Brescia, striscioni LeG rimossi dalla Digos

08 Marzo 2011

Uno striscione rimosso dagli agenti della Digos, l’altro strappato e sostituito con un sacco di escrementi lasciato sul balcone. Accade a Brescia, succede da noi. Due soci di Libertà e Giustizia sono finiti al centro di uno strano caso. Un giallo dai contorni per niente chiari con tanto di lettera ai giornali e esposto alla Procura.

Uno striscione rimosso dagli agenti della Digos, l’altro strappato e sostituito con un sacco di escrementi lasciato sul balcone. Accade a Brescia, succede da noi. Due soci di Libertà e Giustizia sono finiti al centro di uno strano caso che sa di intimidazione. Un giallo dai contorni per niente chiari con tanto di lettera ai giornali e esposto alla Procura.

La storia parte da lontano, da quando cioè l’associazione lancia la campagna Dimettiti, rivolta al presidente del Consiglio. Una raccolta di firme è il filo conduttore di una mobilitazione pacifica che culmina con l’incontro al Palasharp del 5 febbraio e continua con campagne di sensibilizzazione in tutte le città. A Brescia, il circolo di LeG, decide di appendere ai balconi striscioni con l’invito a dimettersi rivolto a Silvio Berlusconi. “B. offendi l’Italia, dimettiti”, “B., per favore, dimettiti”, “B. vergogna, dimettiti”. Nel giro di pochi giorni la città si riempie, oggi se ne contano ancora una cinquantina per le vie del centro e anche un po’ oltre, in periferia.

Qualche giorno fa, uno dei soci di LeG, quando di mattina apre le persiane, trova che il suo striscione è stato strappato, ridotto a brandelli. Al suo posto, sul terrazzino spunta un sacchetto di escrementi con quello che sembra un bigliettino di accompagnamento: “Ecco il pranzo dei comunisti, firmato S.B.”. Una bravata, commenta lì per lì, la vittima. L’arrivo tempestivo dei vigili urbani aggiunge agitazione su agitazione: chi li ha chiamati? “Arrivassero con la stessa solerzia quando li chiamo per un una macchina in sosta vietata”, si stupisce il proprietario dell’appartamento, in zona Sant’Anna. Un regolamento comunale vieterebbe di esporre striscioni e panni che disturbino il decoro cittadino. Forse, dicono i vicini, si tratta di quello. Del “regalo” trovato sul balcone non parla nessuno. Sicuri che si tratti soltanto di un gesto di pessimo gusto, i padroni di casa decidono di non andare oltre, di non sporgere denuncia.

Poi, però la storia si ripete. Questa volta, non sono mani qualunque quelle che staccano il secondo striscione, dai muri della casa di un altro socio LeG. Lo striscione di via Schivardi, è stato rimosso e sequestrato, domenica, da agenti della Digos che si sono presentati a casa di uno dei vicini, visto che nell’appartamento con lo striscione non c’era nessuno. Gli agenti si sono identificati, hanno chiesto una scala e saliti fini al balcone hanno rimosso lo striscione anti-Cavaliere. Quell’appartamento, in via di ristrutturazione, non è ancora abitato. Sul balcone, pendeva un vecchio lenzuolo con su la scritta: “B., per favore, Dimettiti (tu e la tua corte di 315 schiavi)”.

Che è successo? “Esporre uno striscione è reato? Se sì, quale norma è stata violata? In tal caso, a quale autorità spetta tale contestazione? Interventi di questo tipo rientrano nei compiti della Digos? Non spetta al magistrato ordinare un sequestro e solo in presenza di un reato?”. Queste domande, nero su bianco, sono state spedite con una missiva ai giornali della città. Il proprietario dell’appartamento ha ritenuto di dover fare un esposto alla Procura, per capire meglio. I soci di LeG Brescia si stupiscono che “in Italia si stia arrivando al punto che non sia lecito chiedere le dimissioni di un presidente del Consiglio non stimato”.

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