Barca: Uno su quattro è solo arena di scontri di potere. Dannosi, qui il partito non c’è”

21 Giugno 2015

ROMA. Nel Pd romano che non è «mai nato» perché somma di correnti, dove «la classe dirigente politico-amministrativa è occupata a raccogliere preferenze e ben pochi si occupano di analizzare le conseguenze della crisi della città», Fabrizio Barca (il “giudice istruttore”, come ironizza qualcuno nel pubblico della festa dell’Unità) dà le pagelle ai circoli in città e, su 110, ne boccia 40, 27 più gravi, 13 “rimandati”.

PD BarcaROMA. Nel Pd romano che non è «mai nato» perché somma di correnti, dove «la classe dirigente politico-amministrativa è occupata a raccogliere preferenze e ben pochi si occupano di analizzare le conseguenze della crisi della città», Fabrizio Barca (il “giudice istruttore”, come ironizza qualcuno nel pubblico della festa dell’Unità) dà le pagelle ai circoli in città e, su 110, ne boccia 40, 27 più gravi, 13 “rimandati”. Tramortito da Mafia capitale, nel mezzo della crisi dell’amministrazione Marino, il Pd della capitale si ritrova alla sua Festa su un inedito banco degli imputati, sotto il giudizio dell’economista al quale il commissario Matteo Orfini al suo arrivo, 6 mesi fa, aveva affidato il compito della “mappatura dei circoli”.

Il risultato è una relazione lunga e dettagliata, frutto di un lavoro certosino, spietata nelle conclusioni: Barca, affiancato dal suo gruppo di studio, dopo interviste e ricerche, individua 27 circoli che inserisce nella categoria del «potere per il potere ». Tra questi c’è il circolo di Torraccia vicino a Daniele Ozzimo, l’ex assessore alla casa della giunta Marino in manette dal 4 giugno; c’è quello di Vigne Nuove, che gravita nell’orbita di Mirko Coratti, l’ex presidente dell’Aula Giulio Cesare, arrestato nella seconda ondata dell’inchiesta sul Mondo di mezzo. E, ancora, ci sono quelli della Borghesiana e di Tor Bella Monaca, legati al deputato Umberto Marroni, più volte citato nelle intercettazioni pur non essendo indagato. E ci sono anche i circoli Aurelio e Casalotti, zone di influenza di Marco Di Stefano, fuori da Mafia Capitale ma accusato di corruzione in un’altra indagine della procura di Roma.
«Ma la mappa non riguarda né la legalità dei comportamenti degli iscritti, né la loro moralità – dice Barca a una platea di centinaia di persone che lo applaude – troviamo autolesionista il narcisismo etico». La mappatura riguarda invece «l’azione politica dei circoli». Dopo un questionario di 213 domande, con interviste non tutte gradite («Abbiamo litigato molto e non sono mancate neppure le situazioni in cui è apparso chiaro che la bandiera del Pd era stata appesa al muro e aveva ancora i segni delle piegature», dice Barca), emergono 6 tipologie di circoli in cui saltano agli occhi quelli «dannosi» e quelli che «pendono », dove «gli interessi particolari prevalgono- sottolinea l’economista – Il circolo è di qualcuno (monopolio) o è l’arena di uno scontro di poteri. Il partito è dannoso perché blocca il confronto sui contenuti, premia la fedeltà di filiera». Sui 27 individuati si dovrà ora esprimere Orfini e decidere se chiuderli. «Molte cose cambieranno nel Pd da lunedì», aveva annunciato nel pomeriggio il sindaco Marino.
In una relazione che segnala il boom del tesseramento nell’anno delle elezioni, il 2013 (+39%), e un crollo del 40% nel 2014, c’è anche qualcosa da salvare: 44 circoli con potenzialità positive, con 9 definiti «progettuali », i migliori, secondo Barca, quelli che «lottano», da cui prendere esempio perché «gli interessi generali vengono privilegiati rispetto a interessi particolari, costruendo progetti, coinvolgendo i cittadini». Gli altri si collocano nel guado, nè promossi a pieni voti ma nemmeno rimandati. «Ora non possiamo sbagliare», dice rivolto a Orfini.

la Repubblica, 20 giugno 2015

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