Il catalogo degli sconfitti

È ancora materia di discussione chi siano stati i veri vincitori delle elezioni comunali, specie a Milano e Napoli. Quello che non ci si è chiesti abbastanza è chi siano gli sconfitti, perché ci si è arrestati all´evidenza più immediata, e cioè che chi ha subito la “sberla” sono stati Berlusconi e Bossi, il che è innegabile. Ma c´è qualcun altro che, se non sconfitto, dovrebbe sentirsi messo in causa dal risultato delle amministrative. o ritengo che sia stato messo in causa, almeno come rappresentante eminente di una tendenza, Massimo D´Alema. È indiscutibile che terremoti elettorali come quelli scatenati da Pisapia o De Magistris non avrebbero potuto verificarsi se in campo fossero scesi solo i partiti tradizionali della sinistra. Essi non si sono certamente sottratti alla battaglia, ma intorno a loro si sono formati comitati sorti quasi spontaneamente, e non solo rappresentati da giovani – anche se i giovani sono stati una delle sorprese più gradite di questa vittoria, e bastava essere in piazza del Duomo a Milano la sera del 30 maggio per avvertire questo nuovo clima. Si sono aggregati, talora in forma disorganica, varie altre rappresentanze della società, dalla sinistra radicale agli elementi della borghesia cosiddetta illuminata e talora di quel mondo politico che era stato tempo fa espressione della migliore Democrazia Cristiana. Insomma, si è formato un paesaggio di difficile definizione geografica ma che, secondo le definizioni correnti, si può intendere come espressione della società civile – che in un momento di urgenza si è riconosciuta come comitato di salute pubblica, superando molte differenze di linea “partitica”.
Non è la prima volta che un risultato elettorale favorevole alle sinistre viene attribuito alla mobilitazione spontanea della società civile. Il caso più macroscopico è stata la prima vittoria di Prodi (e dell´Ulivo) nel 1996.
Ebbene, che cosa ha fatto seguito a questa vittoria? Non molti mesi dopo (nel marzo 1997) convenivano nel castello di Gargonza quasi tutti gli esponenti del mondo politico che si era riconosciuto nell´Ulivo, e molti rappresentanti appunto della società civile che in qualche modo avevano contribuito a quella vittoria, per confrontarsi e discutere lo stato delle cose ed eventuali prospettive per il futuro. E in quella occasione Massimo D´Alema aveva rivolto un monito severo alla società civile, che è efficacemente riassunto nel brano che riporto: «Noi non siamo la società civile contro i partiti. Noi siamo i partiti. È una verità indiscutibile. Perlomeno se c´è qualcosa che somiglia di più ai partiti nella dialettica italiana siamo noi, non sono gli altri. Non possiamo raccontarci queste storie tardo-sessantottesche. Se c´è qualcosa che somiglia ai partiti in ciò che di nobile sono stati nella crisi attuale, siamo noi, non sono gli altri. Io non conosco questa cosa, questa politica che viene fatta dai cittadini e non dalla politica. La politica è un ramo specialistico delle professioni intellettuali. E fino a questo momento non si conoscono società democratiche che hanno potuto fare diversamente. L´idea che si possa eliminare la politica come ramo specialistico per restituirla tout-court ai cittadini è un mito estremista che ha prodotto o dittature sanguinarie o Berlusconi e il “comitato” è un sottoprodotto rispetto a queste due tragedie. La politica professionale è esattamente quella struttura che consente ai cittadini di accedere alla politica, perché se manca quella struttura non vi accedono. Si parte con l´idea che devono governare le cuoche e nel frattempo si governa con la polizia politica … e noi abbiamo una certa esperienza nel nostro campo. Poi magari questa transizione dura settant´anni perché nel frattempo ci si dimentica il programma originario. Quindi non inseguiamo qualcosa che, secondo me, non siamo in grado di inseguire e non è neanche un grande obiettivo di modernità».
Qualcuno aveva obiettato allora che, se a vittoria elettorale avvenuta si disconosceva l´apporto della società civile che si era mobilitata con tanto entusiasmo, non si poteva sperare che ai prossimi appuntamenti elettorali quella la stessa società si sarebbe ancora mossa. Il che grosso modo è avvenuto, e il fatto che viviamo da tempo in regime berlusconiano lo prova.
Cosa c´era di sbagliato nella posizione di D´Alema? Inspiegabilmente, per un personaggio della sua innegabile intelligenza politica, la credenza che un appello alla società civile significasse un appello all´assemblearismo sessantottesco e quindi a una deriva extraparlamentare, oppure a una forma di berlusconismo. Ma il berlusconismo è stato l´opposto di una mobilitazione della società civile, perché non era nato dallo spontaneo aggregarsi di gruppi diversi, ma dalla decisione verticistica di qualcuno che, per così dire, avendone le possibilità economiche, si era “comperato” un partito tagliato sulla sua misura. E per quanto riguarda la minaccia di assemblearismo, pare evidente che, quando si mobilita, la società civile non chiede che sia dato il potere “alle cuoche”, ma si aggrega per rappresentanze professionali, circoli culturali, gruppi di volontariato, e soprattutto non pensa affatto di opporsi ai partiti politici. E dunque D‘Alema incorreva in un equivoco (e forse qualche intervento in quel convegno, e la proposta di un “Movimento per l´Ulivo” lo aveva indotto a quei sospetti) quando denunciava come “superficiale e infondata” l´idea “che il soggetto politico possa diventare l´alleanza, i comitati, al posto dei partiti”. Non risulta che quando si è espressa la società civile si sia proposta di sostituire i partiti (non ne avrebbe né le capacità organizzative né l´omogeneità ideologica). Al massimo la società civile chiede che i partiti sappiano rinnovarsi e ne sollecita anzi l´adesione alle sue proposte, intende stimolarli, ricondurli a un contatto diretto con le aspirazioni di vari ceti sociali. Il che è avvenuto in queste elezioni amministrative. E in queste elezioni amministrative i partiti politici hanno dato prova di comprendere l´appello.
Quale rimane dunque la funzione, certamente insostituibile, dei partiti e della “politica” nel momento in cui si dà voce a elementi non professionalmente politici? Non solo quella di interrogare e comprendere le pulsioni, le idee, le aspirazioni che animano la società civile, ma di garantire la continuità di queste espressioni, perché certamente la società civile può aggregarsi e disgregarsi a seconda della situazione di un paese, può mobilitarsi in casi di estrema urgenza (come è avvenuto) ma disperdersi o impigrirsi nel momento successivo. Ed ecco che i partiti devono sentire non solo il dovere di rispondere alle sollecitazioni della società civile, ma anche quello di sollecitare queste sollecitazioni. Per poi ovviamente incanalarle nelle forme parlamentari e governative l´accesso alle quali non può che avvenire tramite i partiti.
Ma evidentemente l´altezzoso monito di Gargonza (facilmente traducibile in termini farseschi nel classico “ragazzino lasciami lavorare”) ha immediatamente rotto il legame che si era instaurato nel 1996 tra mondo politico e società civile. Il legame si sta riannodando ora, per fortuna, ma a quindici anni distanza. Si auspica che non vadano sprecati i prossimi quindici.
(Il testo che qui anticipiamo verrà pubblicato sul prossimo numero della rivista Alfabeta2 in edicola e in libreria dal 4 luglio che contiene, oltre all´articolo di Eco, interventi, tra gli altri, di Rodotà e Recalcati più l´inserto AlfaLibri)

