Si è conclusa domenica la tre giorni della scuola di formazione politica di Messina . Tanti i relatori “universitari” chiamati dalla coordinatrice Giusy Furnari Luvarà, che hanno una storia di impegno civile come Nando Dalla Chiesa, Giovanni Bachelet, Graziella Priulla ed altri: tutti hanno parlato della cultura come primo strumento a difesa della democrazia. Leggi anche il report del circolo di Messina e guarda le foto della scuola
Si parla di politica e avviene il miracolo: nella sala ci sono i giovani.
E’ successo nell’ultima edizione della Scuola nazionale di Politica di Libertà e Giustizia, un week end di approfondimenti sui temi di cultura politica, che si è tenuta per la prima volta al Sud, a Forza d’Agrò, grazie alla determinazione del Circolo LeG di Messina.
“Tutti parlano di partecipazione – dice Rosaria, 26 anni laureata di Messina – e anche noi vorremmo partecipare, ma dove? come? per fare cosa? Nei partiti la partecipazione è una farsa. Un giro di microfono se tutto va bene per far sfogare i quattro gatti che sono presenti e poi le decisioni le prendono altri e ci passano sopra la testa”.
“Io al Liceo – fa una altro ragazzo, ai primi anni dell’università – ho fatto le esperienze politiche più belle, perché lottavamo per migliorare la nostra scuola. Magari erano obiettivi piccoli, ma vedevi che l’impegno di tutti alla fine cambiava le cose. Ecco, per me è importante che gli obiettivi siano chiari e condivisi, per centrarli insieme”.
“A Reggio Calabria da dove vengo – racconta un’altra ragazza – stiamo faticando molto con la nostra Associazione “Addio pizzo”, ma vediamo che poco a poco la gente ci ascolta e i comportamenti cambiano. La credibilità ce la siamo conquistata con il nostro volontariato politico, facendo cultura politica, ma soprattutto dando coraggio, senza chiedere poltrone”.
Tanti i relatori “universitari” chiamati dalla coordinatrice Giusy Furnari Luvarà, che hanno una storia di impegno civile come Nando dalla Chiesa, Giovanni Bachelet, Graziella Priulla ed altri: tutti hanno parlato della cultura come primo strumento a difesa della democrazia.
Quando è toccato a me, ho invitato tutti – soprattutto i giovani – a riappropriarsi della “parola pubblica”, per trasformare l’esigenza di buona politica in “onestà organizzata”.
Dobbiamo ritrovare la forza per parlare in pubblico, per scrivere ai giornali, agli intellettuali, ai partiti, agli ambasciatori. Insomma, per “esporci”, perché i partiti senza un’opinione pubblica esigente non funzionano.
E tradiscono il loro fondamentale ruolo costituzionale di elaborazione democratica degli indirizzi del Paese. E diventano luoghi noiosi per chi ha ideali da tradurre in fatti e infestati da cordate principalmente dedite al gioco delle carriere. Possiamo cambiare i partiti solo se cambiamo gli elettori. Solo se si diffonde tra i cittadini la cultura politica e diventa consapevole esigenza di cambiamento.
All’uscita dal suggestivo Convento Agostiniano restaurato guardo il panorama mozzafiato.
“Quando c’è aria pulita – mi fa uno del luogo mentre fuma – si vede tutto, fino allo Stretto. Ma l’aria pulita, qui in Sicilia – mi dice con il tono sornione di un Montalbano – ce la dobbiamo guadagnare”.