Passigli: “Meglio il referendum del Mattarellum”

27 Giugno 2011

Da martedì parte la raccolta di firme per abrogare la legge Calderoli. Parla Stefano Passigli, tra i promotori dei quesiti referendari che puntano a smantellare la legge detta Porcellum

Con questa intervista a Stefano Passigli cerchiamo di dare informazioni a soci e simpatizzanti di LeG e a quanti sono interessati alle proposte per l’abolizione del cosiddetto Porcellum.

“Inizieremo la raccolta delle firme per abrogare la legge elettorale Calderoli, il cosiddetto ‘porcellum’, martedi 28 o mercoledi 29 giugno in tutta Italia” dice Stefano Passigli, 72 anni, docente di Scienza politica all’università di Firenze, ex senatore repubblicano e poi Ds-Ulivo, editore, ed ora promotore del referendum ‘Riprendiamoci il voto (fra gli aderenti finora Giovanni Sartori, Enzo Cheli, Umberto Ambrosoli, Andrea Romano, Domenico Fisichella, Claudio Abbado e tante altre personalità della cultura e della politica).
“Siamo sicuri di raccogliere più di 500 mila firme, che è la soglia minima per richiedere il referendum, entro la fine di settembre” continua Passigli. “Dovremo calcolare un margine di sicurezza e quindi pensiamo di ottenere circa 700 mila sottoscrizioni. Abbiamo già capito che la mobilitazione che sta nascendo attraverso la Rete, nella società civile, per sostenere la nostra proposta, è davvero notevole ed incoraggiante”.
Sono tre i quesiti (molto tecnici) del referendum, per “cancellare al più presto” la legge Calderoli e i suoi principali vizi antidemocratici: liste bloccate, premio di maggioranza abnorme, deroghe alla soglia di sbarramento, obbligo di indicazione del candidato premier. Passigli non dubita che il referendum sarà dichiarato “ammissibile” dalla Consulta, quando si esprimerà (inizio prossimo anno), anche se qualche dubbio è stato sollevato sul quesito che abroga le liste bloccate.
Se la consultazione, che potrebbe tenersi nella primavera 2012, darà un risultato positivo per i proponenti, la Camera sarebbe eletta con il metodo proporzionale, senza premio di maggioranza, con uno sbarramento al 4 per cento. Quindi i parlamentari non sarebbero più nominati dai segretari di partito, ma scelti tra i candidati con la preferenza unica.
A sostenere il suo referendum – chiedo a Passigli – ci sono già organizzazioni di partito o sindacali oltre ai rappresentanti della società civile? Il Pd, per esempio non sembra, per ora, aver preso la decisione di aiutarvi.
“Il Pd non si è dissociato dalla nostra proposta. Il partito ha formulato unitariamente un’ipotesi di nuova legge elettorale (un mix di maggioritario a doppio turno con una quota proporzionale e diritto di tribuna) e cerca di mantenere il massimo di unità al suo interno. Una minoranza di esponenti (tra i veltroniani e alcuni prodiani) pensano di difendere un sistema indifendibile, un maggioritario che ha prodotto un bipolarismo di coalizione che maschera una vasta frammentazione di partiti all’interno dei due schieramenti.
Per Bersani il referendum può essere utile al fine di accelerare un’intesa in Parlamento per una nuova legge elettorale. E anche nel nostro comitato ci auguriamo che nel Parlamento si trovi un accordo: comunque la legge che risulterebbe dal referendum sarebbe migliore del ‘porcellum’, la peggiore delle leggi possibili (e d’altronde dopo la consultazione, il Parlamento potrà migliorare e modificare la legge risultante).
In ogni caso, abbiamo i grandi sindacati che hanno dichiarato di essere favorevoli al referendum (renderanno formale questo orientamento in una prossima occasione), e poi abbiamo numerose adesioni anche dal centrodestra e dai partiti laici e liberali. I partiti di centro sono con noi e anche Sel, i verdi, i socialisti. Il ‘popolo viola’ e mi auguro anche ‘Libertà e Giustizia’. Nella stessa Lega, proprio Calderoli ha ammesso -in un recente dibattito- che forse col premio di maggioranza aveva sbagliato e che quindi non guardava con ostilità al referendum per abrogarlo. Insomma: possiamo contare su adesioni molto trasversali”.
Gli elettori sono davvero così sensibili al tema della riforma elettorale? Il referendum del 2009 Segni-Guzzetta fu un fallimento: non si corre lo stesso rischio?
“Quella consultazione fallì perché proponeva un bipartitismo che non teneva conto della storia del paese. Il nostro referendum ha due obiettivi : l’abolizione delle liste bloccate e del premio di maggioranza. I cittadini sono sensibili e attenti a questi argomenti. Anzitutto la gente vuole scegliere direttamente i propri rappresentanti. La democrazia si fonda su questo principio. Invece un Parlamento di nominati vìola proprio il criterio della democrazia rappresentativa, e non è un contro potere efficace nei confronti dell’esecutivo. Perché il capo del governo è colui che ha nominato la maggioranza dei parlamentari. E così viene meno un cardine democratico, cioè l’equilibrio e la separazione dei poteri.
