Zagrebelsky: “Renzi non è il tiranno, ma ignoriamo cosa accadrà poi”

15 Aprile 2014

DALLA riforma del Senato agli 80 euro promessi in busta paga per chi guadagna meno di 1500 euro al mese. Due promesse, appunto. Entrambe di Matteo Renzi, il “nuovo” che ieri il presidente emerito della Corte Costituzionale, Gustavo Zagrebelsky, ha assunto a paradigma dei Governi europei col «pilota automatico », che «hanno rinunciato a fare politica», che significa «compiere delle scelte». E non, ha sostenuto davanti all’affollata platea del teatro Gobetti per la presentazione torinese delle liste de «L’altra Europa con Tsipras», lasciare spazio «alla tecnica esecutiva, all’efficienza finanziaria» fino a rinunciare allo stato sociale. «Sembra che l’unica cosa da fare sia di mettersi in ordine riguardo ai conti pubblici — ha detto, allargando lo sguardo all’Europa, che dovrebbe essere “altra” — per rendersi terreno fertile per gli investimenti esteri».
Negli 80 euro di Renzi, pur specificando che «non sono da disprezzare», Zagrebelsky ci vede una «pezza». Di quelle che «i governi col pilota automatico » usano «per contenere il malessere» sociale. «La verità è che chiamiamo politica il rattoppo » ha precisato, davanti agli altri oratori, il sociologo Luciano Gallino, il professor Marco Revelli, il giurista Ugo Mattei, il capolista di Tsipras Curzio Maltese e la candidata torinese Alessandra Quarta.
Il giurista torna sulla questione delle riforme costituzionali annunciate da Renzi che nelle scorse settimane lo hanno messo al centro della polemica. «Renzi oggi non fa pensare al tiranno, ma domani e dopodomani… sono le istituzioni che devono valere per le generazioni — ha detto prima di cominciare la sua “lectio” — Bisogna essere molto cauti». In lui Zagrebelsky non vede un pericolo immediato, anche se «è un signore molto energico». Perché, dice, «non è tanto una questione di uomini, ma di istituzioni. Non credo che i pericoli della democrazia vengano da Renzi ma non sappiamo cosa ci attende». Il costituzionalista non chiude a una possibile riforma del funzionamento del Parlamento in senso monocamerale. Ma, spiega, «purché l’insieme sia ben equilibrato», frutto della «necessità di mantenere pesi e contrappesi che fanno sì che ci sia una garanzia per il pluralismo ». E a Renzi si rivolge, pur senza citarlo, quando rivendica il ruolo degli «anziani» nel poter criticare la politica e le scelte che si stanno compiendo in Europa: «Noi dobbiamo sottoporci alla critica dei giovani. Non vuol dire però che gli anziani debbano essere soppressi o rottamati».

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