Sandra Bonsanti, presidente dell’associazione «Libertà e Giustizia» è corsa giù dal Veneto per intervenire ieri alla Leopolda. E lo ha fatto perché «la scommessa è adesso. Questa prima loro tappa è andata molto bene, forse oltre le stesse aspettative. Il problema è che la politica corre: loro corrono allo stesso modo?». Dopo essere intervenuta, però, vuole riflettere meglio sul significato della tre giorni. E nella proposta Renzi e Civati c’è una parte più debole: «Il no ai governi tecnici. E non sono d’accordo con loro nel dire che la riforma della legge elettorale non sia un’emergenza».
Proprio mentre si chiudeva la tre giorni della Leopolda, Gianfranco Fini chiedeva a Berlusconi di dimettersi da premier. «Le cose trottano— commenta Bonsanti— Renzi e Civati devono fermarsi un attimo a ragionare: il Pd si dedicherà a superare questa fase, in cui il Paese sta scivolando nel burrone e forse occorre trovare soluzioni magari non ideali e che faranno storcere il naso. Non possono trasformarsi da rottamatori della classe politica a disturbatori di una fase politica delicatissima». Insomma, «la loro strada è lunga— conclude Bonsanti— non so se Renzi e Civati avranno il tempo di metter su le altre tappe promesse, o ci sarà una accelerazione per arrivare alla meta. Difficilmente il vertice del Pd potrà prescindere dalle cose dette a Firenze, da come sono state dette, così come non potrà prescindere dal successo e dalla passione di Nichi Vendola. Il Pd deve imparare ad ascoltare anche le voci che non condivide».
Leggi la testimonianza del coordinatore LeG Toscana, Alessandro Bruni