Appelli trasversali, acquisti di pagine di giornali, tam tam via Internet e copiose raccolte di firme che invitano a votare Pisapia: avvocati, economisti, professionisti, creativi, circoli culturali scendono in campo, come direbbe Berlusconi con quel lessico di sua invenzione coniato nel ‘94. Non solo. Una lettera, in inglese, si augura che il Mayor Pisapia faccia uscire la Milano dell´arte e della cultura dall´oblio in cui è caduta da anni: sottoscritta dal regista israeliano Amos Gitai, da Claudio Abbado, dal premio Nobel Nadine Gordimer e dallo scrittore francese Daniel Pennac, la lettera sta circolando ovunque tra artisti, musicisti e scrittori in Italia e all´estero. «Con Pisapia – si legge – la città potrà ricominciare a parlare con il resto del mondo».
Appelli che si moltiplicano. «Milano, con Pisapia, avrà un sindaco capace, onesto e intelligente», dice quello degli intellettuali di Libertà e Giustizia. Da Umberto Eco a Gustavo Zagrebelsky, da Salvatore Veca allo storico inglese Paul Ginsborg a Gae Aulenti, uniti «per dare un nuovo corso, non solo alla politica milanese, ma a quella italiana». La società civile, spiega Ginsborg, è come un fiume che affiora, poi a volte si incunea nel terreno e sparisce: «Ora finalmente le sue acque sono riemerse». E Umberto Eco fa appello alla capacità critica degli elettori «trattati dalla destra berlusconiana come se fossero dei minus habens». Ancor più duro Zagrebelsky: «La Moratti ha mostrato la tipica mentalità del sovrano – attacca il giurista – che toglie le multe come se fossero a disposizione dei governanti e della loro eventuale benevolenza». Un vicesindaco donna? «Pisapia lo ha promesso e avrà un valore simbolico – dice l´architetto Gae Aulenti – ma lungi da me pensare alle ghettizzanti quote rosa».
Fanno eco le “Donne per Milano” che hanno raccolto l´adesione di 300 firmatarie per Pisapia. E proprio da liberali e liberaldemocratici (Valerio Zanone in testa) arriva lo stesso invito, contro «una giunta che si interessa solo di dipingere nemici immaginari». Critici come Gianni Canova e Paolo Mereghetti, insieme a designer e pubblicitari, hanno risposto ai creativi di Esterni, che in 24 ore su Internet hanno raccolto cento firme. Un tam tam veloce tra i corridoi di Palazzo di Giustizia ha messo invece insieme 210 avvocati milanesi: «Bisognava spiegare che Pisapia non è il pericoloso estremista disegnato dalla campagna elettorale del sindaco uscente», ha spiegato Mario Fezzi e per farlo hanno usato la pagina di un quotidiano. Lo stesso fanno oggi 141 tra docenti, psicanalisti, imprenditori e economisti perché «Milano è stanca di menzogne ed esasperazioni».
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