18 commenti

  • Società civile, società civile , la mitica e mitizzata società civile !
    Mi sono sempre chiesto se io meschinello , non votando sinistra , posso appartenere alla società civile : i miei amici di sinistra dicono di no , ma non mi hanno saputo indicare dove si fa l’abbonamento , l’iscrizione con questionario che ti accetta o cancella , insomma ho sentito tante amene storie su questa abusata, abusatissima indicazione. Ditemi cosa devo fare per partecipare , iscrivermi così come ho fatto per la bocciofila sotto casa . E poi un consiglio non richiesto sia chiaro e me ne scuso , smettiamola con questi stereotipi che classificano i buoni con i cattivi . Tutti i santi giorni vediamo poveri cristi analfabeti e ahimè alti personaggi di cultura e intelletto , magari pure progressisti ( !? ), con le mani sporche ( ed hanno pontificato sino al giorno prima e pure in regola con la tessera annuale della sc !! )
    Allora prendiamola più bassa !
    Grazie e cordialità LC

  • Anche Umberto Eco scade nella trita e mai dimostrata vulgata della “innegabile intelligenza politica” di d’alema. Io parlerei piuttosto di un servo sciocco (e sempre perdente, appunto) ma comunque sempre col culo al caldo.

    Alla faccia di almeno due generazioni sacrificate da questo aspirante e spocchioso piccolo borghese sull’altare del liberismo selvaggio per essere accettato nei salotti buoni del Lumpenkapitalismus à la Tronchetti Provera, à la Colaninno, à la Tanzi.

  • concordo in pieno con quanto scrive palinuro e, ad onor del vero, ci sarebbe da chiedersi come si può dare dei sempliciotti a coloro che votano Berlusconi senza appartenere a quel 5% di privilegiati che stanno devastando il paese mentre ci sono quelli che credono che D’Alema sia di sinistra. è un ambizioso dedito esclusivamente alla sua autogratificazione.

  • D’Alema, un tizio che ancora pensa di gestire un popolo come hanno fatto Stalin e i suoi successori. D’Alema, l’incubo della società progressista italiana, di coloro che vorrebbero, finalmente, una politica non più sottoposta al vaglio del POLITBJURO.

