La notte bianca di Torino per la Resistenza

19 Aprile 2011

Giornata di mobilitazione il 21 aprile, con fiaccolata Anpi e Notte bianca con l’idea di un passaggio di consegne dai partigiani Anpi alle nuove resistenze civili.

LeG Torino aderisce alla Fiaccolata dell’Anpi organizzata per il 21 aprile, la Notte resistente. Subito dopo, ci sarà una notte bianca, organizzata da TorinoResiste, con l’idea  di un passaggio di consegne dai partigiani Anpi alle nuove resistenze civili. Torino è Medaglia d’Oro della Resistenza, numerosi movimenti della società civile hanno già aderito per questa notte in cui ci si unirà e si promuoverà l’azione congiunta delle nostre battaglie. Il palco del Comune di Torino in piazza San Carlo è a disposizione per una parte della notte, dopo la fiaccolata. Libertà e Giustizia aderisce all’appello.

Ecco il documento di Angelo D’Orsi, allievo di Norberto Bobbio, professore di Storia del pensiero politico nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino
Da troppo tempo il Paese giace in una situazione di marasma. Siamo immersi in una profondissima decadenza morale e intellettuale, politica e antropologica: gli italiani, come in altre stagioni della loro storia – segnatamente quella fascista e quella del tragico, eppure glorioso biennio ’43-45 –, si trovano in una situazione di conflitto interno, di radicale contrapposizione fra opzioni politiche alternative, fra le quali nessuna mediazione è possibile: una “crisi organica”, dalla quale si esce solo con la vittoria di una delle due parti in conflitto.

È oggi al potere un “Partito della Devastazione”, a cui occorre contrapporre, subito, un ideale, ma compatto, pur nella diversità dei soggetti che vi intendano aderire, Partito della Salvezza. Alla devastazione economica, sociale, culturale, dell’Italia nel suo 150° anniversario¸ dobbiamo porre un freno, mobilitando tutte le energie dell’altra Italia. L’Italia a cui vogliamo dare voce, di cui intendiamo sollecitare le energie sopite, che riteniamo sia ancora in grado di agire, uscendo dall’afasia, a cui le troppe sconfitte del fronte democratico e progressista nel corso degli scorsi vent’anni, circa, l’ha condannata.

Forze presenti sia nel governo centrale, sia in numerose istituzioni di governo locale, disconoscono lo stesso valore fondante dell’Unità nazionale, che quest’anno si celebra. Altre forze politiche, sempre della maggioranza, a cominciare dal suo capo e padrone, non annettono al 25 Aprile il significato storico e morale che gli è proprio, e disconoscono il ruolo della Resistenza antifascista. E davanti a una crisi economica di portata storica, il governo appare inerte, mentre la disoccupazione giovanile ha superato il 30%, e le forme di lavoro offerte dal mercato sono sottopagate e precarie; nuove schiavitù vengono tollerate o addirittura favorite a danno di migranti, diventati componente decisiva del nostro sistema economico, eppure trattati come paria, privi di diritti, a cominciare dal diritto di voto, attivo e passivo.

Quanto ai lavoratori “strutturati”, si cerca di sottrarre loro diritti conquistati in decenni di lotte, a carissimo prezzo, trasformandoli, tutt’al più, in graziose concessioni del padrone: un padronato incapace di investire in ricerca, e che pensa di sopperire alle proprie deficienze aumentando le forme di sfruttamento, comprimendo i tempi di riposo, aumentando i ritmi di produzione, secondo regole non condivise con il mondo del lavoro, mentre alcuni sindacati soggiacciono al ricatto, firmando intese iugulatorie.

E ancora: una maggioranza al potere, che non ha capito (o finge di non capire, in una miopia spaventosa) che la questione ambientale sarà “la” questione dei prossimi decenni, e si ostina su progetti di centrali nucleari o di “grandi opere” devastanti quanto dispendiose, utili soltanto ai potentati economici interessati alla loro costruzione e gestione, e intanto, impegna le forze armate in tutti gli scenari bellici mediterranei e mediorientali, con una spesa enorme, e una fila di vittime che si allunga mese dopo mese.

