Stop al sovraffollamento nelle carceri. Stop alla “condizione umiliante in cui l’Italia viene a porsi dinanzi alla comunità internazionale per violazione dei princìpi sul trattamento umano dei detenuti” In un messaggio lungo 12 pagine, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, invita il parlamento a recepire le istanze legate alla necessità di riformare complessivamente il sistema giustizia ma, al contempo, ad agire in fretta per “ottemperare in tempi stretti” a ciò che dice la Corte di Strasburgo. Sì, dunque, all’indulto. E sì anche all’amnistia che potrà essere utile per i “reati bagatellari” .
“”Vi pongo con la massima determinazione e concretezza una questione scottante – scrive Napolitano nella lettera che Pietro Grasso al Senato e Laura Boldrini alla Camera hanno letto ai parlamentari -. Parlo della drammatica questione carceraria che va affrontata in tempi stretti. E’ necessario intervenire nell’immediato con il ricorso a rimedi straordinari”. Ed è qui che Napolitano arriva a citare prima l’indulto, poi l’amnistia, sottolineando però che “la perimetrazione della legge di clemenza rientra nelle esclusive competenze del parlamento”, con riferimento a reati particolarmente gravi, quale la violenza sulle donne. Tuttavia, “l’effetto combinato dei due provvedimenti, un indulto per pene pari a 3 anni, e un’amnistia su reati” di non grave entità potrebbe ridurre significativamente la popolazione carceraria e di “adempiere tempestivamente alle prescrizioni della comunità europea”.
Nel messaggio, Napolitano insiste sulla “perdurante incapacità del nostro Stato nel garantire i diritti dei detenuti in attesa di giudizio e in esecuzione di pena” fa sì che “viene frustrato il principio costituzionale del carattere rieducativo della pena”. E ancora: “L’Italia viene a porsi in una condizione umiliante sul piano internazionale per violazione dei principi sul trattamento umano dei detenuti”. E’ dunque “inderogabile” la “necessità di porre fine senza indugio” alla situazione.
Prima di citare l’indulto e l’amnistia, però, Napolitano ha tracciato altre strade perseguibili: strade che da sole non consentono di agire in tempi stretti, ma che pure vanno prese in considerazione: “Messa alla prova come pena principale”, con la possibilità di iniziare “da subito un percorso di reinserimento”; “pene limitative della libertà personale ‘non carcerarie’; e “riduzione dell’area applicativa della custodia cautelare in carcere”.
Si tratta del primo passo di questo tipo compiuto da Giorgio Napolitano nei suoi due mandati da presidente della Repubblica. Il messaggio alle Camere, infatti, riveste una rilevanza costituzionale di grande peso: è uno degli atti formali che la Carta consente al capo dello Stato per esercitare formalmente il proprio potere.
Già nei giorni scorsi, durante la visita al carcere di Poggioreale, il capo dello Stato aveva lanciato un invito che lasciava presagire la novità odierna: il parlamento – aveva detto – prenda in considerazione un provvedimento “di indulto o amnistia”.
Sono pochi i precedenti di messaggi alle Camere da parte del Quirinale. L’ultimo in ordine di tempo nel 2001, dodici anni fa. Fu firmato da Carlo Azeglio Ciampi, e aveva come argomento la necessità di garantire maggior equilibrio nel sistema dell’informazione e della comunicazione in Italia.