è già fuori tempo massimo: si è già votata due volte la riforma costituzionale, si è assistito all’approvazione con fiducia della legge elettorale, si è passati dal Jobs Act allo Sblocca Italia (votato da tutti, salvo ‘scoprire’ che si tratta di trivelle, inceneritori e autostrade), si è assistito senza colpo ferire a una serie di casi molto spiacevoli (da Alfano ad Azzollini), si è fatta un’alleanza con Berlusconi e poi il patto del Nazareno (e poi il ripatto), si è discusso – senza cambiare impostazione – delle franchigie per chi evade o truffa il fisco, si è dato il voto favorevole alla legge non sulla ma contro la Pubblica amministrazione, si è premiato l’impegno ventennale di Gasparri rispetto alla non-riforma della Rai, si è dimenticato Tsipras e sprecato il semestre europeo.
Certo, poi ci sono le note positive: una legge sulle unioni civili che se mai sarà approvata porterà l’Italia al livello degli altri Paesi europei di dieci anni fa e forse, grazie a ll ’impegno di parlamentari totalmente svincolati dal governo, si farà una legge liberale per la legalizzazione della cannabis. Certo, l’Expo non è stata un disastro, anche se si è perso il tema di fondo: la fame, il Mediterraneo, l’Africa e tutto quello che farebbe pensare a un ruolo dell’Italia sulla scena internazionale. Però Michelle Obama ha fatto da mangiare. Son cose.
Queste sono le questioni di cui parlare e tutte insieme rappresentano un’idea di società. Che chi sostiene, sostiene. Punto. E che piace a destra, tanto che il dibattito da quelle parti è come e quanto abbracciare il moderato Renzi per governare per sempre, nel partito della nazione centrista e centralista, tagliando le estreme e le articolazioni che ne conseguono. E non si tratta solo di Verdini, amico intimo, ma di molti altri.
In questo dibattito sulla sinistra, insomma, c’è una parola di troppo: sinistra.
E c’è anche una sottovalutazione di tutto ciò che quanto sta accadendo comporta per la politica italiana. Un fatto che non riguarda qualche punto percentuale, ma proprio tutto l’elettorato. Chi non vota più e chi non sa a che santo votarsi. Sulle ceneri del fu-centrosinistra italiano (bruciato più che rottamato) si può e si deve costruire qualcosa di nuovo: che parta da una diversa idea di Paese e da un programma scritto, da condividere e rispettare. Quanto può valere dal punto di vista elettorale una sfida del genere? Moltissimo. Certo bisogna provarci: rompendo lo schema che è già stato superato dai fatti sopra richiamati e rischiando, senza rete e soprattutto senza padroni. Cancellando – come si vorrebbe fare con i referendum – le cose sbagliate e progettandone di diverse, descrivendole e motivandole come non si fa più, tutti presi come siamo dalla polemica. Balneare anche quando non è stagione.
Il Fatto Quotidiano, 13 Agosto 2015
Ma quale sinistra il Pd è la scuola del carrierismo politico dilagante hanno permesso che un parolaio lo demolisse ed ora si rimane tutti insieme appassionatamente votando quello che chiede il parolaio pur di non perdere i vantaggi dati dalle elezioni
Il PD andrebbe sprangato x non lasciarne uscire nessuno.Chi è rimasto lì finora,votando tutte le indecenze che sappiamo e altre che nemmeno sappiamo,deve stare li e non altrove, dove verrebbe magari votato da qualche ingenuo che gli vede l’etichetta di sinistra.Gente che ha assistito passivamente e senza ombra di indignazione al plateale ingresso di B al nazareno(e Civati é tra questi)é degno di B e del suo partito-succursale: il PD.Personalmente non voterei mai un partito che contiene uno che ha votato x le larghe intese,ha omesso di difendere la Costituzione e ha trasformato la ‘sinistra’ in un vaso comunicante col partito di B. Il PD va sigillato e le chiavi buttate via: marciscano insieme alla loro ditta.
Questa concezione della politica che, di fatto, ha perso connotazioni e ideologie, tramutandosi in un’unico grande correntone di mestieranti, più o meno senza scrupoli, che danno l’imbarazzante impressione di essere attaccati più alle loro poltrone che al destino del Paese, è stata superata, o poco ci manca, dall’entrata in scena del fenomeno Movimento 5 stelle che, nonostante le incertezze e alcuni errori iniziali, sta dimostrando che è umanamente possibile fare politica con metodiche e finalità più attinenti al contesto storico odierno e a cui non eravamo abituati.
