“La mitezza è una virtù politica?”

19 Novembre 2010

Lo storico inglese che ha da poco ottenuto la cittadinanza italiana, presenta il suo libro Salviamo l’Italia e parla di politica, di attualità, di possibili reazioni allo scetticismo di oggi. Citando Percy Bysshe Shelley.

“Il libro di uno storico che si interroga sull’avvenire del Paese”. Con questa definizione Gustavo Zagrebelsky presenta l’ultima fatica di Paul Ginsborg, lo storico inglese che ha da poco ottenuto la cittadinanza italiana e che è al fianco di Libertà e Giustizia in numerose battaglie, spiega a soci e amici di LeG, riuniti allo Spazio Krizia di Milano, il senso di questo intenso pamphlet. Sul palco, con Ginsborg e Zagrebelsky, ci sono Sandra Bonsanti, presidente LeG e Elisabetta Rubini del consiglio di presidenza dell’associazione.”C’è la scoperta del bottom wind, quell’energia romantica di Samuel Coleridge”, che piace tanto a Bonsanti e soffia dal basso, “come i venti profondi sui movimenti nazional-patriottici dei decenni centrali dell’Ottocento”. C’è un senso di gratitudine, trstimoniato da Elisabetta Rubini, “perché Ginsborg crede che l’Italia sia salvabile, e il suo libro è un forte antidoto allo scetticismo che pervede un po’ tutti, di questi tempi”.

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Paul Ginsborg per spiegare i motivi che lo hanno spinto a scrivere Salviamo l’Italia cita una poesia di Shelley, “la poesia politica più bella dell’Ottocento”. Shelley, arrivato in Italia dopo le guerre napoleoniche, morì a Viareggio; “si potrebbe dichiarare cittadino italiano – dice Ginsborg – e anche socio onorario di Libertà e Giustizia”. “Come si reagisce davanti a chi decide di realizzare il manganello? Con il pacifismo, con la non-violenza o con la resistenza?”, chiede lo storico.

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Lasciando per un attimo l’Italia, lo sguardo di Ginsborg va all’Inghilterra dei primi dell’Ottocento e al racconto di un momento tragico di lotta spiegato dalle parole di Shelley in The masque of Anarchy, La maschera dell’anarchia, “è la reazione al massacro della classe operaia che manifestava a Peterloo nel settembre 1819. In questa sua poesia il poeta pone il problema della mitezza, ma non riesce a rispondervi”.



Percy Bysshe Shelley, The masque of Anarchy

“Stand ye calm and resolute,
Like a forest close and mute,
With folded arms and looks which are
Weapons of unvanquished war.

And if then the tyrants dare,
Let them ride among you there,
Slash, and stab, and maim and hew,
What they like, that let them do.

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With folded arms and steady eyes,
And little fear, and less surprise
Look upon them as they slay
Till their rage has died away

Then they will return with shame
To the place from which they came,
And the blood thus shed will speak
In hot blushes on their cheek.

Rise like Lions after slumber
In unvanquishable number,
Shake your chains to earth like dew
Which in sleep had fallen on you-
Ye are many — they are few”.

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“Salvare l’Italia – spiega ancora Zagrebelsky – è, nell’idea di Ginsborg, salvare la nostra idea di Italia, quella in cui proiettiamo tutto ciò che di bello, di buono e di giusto vi è secondo noi; al contrario, è sconfiggere ciò che di brutto, di cattivo e d´ingiusto vi si oppone. È dunque una battaglia. Il libro di Ginsborg è un libro combattente”.

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