Diritto penale. La commissione Giustizia della Camera ha concluso l’esame del provvedimento sulla Tortura. Sanzione aggravata per il pubblico ufficiale

05 Febbraio 2015

Milano La commissione Giustizia della Camera ha approvato ieri il disegno legge che introduce il reato di tortura. Si sono infatti concluse le votazioni sugli emendamenti e il testo sarà formalmente licenziato per l’aula dopo i pareri delle altre commissioni. «L’impianto – spiegano Donatella Ferranti e Franco Fazio, rispettivamente presidente della commissione e relatore del provvedimento – è rimasto nella sostanza quello votato dal Senato, ma abbiamo meglio puntualizzato la norma recependo quasi letteralmente le indicazioni della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura».

Milano La commissione Giustizia della Camera ha approvato ieri il disegno legge che introduce il reato di tortura. Si sono infatti concluse le votazioni sugli emendamenti e il testo sarà formalmente licenziato per l’aula dopo i pareri delle altre commissioni. «L’impianto – spiegano Donatella Ferranti e Franco Fazio, rispettivamente presidente della commissione e relatore del provvedimento – è rimasto nella sostanza quello votato dal Senato, ma abbiamo meglio puntualizzato la norma recependo quasi letteralmente le indicazioni della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura».

Il reato di tortura, in pratica, resta reato comune (punito con la reclusione da 4 a 10 anni), ma aggravato con pene da 5 a 12 anni se commesso dal pubblico ufficiale: «Abbiamo seguito le raccomandazioni del Comitato Onu contro la tortura e quanto emerso nel corso delle audizioni, da un lato – sottolineano Ferranti e Fazio – marcando in maniera specifica gli elementi determinanti per il reato commesso dal pubblico ufficiale e dall’altro individuando gli elementi oggettivi e soggettivi della condotta al fine di evitare sovrapposizioni improprie con altre fattispecie, quali per esempio le lesioni personali gravissime o i maltrattamenti, che sono già punite dal codice penale».
Quanto alla condotta, il disegno di legge, che era già stato approvato dal Senato, ma ora è stato modificato dalla commissione Giustizia della Camera, sanziona chi provoca, in maniera intenzionale, a una persona a lui affidata o in ogni caso soggetta alla sua autorità, vigilanza o custodia, «acute sofferenze fisiche o psichiche per ottenere, da essa o da un terzo, informazioni o dichiarazioni, o vincere una resistenza, o in ragione dell’appartenenza etnica, dell’orientamento sessuale o delle opinioni politiche o religiose». Prevista anche l’inutilizzabilità delle dichiarazioni estorte con tortura.

Il Sole 24 Ore, 5 febbraio 2015

 

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