Il piano antimigrazione approntato da Bruxelles e intercettato dal quotidiano Guardian è prettamente militare e quindi chiaro in ogni sua riga e intenzione dell’azione militare da avviare su mandato Onu. Meno chiara è la smentita dell’Alto rappresentante Mogherini riguardo all’intervento militare europeo in territorio libico che pare un infelice connubio tra la titubanza, la superficialità e l’aggressività che oggi dominano a Bruxelles e Roma. La pianificazione parla di operazioni aeronavali, d’intelligence, interdizione e attacco da condurre nel Mediterraneo, nelle acque, coste e terre libiche contro mezzi e flussi dei trafficanti di persone. Si prevede l’intervento di forze di terra, quindi sì: “anfibi sul terreno” a meno che si mandino soldati in mocassini firmati. L’intervento contro i trafficanti e le imbarcazioni comporta sicuramente combattimenti con le milizie locali e “danni collaterali”, ossia migranti innocenti, magari usati come scudi umani, che ci rimettono la pelle. L’ipocrisia di chiamarli danni collaterali può essere tradotta dal militarese (da un militare) in termini ancora più chiari: questi “danni” sono perdite previste e deliberate. Nel momento in cui si fa saltare un barcone sulla spiaggia con il dubbio che sia occupato da innocenti si decide di sacrificarli. Se si mandano truppe contro uomini armati qualcuno muore. Non è niente di casuale e non è collaterale, ma diretto. Il piano è pura tattica, prevede l’intervento in un solo tratto del Mediterraneo e in Libia che, a torto, si considera terra di nessuno. Non prevede di spingere l’intervento armato in profondità, nei luoghi di afflusso e smistamento tra i mercanti di schiavi. Non è disegnato per disciplinare il flusso proteggendo i migranti, semmai per dirottarlo altrove.
Si pensa di punire chi si occupa dell’ultimo tratto del viaggio e non i governanti degli stati che alimentano la violenza, la corruzione e la guerra creando le condizioni dalle quali vogliono fuggire i migranti. Eppure dall’Europa e dall’Onu ci si aspetterebbe qualcosa di veramente politico e risolutivo. Tant’è. Avanti coi carri!
la Repubblica, 14 maggio 2015