«È vecchia politica, come mangiare la crostata da Letta»

09 Dicembre 2010

La cosa che non mi convice di più è il fatto che un sindaco, non un politico qualunque, vada a trattare una tassa di sogiorno in una casa privata: non si fa. Poteva andare a Palazzo Chigi.

Matteo Renzi incontra il premier Berlusconi ad Arcore per chiedergli legge speciale e federalismo fiscale. E scoppia un mezzo pandemonio. Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e giustizia, ex direttore de Il Tirreno: cosa ha influito di più, il luogo «simbolico» per la sinistra o il momento politico?

«La cosa che non mi convice di più è il fatto che un sindaco, non un politico qualunque, vada a trattare una tassa di sogiorno in una casa privata: non si fa. Poteva andare a Palazzo Chigi, questo è un tema serio. Certo, sono argomenti che un sindaco può e deve discutere con il premier. Non mi scandalizzo. Ma mi dispiace che il sindaco di Firenze scambi Arcore con Palazzo Chigi. Non per questione di etichetta o ideologia, anche se fatico a capire di cosa parla Renzi quando dice che bisognerebbe andare oltre l’ideologia. Il vero problema è che Renzi ha dato una prova di vecchia politica. Ha fatto quello che facevano D’Alema e tanti altri politici che mangiavano la crostata con Gianni Letta: vi ricordate il patto della crostata?»

Sì, ma questo è un incontro istituzionale, su un tema concreto, non solo politico, come la tassa di soggiorno.

«È un incontro sulla tassa di soggiorno? Lo doveva dire, doveva rendere pubblico l’incontro. Renzi si è persino rammaricato, invece, del fatto che non è restato un incontro riservato. L’idea iniziale era di non far sapere che si erano visti. Questa è vecchia politica. Sua e di Berlusconi».

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Da quello che si intuisce, forse Renzi voleva arrivare a presentare la tassa di scopo solo a cose fatte, ad accordo firmato: insomma, come è successo in passato per l’accordo con il ministro Gelmini sulle scuole di Firenze, ottimizzare l’effetto mediatio… «Che le devo dire… Ci sono questioni che sono più importanti della bomba mediatica. Se ti riesce ottenerla, bene: ma è l’accordo ad essere importante di sè stesso. Mi disturba anche l’idea che ci concederebbero questa tassa in cambio degli aiuti per la spazzatura di Napoli. Certo, il primo a chiamare è stato Berlusconi, e Renzi giustamente ha dato un aiuto. Ma abbiamo chiesto in cambio la tassa di soggiorno? Insomma, qualche dubbio si può avanzare. Mi sarebbe piaciuto più un gesto di solidarietà che un approccio che assomiglia ad un do ut des. Suona così: io ti do i camion e tu mi dai la tassa di soggiorno. Spero che non sia andata così. Sono tutti dubbi che potevano essere superati dal fatto che fosse un incontro pubblico. E poi ho un dubbio…». Quale? «Ci sono delle cose che, in questo incontro, interessano a Berlusconi. Renzi ha detto che fare un governo per modificare la legge elettorale è una cavolata, che il Pd non deve fare accordi con Fini. Sono posizioni legittime, ma tutti capiamo che non possono non interessare a Berlusconi in questa fase. Il fatto che non si sia parlato solo di tassa di soggiorno ce lo conferma Renzi: come fa a dire che ha trovato Berlusconi molto risoluto, altrimenti?».

È la prima, vera buccia di banana su cui scivola Renzi?

«I cittadini di Firenze qualche dubbio se lo faranno venire, ma non si scandalizzerano più di tanto. Ma spero che, a Berlusconi, Renzi abbia detto anche che il premier è il primo politico che lui vuole rottamare, come credo pensi la maggioranza dei fiorentini. Spero che Renzi gli abbia detto: Silvio vai a casa. Se lo ha detto, sono contenta. Così come spero che gli abbia detto: hai fatto due legislature, perché non ti rottami? Sono d’accordo sul ricambio necessario in politica: magari lo ha chiesto anche al premier».

Questo articolo è stato pubblicato l’8 dicembre sul Corriere della Sera edizione di Firenze

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