È persino difficile dire se la confusione, fra ruoli politici e ruoli istituzionali, regni sovrana. Per Berlusconi, che non riconosce l’esistenza né degli uni (lui non è un politico, ma un impresario) né degli altri (delle istituzioni non ha la minima idea), tutto è personale, qualche volta, poche, però, è anche privato. Lui è un ultra sessantottino: “il personale è politico”. Dunque, viene molto disturbato quando gli fanno notare che i ministri e i sottosegretari non debbono farsi gli affari loro, cosa di cui è accusato persino il presidente del Consiglio (ma, insomma, loro non sono mica al suo livello), esistendo, già dai Romani (no, non quelli di “Roma ladrona”), qualcosa che si chiama res publica, la cosa pubblica, alla protezione e promozione della quale è dovere degli eletti provvedere. La sfida di Fini non è soltanto sulle regole del gioco e sul rispetto delle istituzioni.
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