L’ Appello ai Siciliani fu redatto la notte della strage di Borsellino e della scorta. Il 19 luglio del 92. Dopo un inutile vertice di ministri e vertici istituzionali in Prefettura, incontro che poi ebbi modo di definire come “un venedì santo celebrato da miscredenti”, a Palazzo d’Orleans tenni la prima riunione del mio governo eletto da pochi giorni, sull’ondata di indegnazione ed emozione prodotta dalla tragedia di Falcone, di sua moglie e della scorta. Fu da questa strage che per la prima volta in Sicilia fu possibile determinare un’iniziativa congiunta della sinistra cattolica e dei post comunisti, come segnale di una ripresa forte, capace in qualche misura di ri-iniziare un percorso di cambiamento difficile, spaventosamente difficile, ma asssolutamente necessario. Ripercorsi con i colleghi la storia più recente della regione: il senso dell’omicidio Lima, un regolamento dei conti, che non era riuscito attraverso i suoi referenti romani a impedire il buon esito del maxi processo; il delitto del procuratore Scopelliti, che per la prima volta in Cassazione riusciva a determinare un consenso sui risultati giudiziari del pool antimafia…e altro, molto altro, andando indietro tra delitti eccellenti ed enfatizzazione delle azioni mafiose, praticamente senza contrasto. Tra indifferenza, assuefazione, oblio.
Ne venne fuori l’idea dell’Appello ai Siciliani tutti, a rileggere se stessi, in un grande momento di autocoscienza, abbandonando le litanie dei giustificazionismi, del destino crudele, e ad inaugurare, a cominciare dalla politica e dal governo, una nuova insolita resistenza , per un processo finalmente di reale e visibile cambiamento civile…altrimenti, si diceva, il sacrificio dei nostri poveri eroi ammazzati dalla mafia prché volevano rendere ” gentile il destino della nostra terra” resterà inutile. A parte la ripetitiva liturgia delle lamentazioni e commemorazioni…
Appello ai siciliani
Una nuova strage colpisce la Sicilia, già tante volte dilaniata da un potere segreto che non conosce altro linguaggio se non quello della rapina e della morte. Ancora una volta avvertiamo, assieme a un dolore inconsolabile, l’evidenza di una verità che non conosce sfumature: noi siamo prigionieri della mafia ed essa controlla la nostra schiavitù con la ferocia di un aguzzino sanguinario. Non bastano più né le parole di cordoglio né le dichiarazioni di buoni propositi. La cecità e la viltà di certi politici, gli squallidi interessi dei faccendieri, la connivenza di corrotti e di miserabili ci ha tolto ogni dignità umana e noi ci sentiamo ora come in gabbia. Non bastano più né le parole di cordoglio né le dichiarazioni di buoni propositi. Ora è tempo di riconoscere le nostre responsabilità storiche, di Siciliani; di chiamare alle sue – gravissime – lo stato italiano; di denunciare i poteri occulti nazionali e internazionali; di snidare e isolare tutti i numerosi collaborazionisti della mafia che si annidano nella politica, nella burocrazia, negli affari e nella società. Ora è tempo di fare politica per i bisogni reali, per la verità, per la qualità del nostro presente e del nostro futuro. E in queste direzioni il governo regionale intende assolvere i suoi doveri più rigorosi. Ma è anche tempo di chiedersi se i Siciliani siano un popolo; se questo popolo – troppo a lungo oppresso – ha l’orgoglio e la dignità dei veri popoli. Ora è tempo di dimostrare che siamo o possiamo essere solidali quanto basta per compiere il nostro diritto e il nostro dovere di popolo: quello di inaugurare una vera resistenza contro l’usurpazione mafiosa. Ognuno di noi è dunque chiamato a collaborare perché sia reso gentile il destino della nostra terra, della nostra vita, della vita dei nostri cari e dei nostri amici. I nostri poveri morti ammazzati si onorano soprattutto con un vero e proprio risorgimento siciliano, occasione storica perché la nostra splendida terra, ricca di intelligenza e di affetti, sappia infine concepire e vedere all’orizzonte il bene civile della libertà. Ma nessuno ci libererà mai abbastanza, neanche i nostri poveri eroi, se non faremo una lotta popolare di liberazione dalla mafia, dai suoi complici e dai suoi ispiratori. La nostra resistenza dovrà essere intelligente e inesorabile, poiché dovrà misurarsi con l’astuzia dell’avversario e sfuggire alle sue reazioni violente. Ma nessuno ci salverà da un costante pericolo di morte e dalla progressiva desolazione, se non saremo solidali nel tentare di scoprire, isolare e catturare i nemici della nostra libertà. La resistenza alla mafia, più che un dovere, è un diritto di vita. Non più eroi – poveri, carissimi, indimenticabili eroi morti – ma un popolo che prepari la sua grande fuga da una schiavitù ingiusta e umiliante. Un intero popolo che sa risorgere alla vita civile.