Una maggioranza e un Governo, dove vengono accolti personaggi indagati o “chiacchierati”, mentre nulla si fa per frenare la criminalità dei colletti bianchi e l’evasione fiscale, e ci si spinge a dichiarare la necessità di “convivere” con la mafia, e si dedicano tutte le energie alla guerra a un legittimo potere dello Stato, la Magistratura, e il capo di questo governo e questa maggioranza risulta imputato in numerosi procedimenti giudiziari, dai quali finora è riuscito a uscire indenne solo grazie a interventi legislativi che lo hanno sottratto al giudice naturale, o hanno depenalizzato i reati, o li hanno fatto cadere in prescrizione.

Quel personaggio, l’uomo più facoltoso del Paese – proprietario del maggior gruppo privato di comunicazione, controllando un’amplissima fetta del mercato editoriale, giornalistico, televisivo, con forte presenza su altri settori finanziari, commerciali e industriali – esercita una pressione quotidiana sull’azienda pubblica radiotelevisiva, dove peraltro i suoi margini di controllo diretto sono già amplissimi, e come se non bastasse non rinuncia ad intervenire quotidianamente con plateali telefonate in ogni trasmissione radiotelevisiva, insultando i “cattivi”, coloro che si permettono valutazioni critiche sul suo operato, ed esaltando i “buoni”, ossia coloro che si piegano ai suoi voleri. Lo stesso uomo, impunemente, senza ritegno, si dedica di giorno, all’acquisto, in senso proprio, di deputati e senatori, e, di notte, all’acquisto – sempre in senso proprio, con denaro sonante, case, gioielli – di donne, anche minorenni, per i propri “svaghi”.

Nello stesso tempo, questa leadership immorale su tutti i piani, intellettualmente inesistente, politicamente fallimentare, ostenta un ossequio grottesco nei confronti della Chiesa cattolica, accettandone i diktat, e sollecitandone l’appoggio in cambio di favori economici e a livello di potere; ma lasciando cadere nel vuoto gli appelli che da essa giungono a una politica dell’accoglienza e del rispetto verso i migranti, ormai ridotti al rango di “non persone”, tanto nella legislazione in atto e nelle scelte politiche, quanto in un diffuso senso comune che, fondato sull’ignoranza e sulla paura del diverso, è ormai semplicemente razzista. Mentre la stessa Chiesa tollera i comportamenti a dir poco disdicevoli del capo del Partito della Devastazione, in cambio di quei favori.

Davanti all’attacco sistematico a tutto ciò che rimane di pubblico nel nostro Paese (la scuola pubblica, l’Università pubblica, l’acqua, i trasporti, la sanità…); di fronte a ministri e ministre incompetenti quanto vocianti; davanti all’arroganza e alla volgarità del “Piccolo Cesare” che ostenta una concezione patrimoniale dello Stato, come se fosse cosa sua, e si dedica esclusivamente alla tutela degli interessi delle sue aziende, distribuendo prebende ai suoi amici e agli amici degli amici, e si impegna nell’assalto alla Costituzione; ebbene, non possiamo non constatare che l’opposizione parlamentare risulta quanto meno inefficace, se inerte, talora complice, e in alcune sue componenti pronta a imitare la maggioranza. E quella extraparlamentare della cosiddetta Sinistra radicale, nella quale molti di noi militano ancora o hanno militato, appare ormai residuale, autoreferenziale, eppure ancora rissosa, incapace di uscire da gabbie ideologiche, e di aprirsi ai tanti movimenti spontanei che dovunque stanno rivelando una nuova combattività, una forza creativa, una voglia di “fare”, che non possono essere lasciate spegnere, e che richiedono un’azione a largo respiro, coordinata e finalizzata non solo a obiettivi specifici, per quanto importanti (No Tav, No Ponte, No Nucleare, movimento per l’acqua pubblica…), ma anche a far emergere, in modo netto, che l’altra Italia esiste: vogliamo fermare il berlusconismo e il marchionnismo, fratelli gemelli del Partito della Devastazione.

Ma non vogliamo solo essere un’“adunata dei refrattari”, l’assemblea dei “NO”, il raduno dei “critici critici”. Per ogni “No”, vogliamo aggiungere un “Sì”. Intendiamo lavorare, con l’aiuto di veri esperti, a un programma minimo, che concerna le questioni di forma e quelle di sostanza della nostra democrazia in declino: la difesa della Costituzione, la riforma elettorale, la libertà e la correttezza dell’informazione, una vera riforma della Scuola e della Giustizia, tutelando l’indipendenza della Magistratura, la centralità del diritto al lavoro e la difesa dei diritti di tutti i lavoratori, la riforma del fisco, all’insegna dell’efficienza e dell’equità, la difesa della legalità e della laicità dello Stato, la lotta alla disoccupazione giovanile e al precariato, la tutela del paesaggio, la riconversione industriale, la questione energetica e la questione ambientale, fondata sulle energie rinnovabili, l’impegno, fondamentale, per la ricerca e la cultura.

