Ha ragione Bersani, c’è un vero e proprio “silenzio dei liberali” sulla megaconcentrazione di potere editoriale che verrebbe a crearsi con l’acquisizione di Rcs da parte di Mondadori. Parlano scrittori e intellettuali, la cui voce è purtroppo inflazionata dalle raffiche di appelli, comunque tutti inascoltati, firmati negli anni più per atto di testimonianza che per contare davvero qualcosa (il peso degli intellettuali è davvero infinitesimo, quando si tratti di potere e di economia). Parlano molto meno politici ed economisti, ai quali le parole “monopolio” e “concorrenza” dovrebbero pur dire qualcosa, si tratti (come spiega bene Bersani) di libri tanto quanto di “pane, binari, fili elettrici o mutui”. Si capisce che a destra, dove la sguaiata concentrazione di potere mediatico di Berlusconi non ha mai destato particolare rincrescimento e dove di “liberali”, da una trentina d’anni, praticamente non c’è traccia, di queste cose importi ben poco. Ma colpisce che a sinistra, con poche eccezioni tra le quali, e ci mancherebbe altro, il ministro della Cultura Franceschini, dell’ affaire Mondadori/ Rizzoli si parli pochino, come se l’irresistibile declino politico di Berlusconi levasse drammaticità e interesse allo strapotere editoriale prossimo venturo della sua figliola Marina. E dire che la svolta renziana del Pd aveva lasciato intendere che la sinistra sarebbe diventata, appunto, più “liberale”.
la Repubblica