Giuseppe Campione, Presidente della Regione
Palermo 20 luglio 1992
Testo redatto con Michele Perriera
* l’autore è ex presidente della Regione Siciliana e socio di LeG Messina
Forse sarebbe pure il caso di fare un appello a Napolitano, visto il momento poco opportuno, leggi antipolitica dilagante, per sollevare un conflitto di attribuzione contro la Procura di Palermo.
Al di là della fondatezza o meno del conflitto sollevato, infatti, un Presidente della Repubblica dovrebbe avere il dovere di “apparire” immune da sospetti.
Come molti democratici, sono frastornato. Quanto sta accadendo, e mi riferisco a quella che è evidentemente una guerra tra la magistratura e lo stato (rappresentato, tra l’altro, da quello che dovrebbe essere il garante delle istituzioni), rende evidente, mi pare, al di là delle prove “provate” che esso Stato, e non alcuni apparati deviati, fu il mandante dell’omicidio Borsellino per chiudere definitivamente l’indagine sulla contrattazione che vi fu tra alcune alte cariche dello Stato e la Mafia con lo scopo dei ministri di allora di salvare la propria pelle mandando a morte un “servitore dello stato”. Mi ricorda l’omicidio Matteotti con la differenza, paradossale, che almeno allora vi erano una dittatura ed un dittatore che per salvaguardarsi erano dichiaratamente disposti a tutto, mentre per Borsellino il mandante fu uno stato ipocrita che ora ha la pretesa di dirsi democratico. No c’è da temere, inoltre, che Monti, come accadde altre volte nella nostra storia, venga dotato di speciali poteri, non si vada alle elezioni e di fatto ci troviamo in una dittatura? Tutto questo per lo spread?
L’APPELLO AI SICILIANI è di straordinaria attualità. Dalla Sicilia è sempre iniziato il risorgimento dell’ Italia. Dovete , dobbiamo resistere e fare appello al presidente della repubblica per chiedere la GARANZIA CHE IL DIRITTO COSTITUZIONALE DI VOTARE SIA INDEROGABILE. altro che problema delle intercettazioni! Il voto è stato molte volte anticipato in italia, ma mai posticipato. Se non in caso di GUERRA ( prima guerra mondiale). Forse siamo in STATO DI GUERRA CONTRO UN NEMICO INTERNO? O forse lo SPREAD e il DEFAULT impediscono il voto. ? Uno dei padri del costituzionalismo italiano , Arturo carlo jemolo, proponeva di chiamare al voto anticipato in caso di gravi squilibri di bilancio. Qualcuno pensa che si debba fare il contrario? Benissimo. Basta che lo dica. Ma a voce alta e a tutti gli italiani.
Attenzione ! Se slitta il voto in Sicilia , perché non potrebbe slittare anche il voto politico del 2013, sinché il governo in carica non riesca ad avere quel 20-25% che gli potrà consentire di governare “democraticamente” gli Italiani con un sanissimo premio di maggioranza?
Umberto Baldocchi
Lucca
Come si può continuare a chiamare democrazia uno Stato demagogico, uno Stato in cui non c’è giustizia, uno Stato in cui paga la persona per bene, uno Stato non Stato che ha fatto uccidere chi voleva la verità ad ogni costo pur sapendo che rischiava la vita. Sono passati 20 anni e la giustizia ” ingiusta” NON HA VOLUTO trovare i colpevoli. Uno Stato degno di questo nome non avrebbe permesso tutto ciò; siamo alla mercè di chiunque sale al potere -RIBELLIAMOCI – una volta per tutte!!!!! So che la ribellione porta sventure, lutti, ecc. ecc. non esiste un altro modo per salvare la nostra Patria, i nostri nonni, al fronte, hanno combattuto per la libertà e noi cosa facciamo? Rendiamo nullo il sacrificio di chi ha generato la nostra famiglia, ci crogioliamo in attesa di……NON DOBBIAMO ASPETTARE OLTRE!!!!!!! ORGANIZZIAMOCI.