Scendiamo dunque allo scoperto, rompendo gli indugi, vincendo i timori, superando antiche e nuove divisioni, rinunciando a vecchie etichette, ma non al progetto di una nuova unità, pronti ad allearsi con chiunque condivida l’obiettivo: che, detto in una sola espressione, enfatica, ma oggi inevitabile, è la salvezza d’Italia, cominciando, oggi, da Torino e dal Piemonte, motore primo del Risorgimento d’Italia. Non ci preoccupiamo se l’espressione suoni retorica: riteniamo il Risorgimento un grande moto progressivo, la cui importanza rimane fondante per la nostra storia. E connettiamo quel movimento a quello di un secolo dopo, l’azione del partigianato contro il nazifascismo: il “Nuovo Risorgimento”, la Resistenza. Raggiunto l’obiettivo, potremo anche dividerci, ma ora occorre unirsi, fare un patto d’azione, e, soprattutto, agire.

Torino, dunque, medaglia d’Oro della Resistenza, Torino centro propulsivo del Risorgimento; come da questa città, partì nell’ Ottocento, il moto per costruire la nazione, oggi ancora da Torino noi intendiamo lanciare un movimento per ricostruire quella stessa nazione, per salvarla. E il motto che lanciamo è:

RISORGITALIA!

Perciò, proponiamo il 21 Aprile 2011 per lanciare il nostro tentativo, ricordando che il 21 Aprile è una data che il fascismo aveva cercato di contrapporre al 1° Maggio, e che noi oggi sottraiamo a quella sventurata esperienza storica, aggiungendola dunque, in una sequenza virtuosa, al 17 marzo, prima, al 25 Aprile dopo, al 1° Maggio infine. Contro i sedicenti “Natali di Roma”, che qualcuno vorrebbe addirittura riproporre oggi, noi lanciamo il “nuovo Risorgimento d’Italia”. Dunque,

Il 21 aprile 2011

noi intendiamo avviare la nostra attività pubblica, con una

Notte Bianca Resistente

Ad essa invitiamo tutti e tutte coloro – singoli e movimenti – che condividono le nostre preoccupazioni, e il desiderio di invertire la rotta, di salvare la nave Italia. Crediamo sia l’occasione migliore per coniugare due momenti storici decisivi, come il Risorgimento e la Resistenza, e avviare un percorso che valorizzi e difenda i risultati politici di entrambi, contro le denigrazioni interessate o semplicemente sciagurate.

Dopo la fiaccolata commemorativa (per la ricorrenza del 25 Aprile), useremo il palco per lanciare le nostre parole d’ordine, e per dar voce a quanti hanno smesso di parlare, di sognare, di sperare. Parleremo, ascolteremo, suoneremo, canteremo insieme, pronti a sprigionare la nostra energia e a sollecitare quella dei tanti e tante che come noi mordono il freno, ma sono stanchi di stare in silenzio, passivi, a guardare lo scempio della vita pubblica: noi siamo convinti di esser maggioranza, e di avere il diritto e la possibilità di prendere nelle nostre mani il futuro di questo Paese, salvandolo dal baratro in cui Berlusconi e i suoi corifei, i suoi servi e le sue prostitute, lo stanno trascinando.

Intendiamo chiamare a raccolta tutti coloro ai quali “puzza questo barbaro dominio” (come scriveva Machiavelli), ossia coloro che non ne possono più, e che non si accontentano neppure di esprimere indignazione, ma intendono trasformarla in azione consapevole, costante, efficace contro questo potere: le forme, i modi, l’organizzazione di questa azione le stabiliremo insieme, dal basso, con procedure trasparenti. La politica va cambiata innanzi tutto nel modo di praticarla, nelle sue procedure, e nel suo linguaggio, che dovrà farsi capire da tutti. Ma non intendiamo attendere un giorno di più. Occorre agire.

Se non ora, quando?”

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