Finisce la stagione della docilità

20 Giugno 2011

Nadia Urbinati Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

Le analisi dell´esito del voto sono un indicatore non meno interessante del risultato del voto. Prendiamo come caso esemplare il modo con il quale leader politici e commentatori di area centro-destra hanno descritto i cittadini che hanno reso possibile il quorum e poi la sconfitta delle leggi passate da questa maggioranza: “arrabbiati”, “terrorizzati”, “emotivi”. Aggettivi che parlano di attori irrazionali.

Le analisi dell´esito del voto sono un indicatore non meno interessante del risultato del voto. Prendiamo come caso esemplare il modo con il quale leader politici e commentatori di area centro-destra hanno descritto i cittadini che hanno reso possibile il quorum e poi la sconfitta delle leggi passate da questa maggioranza: “arrabbiati”, “terrorizzati”, “emotivi”. Aggettivi che parlano di attori irrazionali. Un po´ come succede quando si parla di donne, alle quali, vale ricordarlo, non si voleva concedere il diritto di voto perché incapaci di ragionare imparzialmente, di pensare in termini di giustizia, a causa della loro vicinanza alle pulsioni naturali, della loro emotività.
Cittadini come donne e come bambini: infantilizzati per non farli cadere in errore, e bollati di irrazionalità quando agiscono di testa loro! Le carte vengono sovesciate. Poiché quando gli italiani si identificano con un capo carismatico sono razionali, mentre quando votano contro le sue indicazioni sono emotivi. Un controsenso plateale se si pensa che il diritto di voto è praticato in silenzio proprio per consentire a ciascun cittadino di scegliere liberamente, con la propria testa. La cittadinanza democratica non agisce in massa quando parla con autorità sovrana, ma individualmente, proprio perché presume che tutti noi sappiamo distinguere il bene e il male. Ma chi ci governa pensa alla democrazia come a una giostra sulla quale ci si deve stare come e fino a quando lo decide il manovratore.
Vediamo di smontare questa lettura infantilizzante con una riflessione su questo risultato referendario. Di irrazionalità ed emotività in questi cittadini che si sono recati a votare nonostante gli sgambetti dei poteri centrali se ne vede poca. Gli esperti ci dicono che gli italiani ricevono le informazioni per l´8% dalla carta stampata e per la restante parte attraverso le televisioni nazionali, statali e private. Le televisioni di stato e Mediaset sono state comandate o di tacere sui quesiti dei referendum. Quindi, questi cittadini “irrazionali”, “arrabbiati” ed “emotivi” si sono impegnati con costanza e nel tempo a cercare altrove quello che non trovavano seduti comodamente in poltrona. Se l´emotività e l´irrazionalità suggerisce questi comportamenti razionali protratti nel tempo, non occasionali, allora le scienze sociali devono rivoluzionare i loro metodi. Ma ovviamente le cose non stanno così.
Consideriamo per esempio il movimento anti-nucleare: questo è longevo abbastanza da aver sedimentato la sua presenza nella società, ed è inoltre fatto di gente che sa molte più cose dei ministri che discettano di energia e di nucleare. E prendiamo i movimenti che hanno tenuto viva in questi lunghi mesi la questione dell´acqua come bene comune: le informazioni che hanno distribuito dovunque, nelle città grandi e piccole, con i metodi tradizionali e con quelli online, sono puntuali e chiare. E infine: c´è forse bisogno di movimenti specifici per comprendere che la legge sul legittimo impedimento è un esempio offensivo di privilegio, uno strappo al principio di uguaglianza?
In tutti questi casi, i cittadini italiani hanno dimostrato di essere stati molto razionali e competenti. E per questo hanno disobbedito e dissentito, esercitando cioè una virtù democratica. Poiché, non va dimenticato che il raggiungimento del quorum e poi la vittoria dei Sì sono stati possibili grazie a molti cittadini orientati verso i partiti del centro-destra. Nel caso della Lega Nord la disobbedienza è stata un segno ancora più straordinario di democrazia. Poiché questo é un partito nel quale l´appartenenza identitaria, emotiva e passionale, è più importante della conoscenza e della convinzione individuale nel guidare le decisioni degli elettori. La disobbedienza dei fedeli della Lega all´indicazione del leader Bossi è stata una girata di spalle all´emotività dell´appartenenza in nome di un ragionamento di questo tipo: l´incoerenza tra il dire e il fare che l´alleanza con il Signore di Arcore impone alla Lega è tale da richiedere che venga dal “basso” un segnale forte. Anche in questo caso, un ragionamento tutt´altro che emotivo. Non comprenderlo sarebbe davvero irrazionale.
La saggezza dei cittadini ha stupito un po´ tutti, anche a sinistra. Poiché fino alle vittorie delle elezioni amministrative nemmeno qui si era investito davvero sui referendum, anche perché si temeva che si traducessero in un ennesimo fallimento. Le brucianti sconfitte degli ultimi 16 anni hanno indotto molti a sinistra a non investire nella partita referendaria. Ed è anche questa un´indicazione importante perché dietro il timore del quorum si può leggere una mancanza di conoscenza di quel che stava succedendo fuori delle sedi di partito.
Alla fine dei conti, dunque, pare che gli emotivi, gli irrazionali e gli impauriti siano da cercarsi fuori dalla cittadinanza ordinaria, la quale ha dimostrato di essere molto politica perché ha identificato la politica con riflessioni su ciò che è giusto e conveniente per la società tutta. Ha dimostrato di sapere che cosa significa avere autorità democratica: saper dire Sì e No ragionando con la propria testa, senza obbedire. La lunga stagione delle docilità sembra proprio finita.

Politologa. Titolare della cattedra di scienze politiche alla Columbia University di New York. Come ricercatrice si occupa del pensiero democratico e liberale contemporaneo e delle teorie della sovranità e della rappresentanza politica. Collabora con i quotidiani L’Unità, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano e con Il Sole 24 Ore; dal 2019 collabora con il Corriere della Sera e con il settimanale Left.

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