Ciò è quello che, senza giri di parole o giustificazioni sterili, con onestà intellettuale, si può e si deve constatare.
Quello che vedo nel futuro e, come del resto traspare anche dalll’articolo, un vero periodo di reale bipolarismo che vede, da una parte la fusione forzata degli attuali partiti in un unico grande fazione, o coalizione (?) di “centro”, e dall’altra un movimento popolare e laico, diciamo “progressista”, che se manterrà la propria coerenza, potrà aspirare a rappresentare una parte cospicua dei “nuovi” italiani.
Illustre prof. Civati,
se è vero che insistere a cercare di cambiare dall’interno il PD pare un’impresa impossibile, pare altrettanto impossibile provare per l’ennesima volta a mettere insieme la Sinistra.
E’ evidente dall’analisi dei flussi elettorali e dalle indagini demodcopiche (I. Diamanti dic. 14), che sia la politica come tale che all’interno di essa la Sinistra, abbiano perso ogni credibilità presso l’opinione pubblica. E per questo è facile intuire per la nuova entità una “soppravvivenza testimoniale” più che una presenza influente nel panorama politico.
Diverso sarebbe stato se avesse scelto di seguire la via tracciata da “Podemos”. E cioè: un gruppo di professori (di quelli che la politica ha emarginato da se e dalle istituzioni) che si offra non solo alla Sinistra, ma a tutta la Cittadinanza sofferente sia per problemi economico/finanziari che per la pessima qualità della democrazia, per guidarla fuori dalla palude e all’abbattimento della casta e di ogni altra lobby.
Perchè oggi non è più tempo di confronti ideologici destra-sinistra, consrvatori-progressisti, ma tra rigore morale e culturale e sottocultura e scorrettezza, tra eccellenza (ospite “naturale” nel Parlamento di un grande Paese) e mediocrità, tra orientamento al Bene Comune e gestione privatistica del potere.
Ma da lei, già contaminato dalla casta per la stretta convivenza a Montecitorio, non poteva scaturire un’offensiva definitiva verso quella stirpe.
Non resta che sperare nella “Coalizione Sociale” di Rodotà – Landini sempre che si decidano ad accelerare il loro incedere timido e incerto, verso forme e modi nuovi di pensare e fare politca, come suggeriamo da tempo e come siamo ben disposti a mettere a dispozione: Sovranità Popolare REALIZZATA e Democrazia Diretta Propositiva, per arrestare degrado e declino e avviare una stagione di progresso costante e continuo, anche se all’inizio sarà lento e faticoso.
Auguri per un Paese migliore!
Paolo Barbieri
Sempre in attesa di qualcosa che non c’è; e poi, se e quando c’è, fallisce miseramente. Arcobaleni, Ingroia, Civati, tutti coi greci, tutti con gli spagnoli, e poi Rodotà e Landini, ecc. ecc.
Un’accolita infinita di falliti, presuntuosi e inconcludenti.
Mai imparare a lavorare (umilmente!) con quello che davvero esiste, anche se di non pieno gradimento!
La responsabilità verso che ti ha votato non per andartene ma per partecipare è cosa evidentemente troppo pesante per l’amico Civati e per altri transfughi verso il nulla.
Meglio primo in una bocciofila che riserva nella Juventus …!
Che pena!
Sig “etrotta”,
becco e bastonato lo sono, ma anche contento e volenteroso mi consenta di non esserlo!
Nessuno si sogna di impedirle di esercitare tutta l’umiltà, ma più adatto il conformismo che l’umiltà è una virtù rara, di cui è portatore per lavorare con quello che davvero esiste, che sia Renzi o Berlusconi, Salvini o Grillo, poco importa!
E lasci ad altri di seguire la ricerca della propria via, pur fallace, ma non disgustosa!
Auguro anche a lei un Paese migliore di quello che sarebbe disposto ad accettare e per cui sarebbe disposto conformisticamente a lavorare!
Paolo Barbieri.
Signor Etrotta,
La disobbedienza, per chiunque abbia presente la storia, è la prima virtù dell’Uomo. E’ con la disobbedienza che si è progredito, con la disobbedienza e la ribellione. Se l’uomo ha fatto passi avanti è perché ha osato essere disubbidiente, ribelle ed immaturo mentre qualcuno predicava sobrietà, cautela e responsabilità.
Oscar Wilde