Roma. «Incontro utile per proseguire il confronto» anche se restano intatte le ragioni dello sciopero generale unitario del 12 giugno prossimo. La Fiom riassume così l’esito dell’incontro di Firenze in cui si è seduta al tavolo delle trattative, senza Fim e Uilm, con i vertici italiani della Whirlpool, la multinazionale degli elettrodomestici che ha dichiarato 2.060 esuberi su 6.600 dipendenti e la chiusura di due stabilimenti: quello casertano di Carinaro e quello torinese di None. Il sindacato di categoria della Cgil era rappresentato ai massimi livelli da Maurizio Landini. Intanto è gia convocato per il 9 giugno il nuovo tavolo presso il ministero dello Sviluppo economico.
«Abbiamo ribadito all’azienda la necessità di individuare soluzioni industriali in grado di garantire la continuità per i siti di Carinaro e None» e risolvere «la contraddizione tra le assunzioni previste nell’area di Varese e gli esuberi strutturali previsti in quella di Caserta», spiega il sindacato. Che riferisce come Whirlpool abbia «confermato la ricerca in corso su possibili soluzioni alternative alla chiusura per i due stabilimenti, dentro e fuori il perimetro Whirlpool». Per None, si starebbero valutando due offerte per rilevare la parte dedicata alla logistica, che occupa metà del centinaio di lavoratori dello stabilimento.
L’azienda conferma la buona impressione: «Sono soddisfatto della riunione. Per Whirlpool il dialogo continua» ha commentato Davide Castiglioni, ad per l’Italia della multinazionale Usa che si è dichiarata «dispiaciuta per la decisione di alcune sigle sindacali di non partecipare all’incontro».
Fiom, sindacato dialogante. Un «film» già visto, di recente, a Sant’Agata Bolognese, dove la chiusura dell’integrativo della Lamborghini, gruppo Volkswagen, firmato dal sindacato della Cgil, che lì esprime 17 delegati su 18 nella Rsu, ha propiziato la produzione del Suv (800 milioni di investimento e 500 assunzioni), insieme con gli incentivi e le agevolazioni per 80 milioni di euro messi a disposizione dal governo.
Difficile non vedervi un cambio di strategia di Landini dopo il colpo subito dalla Fiat che ha tenuto fede alla promessa di fare investimenti e assunzioni in Italia, in cambio della maggior flessibilità offerta dalle riforme del governo e dagli accordi firmati con gli altri sindacati.
Per il sindacalista che ha lanciato la «coalizione sociale» e che sta tentando la scalata ai vertici della Cgil, si trattava di abbandonare l’immagine dell’intransigente «signor no» per calarsi in quelli del sindacalista che fa accordi sul territorio. «Lotta e trattativa in questo momento devono andare assieme, per arrivare a un accordo accettabile» ha detto ieri.
A Landini non sfugge che nei prossimi mesi si giocherà un’altra partita che non può perdere, quella sulle regole della rappresentanza sindacale, che il governo potrebbe fissare in una legge, cambiando il corso degli eventi che in questo momento lo vedono in difficoltà nel tentare l’opa sul suo sindacato. Tornerà l’originaria e inedita sintonia tra Renzi e Landini, che era nata proprio sotto questi stessi auspici, e che è stata rotta dall’imporsi del Jobs Act? Qualcuno scommette di sì, e che nei prossimi mesi i destini dei due, che si sono incrociati a Sant’Agata Bolognese, torneranno a intrecciarsi.
Il Corriere della sera, 29 maggio 2015