Mantovani, quel socio speciale

17 Dicembre 2010

Libertà e Giustizia ricorda con questo articolo un socio speciale, Gian Claudio Mantovani. La nostra associazione faceva parte dei suoi affetti, tanto da ricordarla con un lascito generoso nel suo testamento. In memoria di Gian Claudio verranno destinate borse di studio per giovani che si iscriveranno alle scuole di formazione politica di LeG.

Libertà e Giustizia ricorda con questo articolo un socio speciale, Gian Claudio Mantovani. La nostra associazione faceva parte dei suoi affetti, tanto da ricordarla con un lascito generoso nel suo testamento. In memoria di Gian Claudio verranno destinate borse di studio per giovani che si iscriveranno alle scuole di formazione politica di LeG.

Gian Claudio è stato un artista. Il pianoforte è stato la prima passione della sua vita. Ma non si limitava a suonarlo. Sapeva interpretare a modo suo i brani classici. Aveva una capacità creativa e una sensibilità artistica che gli consentivano di comporre musica e che si trasferivano nella sua vita quotidiana e nel suo rapporto con le persone e con le cose. Al Conservatorio musicale di Perugia è stato un insegnante attento, aperto nei confronti dei giovani che lo amavano per l’impegno e la serietà, ma anche per l’umanità e la capacità di ascolto e di dialogo. Per questo molti continuavano a frequentarlo anche quando avevano terminato gli studi e trovavano in lui un vero “maestro” nell’arte, nell’insegnamento e nella vita. E’ stato un uomo sempre fortemente impegnato nella società civile. Non è mai stato iscritto a partiti. Ma si è impegnato per molti anni in Amnesty International e, fin dal momento della sua fondazione, in Libertà e Giustizia, all’interno della quale ha dato un contributo essenziale al gruppo di lavoro che diffondeva nelle scuole i contenuti della nostra Costituzione. Credeva così profondamente nei valori di libertà, solidarietà, dignità, giustizia sociale e legalità che si arrovellava sulle ragioni che hanno spinto una parte dell’Italia a ridursi alla giustificazione dell’arbitrio, dell’egoismo, del disonore, dell’ingiustizia e dell’illegalità. Di fronte a tutto ciò aveva la capacità di indignarsi, di non arrendersi e si interrogava costantemente su ciò che occorreva fare, soprattutto per convincere e dare speranza ai giovani e per superare le debolezze dell’opposizione. Infine Gian Claudio è stato un uomo mite e delicato, che si preoccupava costantemente di chi gli stava vicino, anche negli ultimi momenti in cui la malattia lo stava divorando. Era assolutamente incapace di fare del male a qualsiasi essere vivente. Amava la vita, i familiari, gli allievi, gli amici con lo stesso disinteresse e la stessa intensità con le quali componeva i suoi brani musicali. Fino all’ultimo ha sperato e creduto in un’Italia migliore, in un’Italia nella quale le persone oneste, disinteressate e animate dai suoi stessi valori potessero riconoscersi ed essere riconosciute. A noi non resta che continuare ad agire e impegnarci per onorare la sua memoria.

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