Dopo l’Assemblea tenutasi domenica 8 settembre, Libertà e Giustizia, con larga condivisione di numerose associazioni e personalità, è stato approvato il documento “La via Maestra” ed indetta una manifestazione per sabato 12 ottobre, alla quale si spera intervenga una estesa massa di cittadini consapevoli dei pericoli da fronteggiare nell’immediato futuro, sia per l’indifferenza, ormai serpeggiante, di fronte alla politica, che soprattutto per alcune imponenti proposte di riforma della Costituzione.
Un corteo dovrebbe partire nel primo pomeriggio dalla Stazione Termini per raggiungere Piazza del Popolo verso le quindici, dove si riuniranno i relatori ed i manifestanti.
Oltre alla Presidente di Libertà e Giustizia, Sandra Bonsanti, sono previsti interventi di Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, don Luigi Ciotti, Maurizio Ladini e Gustavo Zagrebelsky, a segnare la levatura culturale e politica della manifestazione. Da loro attendiamo che facciano chiarezza e convincano gli astanti dei rischi che ora pare debbano fronteggiarsi.
E’ vero che sono previste numerose modifiche della Costituzione e che alcune di queste potrebbero non essere invise, ma è altrettanto vero che la prima delle riforme è quella su cui si addensano le maggiori critiche ed appare dotata di una carica quasi eversiva: la modifica dell’art. 138 della Costituzione.
L’Assemblea Costituente, con questa disposizione, delineò l’essenza stessa della Carta costituzionale italiana, delineandola come rigida. Nel senso che fosse – come del resto è nelle migliori democrazie – la legge delle leggi sovraordinata a tutte le altre. Infatti, è prevista una complessa procedura per operarvi qualsiasi mutamento: in particolare, ogni riforma della Costituzione può essere introdotta soltanto a seguito di due successive deliberazioni di ciascuna Camera, approvate a maggioranza assoluta dei componenti nella seconda votazione. Quindi deve essere sottoposta a referendum popolare (se ne facciano richiesta un quinto dei membri di una Camera o 500.000 elettori). Come noto, fu proprio un referendum che nel 2005 contrappose l’elettorato al Parlamento ed impedì l’entrata in vigore di riforme invise. La centralità della Carta – una delle migliori del mondo, necessaria per la sopravvivenza della democrazia italiana – merita di essere conservata e tutelata contro affronti o colpi di mano. Il primo passo per farlo è mantenere l’attuale sbarramento all’ingresso troppo facile di modifiche anche a raffica.
Rodotà, in un recente intervento sull’Unità ha spiegato il senso della manifestazione “i protagonisti <delle battaglie vinte> cercheranno di cambiare la politica italiana” usando la Costituzione. Questa, spiega Rodotà potrebbe essere travolta dalla riforma dell’art. 138 che: “è la regola delle regole e quindi non dovrebbe essere disponibile. Non dovrebbe essere modificata”. A chi obietta che la procedura di riforma costituzionale sia troppo macchinosa, l’illustre giurista risponde con fermezza: ”l’art 138 è una garanzia per tutti”. “Ci sono dei punti fermi che non vanno toccati perché appartengono alle garanzie democratiche”.
Auspico che domani vi sia larga partecipazione di pubblico che rappresenti un primo segnale di risveglio dei cittadini, quantomeno a difesa del principale baluardo del nostro Stato di diritto.