Bologna. «Lo devo dire con chiarezza: Libera non aderisce a nessuna coalizione per il semplice fatto che è un coordinamento di associazioni, più di 1.600. Ciascuna realtà è libera di aderire, di costruire i propri percorsi e fare le proprie scelte. Ma Libera non aderisce. Con Fiom ed Emergency noi collaboriamo. Gino Strada, Maurizio Landini, Cecilia Strada sono da anni amici per cui nutro stima e affetto». Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, e in questi giorni a Bologna per preparare la manifestazione del 21 marzo, “La verità illumina la giustizia”. E dice di non avere intenzione di scendere in politica, neanche con la coalizione sociale proposta da Maurizio Landini: «Libera deve restare fuori da questi giochi».
Don Luigi Ciotti, su alcune proposte, come il reddito di cittadinanza, Libera ha posizioni non certo neutre. Lo stesso Landini a Bologna il 21 terrà un seminario sull’argomento. Questo non si traduce in un’adesione alla coalizione sociale?
«In occasione di Contromafie abbiamo fatto un documento finale, per chiedere alla politica alcune cose e tra queste c’era il reddito di cittadinanza. Perché per noi è una questione profondamente legata alla dignità umana e alla libertà della gente. Chi è povero non è libero, chi non ha la casa non è libero, chi non ha un lavoro non è libero. Noi diciamo che c’è una relazione tra lotta alle mafie e diritti civili. Abbiamo mandato a tutti i capigruppo del Senato e della Camera queste conclusioni».
E come è andata a finire?
«Ci hanno risposto i SStelle. Noi li abbiamo incontrati nella nostra sede, a Roma, siamo disposti a collaborare con chiunque se l’obiettivo è di servizio alla collettività. Abbiamo detto loro: perché non unite il progetto di Sel, quello di una parte del Pd e il vostro? Dalla base è bello portare il proprio contributo».
La vostra partecipazione alla riunione di “battesimo” della coalizione sociale è stata comunque percepita come una forte vicinanza, anche solo a livello ideale, non è così?
«Non c’e adesione alla coalizione ma ai temi. La lotta alle forme di poverta, contro le ingiustizie, la lotta per il lavoro, per i servizi sociali, per la salute, è un impegno che ci deve coinvolgere tutti come cittadini. Io credo in questo, ho speso la vita per questo. Dopodiché incoraggiamo il governo a fare bene la sua parte».
Il governo però con la coalizione sociale appena nata sembra già ai ferri corti…
«Il governo non deve temere di essere stimolato e di confrontarsi. La coalizione sociale vuole essere uno stimolo e ben venga. C’è una sete, un bisogno di un rinnovamento che non perda per strada la dignità delle persone, i diritti al fianco dei doveri».
Se Landini domani dicesse che la coalizione sociale è un nuovo partito, che si candida alle elezioni. Libera ci sarebbe?
«No, no. Libera non c’è neanche nella coalizione, la mia vita è la lotta alla povertà, io faccio altro». La Chiesa deve restare fuori da questi ambiti, secondo lei?
«Amo una Chiesa che non è muta e inerte quando viene negato un diritto, uno non può tacere quando viene calpestata la dignità della gente, in un Paese dove è cresciuta la povertà relativa e assoluta, dove c’è il problema del lavoro e della casa. Io vivo da 50 anni con i poveri nel Gruppo Abele. Fa parte del mio impegno la lotta a tutto questo».
Nessun impegno diretto in un partito però…
«Per carità! Ma sai, tutti ti prendono un po’ per la giacca. Libera però deve essere al di sopra delle parti, fuori da questi giochi. Disposta a collaborare con tutti se l’obiettivo e di stare al servizio della collettività. Del resto l’unico che parla con chiarezza oggi è il Papa».
La Repubblica