Adesso è venuto il tempo di metterci alla prova: tutti noi che sentiamo spirare il vento dal basso che infiammò i decenni del romanticismo rivoluzionario e che vogliamo cambiare la rotta della nave Italia. Siamo bravi e decisi e indignati e volenterosi solo a parole o possiamo imparare a fare qualcosa di concreto, che arrovelli le coscienze assopite dei cittadini, che diffonda sapere e informazione, partecipazione e impegno? Siamo pronti ad affrontare la sfida che il regime dissoluto e corrotto, incapace, egoista e ridicolo, dispensatore di disonore, di falsità e di informazione avvelenata ci sferra quotidianamente contando sul fatto che “tanto l’opposizione non c’è”?
A questo soprattutto pensavo, un sabato di sole e vento gelido, mentre con otto amici di Libertà e Giustizia (una scrittrice, un magistrato, due imprenditori, una esperta di politica estera, due architetti) spiegavamo ai passanti in Piazza della Repubblica a Firenze il progetto del governo sulla giustizia. Un paio di volantini con le notizie dell’ANSA e articoli di giornale, il nostro appello e l’invito a firmare, a frequentare il sito nostro e il web in generale.
Poco materiale, molte parole e riflessioni. Molti ringraziamenti, qualche ostilità (rare).
Ho pensato che in fondo le strade della democrazia sono le nostre strade, quelle che percorriamo ogni giorno. E non è difficile, non è impossibile, riempirle di parole e pensieri che comunque arricchiscano il cittadino che le abita. Insomma, l’idea è quella di muoversi su due piani: da una parte riempire le piazze in momenti importanti e significativi e concordati con tante realtà del volontariato e del sindacato. E dall’altra popolare le strade con l’informazione che nessuna (o quasi) rete televisiva, nessun dibattito urlato, nessuno scontro di uno contro l’altro, offre a coloro che sono interessati a riceverla.
Nelle strade della democrazia c’è davvero la possibilità di incontrare e parlare senza animosità con coloro che fino ad oggi non la pensavano come noi o non pensavano affatto. Quelli che adorano Berlusconi e il suo governo, quelli che non lo adorano più ma non osano dirlo, quelli che cercano motivi per poter cambiare idea.
La strada della democrazia richiede un po’ di organizzazione e un po’ di volontà seria di fare qualcosa. Qualche ora al giorno (turni di un giorno alla settimana) dei volontari della democrazia, di cittadini che vogliono aiutare gli altri ad essere informati e a scambiare qualche opinione: che si fa in una situazione come questa? Cosa dovrebbe fare l’opposizione? Ricordate cosa dice la Costituzione? Come stanno davvero le cose? Ha ragione Draghi o sta drammatizzando? Come sostenere la scuola pubblica? Parliamone, diffondiamo opinioni e notizie, ritagli di giornale, invitiamo a frequentare i siti, aiutiamo a saperne di più dei Tg.
È una proposta nata in piazza, osservando e parlando con gli altri. Una proposta a tutti quelli che ci chiedono: cosa possiamo fare?.
La piazza per grandi occasioni anche mediatiche e le strade per rafforzare il territorio: con la credibilità delle associazioni del volontariato che in questi anni non si sono tirate indietro e hanno lavorato nella società civile.
Opporsi è anche impegno. Non solo a divertirsi e sentirsi tutti insieme e potenti quando siamo un milione ( e tanti saremo il 12 marzo a Roma e in alcune piazze d’Italia), ma anche giorno dopo giorno. Lontano dalle telecamere, ma vicino alle coscienze. Unica “arma”: la parola scritta e discussa. Quella che i regimi temono.
Cioè: l’informazione.
Che ne dite?