“E poi il premio di maggioranza com’è concepito oggi concede il 55% dei seggi a chi ha il 35-40% dei voti. Un premio che non esiste da nessuna parte del mondo occidentale. E da noi col 55% dei seggi si può eleggere il Capo dello Stato. Una minoranza di suffragi nel paese si trasforma in maggioranza nelle istituzioni: se si vince col 40% vuol dire che il 60%, pur diviso, è contro quel governo. Non si può governare contro la maggioranza del popolo. È un abuso, è una legge che ritengo sia incostituzionale, profondamente, perché viola l’articolo 48, che prescrive che il voto sia uguale e libero per tutti gli elettori. Uguale: cioè deve avere uguale ‘peso’ nell’urna”.
Non sarebbe più semplice lavorare in Parlamento per approvare una legge di poche righe che riporti in vigore il ‘Mattarellum’ (maggioritario a turno unico per la ripartizione del 75% dei seggi e rimanente 25% al recupero proporzio-nale, legge del 1993) che non aveva i difetti della Calderoli, pur non essendo perfetta (era l’ipotesi del giurista Zagrebelsky di qualche mese fa). Forse si troverebbe una maggioranza in Parlamento o no?
“Sono contrario a ripristinare per legge il ‘Mattarellum’, che ho sempre criticato, come d’altronde altri politologi (Sartori, Fisichella). Quel sistema aveva il difetto di creare frammentazione, e la causa della moltiplicazione dei partiti non era la quota proporzionale, ma la constatazione che se rappresento un piccolo gruppo non ho convenienza ad entrare in un partito grande, dato che non avrei nessun peso, schiacciato dalle correnti e gruppi di potere, mentre se mantengo l’identità e i miei 100-200 mila voti, posso negoziare la presenza in un collegio uninominale o nel- l’altro. Con effetti negativi sul sistema politico e dei partiti”.
Il ritorno al proporzionale previsto nel vostro referendum non ci riporta indietro nel tempo, a un sistema elettorale che i cittadini hanno già respinto? E anche Segni, Parisi e Barbera sono favorevoli al ripristino della legge ‘Mattarellum”.
“Segni e gli altri sono comprensibilmente legati alle battaglie che hanno fatto nel passato, ma essi si basano su un ragionamento sbagliato, che il maggioritario produce bipolarismo e il proporzionale frammentazione, instabilità dei governi e caos. Ma l’attuale ‘Porcellum’ è già proporzionale, corretto dal premio di maggioranza con effetti di frammentazione. E vorrei osservare che nella gran parte delle democrazie europee al sistema proporzionale corrisponde una competizione bipolare per il governo. In Germania, in Spagna. E in Gran Bretagna, il vero e tipico maggioritario non è più un sistema bipolare ma tripolare. Infatti il governo è stato deciso dopo le elezioni: i cittadini votavano un candidato al governo, ma non per un esecutivo. Quindi, voglio dire che a sistemi proporzionali può benissimo corrispondere una competizione bipolare (come accade in Europa), mentre il maggioritario a un turno (col doppio turno cambia tutto) non garantisce affatto il bipolarismo, anzi in Italia ha provocato frammentazione. Il ritorno al Tatarellum è un errore”.
La proposta di riforma elettorale elaborata del Pd la convince?
“Non ho nessuna difficoltà a sostenerla (l’ho criticata solo su un punto, sul criterio dello scorporo per la ripartizione del 30% dei seggi). Il sistema misto immaginato dal Pd ha il vantaggio di introdurre il doppio turno, che i politologi hanno sempre apprezzato; e poi mantiene una quota proporzionale, che dovrebbe essere accompagnata da primarie regolate per legge”.
Se, nonostante tutto, alle prossime elezioni si dovesse votare ancora con questa legge ‘Porcellum’, quali sarebbero le conseguenze?
“Avremo di nuovo una coalizione di governo disomogenea: quindi potrebbe vincere le elezioni anche con largo margine ma non riuscirebbe a governare. Comunque mi auguro che questo governo cada al più presto, perché non fa gli interessi del paese e un esecutivo che rema contro il ministro dell’Economia non può ragionevolmente continuare a operare. Quando il governo cadrà, mi auguro di non andare subito alle urne; ma spero nella formazione di un esecutivo di larghe intese, che approvi una nuova legge elettorale e prenda misure serie, ormai indilazionabili, in materia economica.”

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