Ma di che cosa vi lamentate? Abbiamo un paese solido, un governo in forma smagliante, una manovra che farà splendere il sole su di noi. Sono i mercati, un po’ stupidi, che non capiscono, ma non c’è da darsene pena. Eccolo il tanto atteso discorso di Berlusconi nel pieno della tempesta che ha messo in ginocchio la Borsa: una stanca ripetizione delle solite cose, per di più dette, anzi lette, con tono assai poco berlusconiano, la voce incerta, il tono monocorde. Da lui ci si poteva aspettare qualche annuncio mirabolante, certo poco credibile ma almeno capace di ridar fiato alle truppe della maggioranza e di offrire ai mercati qualcosa in cui sperare, se volessero farlo. Invece niente.
Il Cavaliere appare incerto, come se camminasse su un terreno che non gli è congeniale. Il Tremonti che gli siede a fianco sembra congelato, immobile, con un sorrisino beffardo che ogni tanto lo percorre come un fremito. Non è un bello spettacolo. Un governo già morto che non vuole farsi seppellire. E un Parlamento impotente, che non ha strumenti per costringerlo ad andarsene. Che il cielo ce la mandi buona.
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