Le norme per le primarie per selezionare gli aspiranti parlamentari del Pd stanno facendo le prime vittime. A meno di deroghe, saranno esclusi dalla corsa sindaci come Piero Bisinella (Leno) e Michele Orlando (Roncadelle). Intanto è corsa contro il tempo per raccogliere le 300 firme necessarie. In campo, fra gli altri, Alfredo Bazoli e Carla Bisleri.C’è tempo solo tre giorni, a cominciare da oggi, per raccogliere le firme. Perché le norme che regolano le primarie per scegliere i parlamentari decise dal Partito democratico prevedono che una candidatura debba essere sostenuta da un numero di firme pari al 5% degli iscritti al partito. Questo significa che a Brescia servono 315 firme per «lanciare» ogni candidato. E devono essere firme di iscritti del Pd. Zero firme invece per i parlamentari che si ricandidano. Ma le regole dettate dal partito nazionale prevedono anche che non possa candidarsi il sindaco di una Comune che superi i 5000 abitanti e che, se vuol proprio farlo, debba chiedere una deroga al comitato elettorale nazionale.
È stata, questa, una sorta di doccia fredda per molti esponenti del Partito democratico che a Brescia avevano preso in considerazione l’idea di mettersi in gioco. Le regole dettate dal centro hanno rimescolato il quadro, così come si era delineato, delle possibili candidature. Niente di nuovo per i parlamentari uscenti, il senatore Guido Galperti e l’on. Paolo Corsini, deputato, che hanno già deciso di candidarsi alle primarie e che sono esonerati dal dover raccogliere le oltre 300 firme. E se il terzo parlamentare bresciano, l’on. Pierangelo Ferrari, ha già detto da tempo che non si ricandida, i problemi sono nati invece per due sindaci che erano pronti a scendere in campo: Michele Orlando, sindaco di Roncadelle, comune con un numero di abitanti oltre la soglia dei 5000 e Pietro Bisinella sindaco di Leno e segretario provinciale del Partito democratico.
Dire che non condivide le regole capestro per i sindaci è dire poco: Bisinella boccia la regola come «ingiusta e sbagliata». I sindaci «sono portatori di voti» dunque il partito dovrebbe favorire invece che ostacolare il loro impegno e «in più sono persone che già hanno un’esperienza amministrativa». Bisinella ricorda che il testo unico degli enti locali mette il limite dei 20mila abitanti, una bella differenza dai 5.000 previsti dalle regole per le primarie: «Se è così — anticipa — chiedo la deroga, perché voglio fare le primarie».
Rientra nel limite del numero di abitanti Paderno Franciacorca che ne ha meno di 5000. Nessun problema quindi per il sindaco Antonio Vivenzi, che potrebbe candidarsi al Parlamento. Per il Parlamento si candiderà certamente Alfredo Bazoli, consigliere comunale del Pd in Loggia, renziano come Vivenzi.
Bazoli ha deciso di presentarsi alle primarie, da oggi raccoglierà le firme, mentre per Vivenzi, coordinatore provinciale dei comitati pro-Renzi, potrebbe aprirsi un’altra prospettiva, quella di essere in lista per la Regione Lombardia insieme ai consiglieri uscenti Giambattista Ferrari e Gianantonio Girelli (che il partito ha già deciso di ricandidare) e a Paolo Pagani, responsabile del dipartimento lavoro del Pd bresciano e neocandidato al Pirellone. Vivenzi deciderà su cosa puntare, se Roma o Milano, in tempi forzatamente brevi. Tra i possibili candidati al parlamento, come espressione della Valcamonica, anche Pierluigi Mottinelli, consigliere provinciale in Broletto che potrebbe però scegliere anche la strada della candidatura alla Regione Lombardia, come pure il sindaco di Ponte di Legno Andrea Bezzi. Sul fronte femminile sono pronte a candidarsi per il Parlamento e a presentarsi alle primarie Carla Bisleri, direttore della Fondazione Collegio Universitario, consigliere comunale del Pd a palazzo Loggia, ex assessore alla pubblica istruzione nella giunta di centrosinistra del sindaco Paolo Corsini; Laura Parenza, membro dell’esecutivo e della direzione provinciale del Pd, consigliere provinciale in Broletto dal 2009, consigliere comunale dal 2003 al 2008 con la giunta Corsini in Loggia. Tra le candidature «rosa» ci sarebbe anche quella di Marina Berlinghieri assessore al comune di Pisogne e Giovanna Benini, consigliere comunale a Caino. Ma non manca un forte scontento nella parte femminile nel partito: non sono poche le donne che hanno rifiutato la proposta di candidarsi, convinte di essere destinate solo a «far presenza», per via delle «quote rosa» introdotte per legge.
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