Caso Brancher, atto secondo. Con le dimissioni-lampo del ministro-fantasma, s’è chiuso in qualche modo il caso giudiziario innescato dalla sua improvvida nomina e dal suo ancor più improvvido ricorso al legittimo impedimento.
Un ricorso voluto nel vano tentativo di sottrarsi al verdetto della magistratura. Ma contemporaneamente si riapre ora il caso politico di un ministro ad interim dello Sviluppo economico, vacante ormai da oltre tre mesi, interpretato dal presidente del Consiglio in prima persona con la disinvoltura di un attore-regista che scrive il copione e recita due parti in commedia. E per di più, in pieno conflitto di interessi, a mezzo servizio tra il governo e la sua azienda privata.