È talmente attuale da suonare rivoluzionaria, quasi il tempo si fosse curvato. E i diritti di ieri fossero sbiaditi nell’incertezza di oggi. Tutto da riaffermare. A partire dalla Repubblica democratica fondata sul lavoro. Il 150º anniversario dell’Unità d’Italia offre così la spinta per un salto all’indietro fino al 1947, “Nello spirito della Costituzione”. Questo il titolo scelto da Acli, Libera, Libertà & Giustizia, che propongono un percorso di ascolto e ricerca (con la partecipazione della Gazzetta di Mantova). Il primo appuntamento è il 26 febbraio nell’aula magna dell’Università, dove si alterneranno don Luigi Ciotti (“La Costituzione, una parola viva”) e Romano Prodi (“I nuovi scenari e i cambiamenti necessari”). Tra i due interventi, a spezzare la liturgia dei saluti di circostanza, sono previste tre riflessioni sul perché la Costituzione è importante per un giornalista (Enrico Grazioli, direttore della Gazzetta), un lavoratore (Attilio Rossato, presidente Acli), e un cittadino (Alessandro Monicelli di Libertà & Giustizia). Introduce Massimo Campedelli. Confermato anche l’appuntamento del 4 giugno, quando Giancarlo Caselli parlerà in tribunale dell’articolo 3. Della “legge che ci rende uguali”, o almeno dovrebbe. I promotori insistono sulla forza della parola come argine al disorientamento, al disincanto, al disimpegno. Ecco, secondo Rossato la confusione semantica in cui siamo precipitati è sintomo e causa dello smarrimento di senso delle cose: «C’è bisogno di un confronto serio, attorno a concetti e contenuti che devono essere chiari a tutti. Dobbiamo riscoprire presupposti e ragioni che spinsero persone di orientamento diverso a riconoscersi nei valori della Costituzione». Paradosso della Storia, oggi che la coperta delle ideologie è sempre più corta, ci si accapiglia su tutto. Costituzione in pericolo? Monicelli è drastico: «L’attacco c’è già stato, a tutti i livelli. Dall’ordinanza
comunale antiaccattoni alla legge nazionale contro l’immigrazione, la destra ha svuotato la Costituzione. L’articolo 1? Basti pensare a Marchionne. L’articolo 11? Siamo sicuri che quella in Afghanistan sia una missione di pace? Per non parlare della scuola». E del Parlamento, che la legge elettorale ha screditato in «luogo di nominati dai partiti, mossi da ordini di scuderia, ricatti, compravendite». Maria Regina Brun di Libera cita il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa nella trincea di Palermo, convinto che per mettere la mafia in ginocchio, sottraendole potere, occorresse garantire ai cittadini i diritti elementari. Lavoro, dignità, uguaglianza. Quelli affermati 63 anni fa dalla Costituzione: «La Bibbia laica del Cittadino con la C maiuscola».