  • Forse sarebbe il caso di iniziare a pensare di sciogliere il nodo per cui a decidere su temi come “legislazione penale”, “fine vita”, “famiglia e affini” siano le stesse persone che, nella grandissima parte, sono lì principalmente per guadagnare l’accesso al cospicuo e malamente difeso tesoro della finanza pubblica.

    Ridurre le dimensioni del “tesoro”? dividere tra una “camera alta” e una “camera bassa”? stabilire che su certi temi si debbano presentare programmi elettorali vincolanti o che si decidano per democrazia diretta? aumentare il numero dei gradi di rappresentanza?

    Molteplici possono essere le modalità, ma è un nodo che deve essere sciolto, se non vogliamo trovarci a vivere sotto il governi dei “furbi” (è connotazione ampiamente eufemistica, ovviamente) anche e soprattutto relativamente a questioni particolarmente sensibili.

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  • Pingback: I partiti che non sono mai partiti | Giulio Cavalli

  • non so se sarà posibile ” riannodare” qualcosa con gli altezzosi ( di che cosa poi…). Ma un compito ci è imposto . Ascoltare e poi proporre, esigere questo piano di confronto. Cambiali in bianco mai più, per nessuno.
    Dovremo provarci , insistere con questa rivoluzione mite.
    Metodi e modalità sono piuttosto rivoluzionari, da Socrate in poi.

  • Pingback: In difesa del discorso di D’Alema a Gargonza | what is left?

  • tenetevi d’alema e i suoi discorsi, la sua intelligenza , i suoi compari e suoi “passaggi” in aereo per motivi di servizio.
    Uniquique suum, a voi d’alema, a noi Eco e Zagrebelsky!

  • @in difesa del discorso di d’alema .tenetevi d’alema e i suoi discorsi, la sua intelligenza , i suoi compari e suoi “passaggi” in aereo per motivi di servizio.
    Uniquique suum, a voi d’alema, a noi Eco e Zagrebelsky!

  • Pingback: umberto Eco contro D'Alema

  • Un grosso errore di valutazione lo fa anche Eco quando dice che “il berlusconismo è stato l´opposto di una mobilitazione della società civile, perché non era nato dallo spontaneo aggregarsi di gruppi diversi, ma dalla decisione verticistica di qualcuno che, per così dire, avendone le possibilità economiche, si era “comperato” un partito tagliato sulla sua misura”, ed è l’errore madornale di credere che col termine “società civile” si possa esprimere solo il meglio, almeno in termini di impegno e visione politica, che questa ha da offrire. La cosiddetta società civile, invece, è fatta anche dal peggio del peggio. E sono tanti. Tantissimi.
    La verità è che per tutta questa gente il Berlusconismo è caduto come una manna dal cielo fornendo un alibi formidabile alle peggiori pulsioni. Altro che truffa, altro che imbonimento televisivo. Finiamola una buona volta di vedere chi vota a destra (per

  • Un grosso errore di valutazione lo fa anche Eco quando dice che “il berlusconismo è stato l´opposto di una mobilitazione della società civile, perché non era nato dallo spontaneo aggregarsi di gruppi diversi, ma dalla decisione verticistica di qualcuno che, per così dire, avendone le possibilità economiche, si era “comperato” un partito tagliato sulla sua misura”, ed è l’errore madornale di credere che col termine “società civile” si possa esprimere solo il meglio, almeno in termini di impegno e visione politica, che questa ha da offrire. La cosiddetta società civile, invece, è fatta anche dal peggio del peggio. E sono tanti. Tantissimi.
    La verità è che per tutta questa gente il Berlusconismo è caduto come una manna dal cielo fornendo un alibi formidabile alle peggiori pulsioni. Altro che truffa, altro che imbonimento televisivo. Finiamola una buona volta di vedere chi vota a destra (per QUESTA destra) come un raggirato o un ipnotizzato che in fondo ha del buono. L’hanno fatto e lo rifarebbero volentieri, perché a loro PIACE, perché sono così. Con buona pace della “società civile”.

  • Pingback: Del perché non possiamo non dirci dalemiani « Palmiro

  • ho trovato interessante e attuale l’articolo di Eco.Il dibattito dovrebbe continuare.La lunga transizione italiana troverà un punto di approdo quando la politica riprenderà la sua funzione originaria.Oggi non è così.Movimenti e associazioni possono svolgere un grande ruolo per far cambiare i partiti che appaiono in ritardo e talvolta incapaci di cogliere e tantomeno anticipare i cambiamenti che percorrono la società.

  • ancora una volta un quasi suicidio politico del PD: è ovvio che 40 presidenze di provincia [sul totale di 110] e relative poltrone e strapuntini valgono la delusione degli elettori [gli Enrico IV di Francia nel gruppo «dirigente» del PD non sembrano in minoranza!]: tanto i vertici confidano sempre nella memoria corta degli elettori…

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