Onida: così torna la Convenzione e si allontana la legge elettorale

Letta e il ministro Quagliarello delineano dall’abbazia di Spineto la road map delle riforme costituzionali. L’idea è quella di un doppio binario, da una parte la Convenzione da istituire con legge costituzionale, dall’altra una commissione di esperti esterni. La Convenzione sarà un organismo composto dai parlamentari che fanno parte delle Commissioni affari costituzionali di Camera e Senato, presieduti dai due presidenti Sisto e Finocchiaro. Il presidente emerito della Corte Valerio Onida, ci spiega che per istituire la Convenzione andrà approvata una legge costituzionale in deroga all’articolo 138. Il professore individua due problemi di merito. Come già ribadito nel documento conclusivo elaborato dai saggi nominati da Napolitano, è essenziale che non ci siano leggi uniche, come successe al tempo della bicamerale presieduta da D’Alema o quella presieduta da Calderoli, ma che ci siano leggi su singoli temi da sottoporre a singoli referendum. Altro pericolo da evitare quello del semipresidenzialismo, cavallo di battaglia del centro destra ma a cui non sono insensibili molti esponenti del Pd. L’Italia deve restare una repubblica parlamentare, altro suggerimento scaturito (a parte Quagliariello) dal documento dei saggi. Infine la legge elettorale, su cui le idee all’interno della maggioranza sembrano contraddittorie. Infatti, se da una parte il premier assicura che il superamento del Porcellum sarà immediato, sia il capogruppo Pdl al Senato Schifani che lo stesso Quagliariello, dicono che che “la riunione ha confermato all’unanimità che la riforma della legge elettorale venga dopo le riforme costituzionali, perché col sistema bicamerale perfetto non esiste una legge elettorale che consenta una maggioranza omogenea alla Camera e al Senato”. Onida si augura invece che venga fatta una vera e propria battaglia per avere da subito una legge elettorale provvisoria, ripristinando il Mattarellum con doppio turno (¾ uninominale e ¼ proporzionale) ma senza scorporo.

3 commenti

  • portare a 18 anni il limite degli aventi diritto al voto per il Senato, che cosa comporterebbe?

  • Siccome la “Costituzione è quella cosa che i popoli si danno quando sono sobri a valere per momenti in cui saranno ubriachi” ed in questo momento il popolo italiano e sopratutto la classe politica non molto poco sobri, non permettiamo che ci imbarchino una riforma costituzionale prima della nuova legge elettorale.
    Prima la nuova legge elettorale – come già richiesto da più di un milione di persone!

  • Nascerà la Convenzione per le riforme. Ha titolo per riformare la Costituzione l’attuale Parlamento che, costituito in gran parte di indagati, pregiudicati e analfabeti di andata, gode la fiducia del 7 per cento della popolazione (Ilvo Diamanti)? Non avendo dimostrato la volontà di eliminare dall’ordinamento le numerose norme incostituzionali, sarà in grado di riformare la Costituzione nell’interesse generale? E soprattutto, la tutela giurisdizionale dei diritti, per la maggior parte dei cittadini rimasta sulla Carta, sarà resa più efficiente o scomparirà del tutto?

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