Giustizia, l´ultima mossa di Alfano un Csm sotto il controllo dei partiti

19 Ottobre 2010

Liana Milella

ROMA – Mancano poco più di due ore al plenum del Csm con il Guardasigilli Angelino Alfano, quando da via Arenula trapela un nuovo brandello della futura riforma della giustizia. E riguarda proprio palazzo dei Marescialli, o meglio quello che ne resterà in futuro, se effettivamente il ddl andrà nella direzione anticipata. Non più uno, ma due Csm, e questo si sa da tempo. Non più la sezione disciplinare dentro il Csm, ma fuori, un´Alta corte per “punire” tutte le magistrature, e pure questo è noto. Ma il colpo di grazia, che pare fatto apposta per guastare l´incontro del ministro, è l´ipotesi che sia rivoluzionata rispetto a oggi la composizione del Consiglio. La politica prenderebbe il dominio di quello che oggi è l´organo di autogoverno delle toghe. Alle quali resterebbe di poter eleggere “solo” un terzo dei componenti, mentre gli altri due verrebbero votati dalle Camere. Un forte ribaltamento, visto che oggi i magistrati contano su 16 rappresentanti, mentre il Parlamento sulla metà. Certo, il «turbinio di bozze», come lo chiama la pd Donatella Ferranti, è continuo ed la riprova «della confusione della maggioranza», ma due Csm così, uno per i giudici e uno per i pm, non avrebbero certo la forza di contrastare la politica, poiché sarebbero essi stessi una sorta di Terza Camera. Consigli da cui non verrebbero fuori, com´è successo ieri nell´attuale, i rapidi passi avanti fatti, in prima commissione, sulla pratica a tutela di Fabio De Pasquale, il pm dei processi di Berlusconi, ancora verbalmente aggredito dal suo imputato. I due relatori, il presidente della commissione Guido Calvi (laico Pd) e Roberto Rossi (Area), lavorano per chiudere la prossima settimana.
L´indiscrezione sul futuro del Csm, forse ancora ignota, non ha turbato il primo incontro tra Alfano e il nuovo Consiglio. Sarà per il duplice savoir faire, quello del ministro che punta a sminare possibili ostacoli sul cammino della sua riforma, e quello del vice presidente del Csm Michele Vietti, che da buon centrista dice quello che deve dire ma misurando i toni. Il Guardasigilli gioca in queste ore la sua più grande scommessa. Fare la riforma, senza far cadere il governo sulla giustizia. Tant´è che oggi vedrà i presidenti delle Camere, di mattina Schifani, di sera Fini. Ma è il secondo l´appuntamento più atteso, per questo preceduto da numerosi contatti tra la responsabile Giustizia di Fli Giulia Bongiorno e Alfano. Ancora niente carte, neppure nelle conversazioni tra la Bongiorno e l´avvocato Niccolò Ghedini. Siamo sempre ai principi generali. Anche se Ghedini aveva promesso ai suoi che avrebbe portato il ddl alla riunione della Consulta per la giustizia di domani, il parlamentino Pdl cui non ha mai partecipato la Bongiorno per via del ruolo istituzionale di presidente della commissione Giustizia della Camera.
Anche al Csm c´è “voglia di carte”. Per dare subito un parere, come dice Vietti ad Alfano. Pur senza nascondere un certo scetticismo, con quel «se e quando il governo disporrà di un testo». Dubbi su una riforma «brandita come arma contundente», e proposta «prima di sciogliere nodi politici ancora troppo serrati perché risulti possibile varare riforme serene ed equilibrate». Alfano è tranquillo e punta a ripristinare quel ruolo pieno da ministro che, come dice ormai da due anni, «l´articolo 105 della Costituzione gli affida». Al Csm i togati sono convinti che sia ben altra la riforma che serve, «interventi concreti sull´organizzazione» come chiede Vittorio Borraccetti (Area), non certo lo sganciamento della polizia giudiziaria dal pm (Calvi), ma una nuova geografia degli uffici giudiziari e la possibilità di usare i giovani nelle procure (Vietti), un´iniezione di magistrati per sanare il buco negli uffici e il prossimo prepensionamento di 350 toghe. Alfano li delude, promette un concorso per 350 magistrati «che, se va bene, arriveranno tra tre-quattro anni» chiosano i togati. Ma prevale la voglia di non scontrarsi, come sul prossimo ddl per azzerare l´arretrato civile, Alfano lo preannuncia, ma chiede il parere del Csm. Loro plaudono. Restano i dubbi sugli accessi informatici chiesti da via Arenula e denunciati dall´Espresso: attacco «pretestuoso» per il Guardasigilli, ma Vietti chiede «grande attenzione».

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