Inizia oggi una settimana che potrebbe dimostrarsi decisiva per il Paese. Giornate che potranno incidere significativamente sulle vicende politiche italiane, non tanto per l’arrivo di Putin – che ha incontrato Napolitano, Papa Francesco, Prodi e Berlusconi – quanto perché, con il voto sulla decadenza di quest’ultimo, in programma per mercoledì 27 novembre, si apre un periodo di forte fibrillazione per gli equilibri politici. Il Governo, intanto, è chiamato già oggi al Senato a reggere la prova del voto di fiducia sulla Legge di Stabilità. Il 3 dicembre, poi, è atteso il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legittimità della legge elettorale (il famigerato Porcellum) e, cinque giorni dopo, domenica 8 dicembre, si celebreranno le primarie che con tutta probabilità porteranno Matteo Renzi alla guida del Partito Democratico.
In questo mare agitato, pieno di insidie e di scogli sotto il pelo dell’acqua, il Parlamento invece di esser chiamato a migliorare la manovra economica che, tra le richieste di Bruxelles e le esigenze drammatiche del Paese (recessione, deindustrializzazione, disoccupazione e servizi a rischio), ancora una volta sarà condizionato dalle vicende giudiziarie e personali di Berlusconi. Vicende che qualche effetto l’han già creato nel centrodestra, con il ritorno a FI e la scissione pilotata(?) del Pdl, e con le turbolenze nell’area del centro e “tanta voglia di lei” (la Dc). Possibile che il caro, vecchio centrosinistra – costruito intorno al Pd – possa restare intatto con tutte queste scosse di assestamento?
Per essere chiari e non passare da conservatori velleitari, forse, per una volta, dovremmo davvero guardare all’estero, all’Europa e in particolare alla Germania. A Berlino, infatti, le larghe intese che si stanno costruendo sono accompagnate da un dibattito serrato e teso a individuare le cose da fare. Da noi, invece, sembrano fondate sul non fare e sul tirare a campare. Sarà interessante, allora, vedere come questa operosa ignavia sopravviverà alle forche caudine di Mister B. da una parte, e di Matteo Renzi, dall’altra. Anche perché nelle loro mani giace il destino di quell’Articolo 138 della Costituzione e il messaggio lanciato da tanti cittadini alla manifestazione del 12 ottobre a Roma. Un prospettiva a breve, insomma, molto interessante ma non esattamente rassicurante…