Appelli, post, lettere e preghiere. Cresce l’attesa per la decisione della Corte

UNA occasione. Per riavvicinare i cittadini alla politica. Per riattivare e rafforzare la partecipazione democratica. La decisione della Corte Costituzionale sull’ammissibilità del referendum abrogativo del Porcellum, è sempre più attesa. E se in rete il dibattito è costante, sono tanti i gruppi e le associazioni che in queste ore indirizzano lettere e appelli alla Consulta. Da Libertà e Giustizia ad Articolo 21, passando per i finiani de Il Futurista. Un fronte che spera nel sì della Corte. Perché la legge elettorale firmata da Roberto Claderoli è “una fonte inesauribile di indebolimento della democrazia”. E su Twitter, migliaia di post: un mantra per auspicare l’abolizione della Legge Porcata.

Leg 1. Smuovere i partiti, fermare il degrado del Parlamento, rendere più stabile la democrazia italiana. Libertà e Giustizia affida la sua posizione a una lettera firmata da Sandra Bonsanti. “Viviamo con ansia e rispetto l’attesa della decisione della Corte Costituzionale”. E ancora: “Da anni ormai e all’inizio in assoluta solitudine, Libertà e Giustizia ha individuato nel Porcellum non soltanto la causa principale del degrado del Parlamento italiano, ma anche del gravissimo distacco che separa ormai i cittadini dai partiti, e dunque una fonte inesauribile di indebolimento della democrazia”. Poi l’auspicio: “Ci sentiamo dunque legittimati a sperare nella decisione della Corte, sapendo che solo un obbligo potrà smuovere i partiti dalle nicchie di interessi contrapposti e di parte. Ognuno disposto a cambiare il Porcellum purché ci sia una convenienza per loro”.

Articolo 21 2. L’accoglimento del referendum come opportunità per i partiti. Per Articolo 21 una decisione positiva della Consulta darebbe modo alle forze politiche “di votare una nuova legge elettorale in Parlamento”. Una legge “coerente per una volta con la volontà referendaria: quella cioè di un nuovo sistema maggioritario”. Un sistema dove il bipolarismo non sia “coatto, come una camicia di Nesso”. Poi l’apertura alla proposta del Partito Democratico: “Essa riserva il 70 per cento dei seggi ai collegi uninominali e il 30 al proporzionale. Si direbbe un nuovo Mattarellum, ma non lo è: perché quello aveva un unico turno, questo ne avrebbe due, ammettendo al secondo solo i partiti più votati nel primo”. E il pluralismo sarebbe garantito da una sorta di “diritto di tribuna” per le forze politiche meno votate.

Il Futurista 3. E non manca chi rivolge alla Consulta addirittura una preghiera. Come i finiani de Il Futurista. Che attendono il miracolo: “Tale sarebbe, infatti, l’abolizione di una legge elettorale mostruosa, che è riuscita nell’intento di recidere il rapporto tra eletti ed elettori, portando alle stelle la disaffezione degli italiani verso la politica e garantendo al tempo stesso alti tassi di ingovernabilità (come dimostrato dagli esecutivi di Prodi e di Berlusconi)”. Un “disastro totale”, frutto della “pigrizia interessata” dei partiti. Poi il toto-giudici: “Ma la sentenza della Consulta non è scontata: i 15 giudici sarebbero di opinioni diverse. E secondo alcuni esperti la richiesta referendaria potrebbe essere rigettata perché determinerebbe un inammissibile vuoto normativo”. La soluzione? “La Consulta potrebbe anche dire no al referendum, ma insieme sollevare la questione della incostituzionalità della legge Calderoli, costringendo il Parlamento a intervenire”.

Su Twitter. L’hashtag #Consulta è tra i dieci più utilizzati dagli utenti italiani del social network. I messaggi sono migliaia. “Entro quarantotto ore conosceremo la decisione della Corte”, “Speriamo che il referendum sia ammissibile”, “Che si torni alle preferenze e che sopratutto gli italiani siano intelligenti abbastanza per eleggere le persone giuste”. E così via, con gli occhi puntati al Palazzo della Consulta.

1 commento

  • Ho poca fiducia negli uomini che reggono i partiti maggioritari occupanti oggi gli scranni dei due rami del Parlamento. Sono infatti gli eredi dei partiti pigliatutto,preoccupati solo di consolidare la propria carriera ed il proprio potere,perciò indifferenti a qualunque sistema elettorale,purchè esso perpetui il loro inalienabile “diritto-dovere” di designare essi gli uomini (o le donne)da eleggere nei vari parlamenti e parlamentini e il luogo in cui eleggerli,comprensibilmente temendo essi le conseguenze della piena libertà di scelta del popolo in materia,come dire della sostanza della democrazia,all’esercizio della quale il popolo d’altronde non è stato mai educato nè in vero è stato particolarmente interessato,quello italico in particolare parcellizzato come è da secoli in guelfi e ghibellini con relativa miriade di sottospecie con interessi propri consolidati,gelose del loro particolare status e agguerrite (taxsisti,produttori di latte,vinai,speziali,azzeccacarbugli,etc.etc.etc.) i quali dagli uomini di partito hanno sempre ricevuto l’imput a usare il voto quale strumento di scambio per propri affari.

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